30 Giugno 2017
10:01
Tra ragione, stupore e naturale disordine. Recensione di “La conquista della felicità” in prima nazionale ad Asti Teatro
ASTI – Un Festival teatrale crea proposta e ricchezza quando promuove la novità. Asti Teatro 39, diretto da Emiliano Bronzino e in corso fino al 2 luglio, ha fatto delle prime nazionali una ragione d’essere e per questo merita l’attenzione dei grandi eventi.
Giovedì 29 giugno, alla Cascina del Racconto, in prima nazionale, TrentoSpettacoli ha presentato “La conquista della felicità”, scritto e diretto da Maura Pettorruso. Il monologo, interpretato da Stefano Pietro Detassis, è impegnativo e incentrato su una delle menti più illuminate del xx secolo, il filosofo e matematico Bertand Russell, premio Nobel per la letteratura e, tra l’altro, autore del saggio che dà il titolo allo spettacolo.
Detassis è un Russell anziano, che su un lembo in salita di terra (una scenografia efficace e simbolica di Maria Paola di Francesco) mescola teorie filosofiche, ricordi di vita e di amori, idee libertarie e dubbi. Alla base di ogni riflessione, la mancanza di ordine della natura, che tende alla distruzione. La ragione si prodiga per produrre il massimo di felicità, il disordine causa l’effetto contrario. La zolla di terra è una collina arida dalla quale può germogliare un fiore, è la terra alla quale il protagonista sente di dover tornare, è una piattaforma scoscesa sulla quale è difficile stare in equilibrio, come è difficile mantenere un ordine mentale di fronte al disordine imperante. Lo sguardo del protagonista è stupito di fronte alla degenerazione distruttiva del pensiero che induce alla guerra e alla sottomissione a leggi che ostacolano le libertà civili. Le sue movenze di anziano contrastano con l’espressione estatica con cui contempla Cassiopea, una palla illuminata che fa da contraltare ad un sasso luminoso che funge da appoggio e anche da prefigurazione di una pietra tombale. Perfezione celeste e tendenza ideale, in contrasto con le guerre e le brutture della storia del secolo scorso, con i moralismi che condannano all’infelicità e con tutto ciò che contrasta con la libertà di pensiero e azione.
Uno spettacolo dai tanti contenuti sincretizzati, tenuti insieme dalla lucidità del pensiero, ben interpretato da Stefano Pietro Detassis, che percorre in modo efficace, a ritroso, la vita del filosofo, incarnandone i moti dell’animo, i desideri del corpo e la capacità di astrazione logica. La filosofia non si dissocia dalla vita e neppure dai suoi aspetti meno accettabili, come le tante amanti e i tanti tradimenti. Emerge una chiarezza che in nome delle domande e non delle certezze apre alla speranza della ragione, via di dialogo e di pace, basi fondanti della felicità. “Tutto dipende da ciò che vogliamo credere” , la razionalità che si oppone alle posizioni fideistiche si sposa con la semplicità e la limpidezza.
E’ per queste sorprese inedite e per l’alta qualità in generale che Asti Teatro, che durerà sino al 2 luglio, è tutto da scoprire.