21 Aprile 2017
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Dalla leggenda all’interiorità. Recensione di “Diana & Lady D” al Teatro Alessandrino
ALESSANDRIA – E’ un tempo circolare che tutto condensa quello in cui si svolge “Diana & Lady D”, scritto e diretto da Vincenzo Incenzo e prodotto da Engage, presentato giovedì 20 aprile al Teatro Alessandrino, ultimo appuntamento della stagione, premiato dai molti applausi del numeroso pubblico in sala.
In scena Serena Autieri recita, canta e prende parte alle belle coreografie di Bill Goodson, danzate da sei ballerine che danno forma ad un mondo fatato e, al contempo, soffocante.
La vicenda di Lady D è risaputa, se ne è scritto e detto molto, perciò fare un musical interpretato da un’unica protagonista e riproporre una storia già tante volte trattata è stata decisamente una sfida alla banalità. Tutto inizia come una favola, con uno scenario incantato che lascia posto alla cronaca dell’incidente d’auto del 31 agosto ’97. Diana si affretta perché Dodi la aspetta e così fa anche nel finale, quando il rumore di una frenata chiude una vita che appare mai appagata. “Amore sincerità e leggerezza” sono un desiderio irrealizzato. Serena Autieri passa attraverso l’infanzia arida di affetto di Diana, l’amore per Carlo, l’entusiasmo spezzato dall’ombra di Camilla e la vita patinata della principessa glamour, dai tanti amori e dal tanto successo mediatico. La sua Diana è fragile, ha crolli psicologici che si traducono in bulimia e abuso di alcool. Si scontra con Lady D, un lato della sua personalità che pretende da lei la perfezione. Il non perdonarsi e l’accusarsi di non adeguatezza è il motivo centrale di frustrazione, in una vita accecata dai lampi dei fotografi (ben resi dalle luci di A J Weissbard) e caratterizzata dal senso di prigionia. Non a caso ritornano le sbarre e, su un ledwall, su cui immagini ad altissima definizione paiono concrete, il volo di gabbiani diventa una rete.
L’interpretazione è emozionante, Serena Autieri regge bene una prova attoriale intensa e dà voce alle contraddizioni interiori di una donna che mai si è sentita libera. Le canzoni da lei ben interpretate sono toccanti e famose (The sound of silence, Bohemian rhapsody ,adattata in italiano, Wonderful life, Candle in the wind…), alternate ad altre originali composte dallo stesso Incenzo con il musicista Francesco Arpino.
L’impressione è quella di un lavoro importante, ben documentato e ottimamente reso dal punto di vista recitativo, musicale e coreografico, in un insieme che regala bellezza e stupore. Notevoli alcune trovate scenografiche (le scenografie sono di un maestro come Gianni Quaranta e sono veramente di grande effetto) come il parto, sofferto oltre che fisicamente anche psicologicamente, su una seduta di spine con i rami che, nella proiezione che si sovrappone all’immagine reale, si coprono di fiori.
Meno riuscito l’intento dichiarato nello spettacolo di identificare, nella lotta per la libertà della protagonista, il destino di molte donne. La bolla magica di bellezza, fragilità e dolore incanta, ma sembra appartenere solo alla principessa triste, come il tempo breve di una candela al vento.
Uno spettacolo meritevole, che coniuga atmosfere fantastiche e intenso scavo interiore. Decisamente un successo al Teatro Alessandrino.