9 Novembre 2017
05:51
Aso-Asl unite: maggioranza e M5S danno alla Giunta due mesi di tempo
REGIONE – Un importante passo avanti per l’accorpamento tra Asl e Azienda Ospedaliera. Martedì il consiglio regionale ha approvato l’atto di indirizzo che impegna la Giunta Chiamparino a presentare entro due mesi la proposta di deliberazione di un’azienda unica. Il documento è passato grazie ai voti della maggioranza e del Movimento 5 Stelle.
“I tentativi compiuti negli anni per mettere in rete tutti i presidi sanitari alessandrini con l’obiettivo di razionalizzare, qualificare e potenziare l’offerta non hanno prodotto risultati soddisfacenti” ha sottolineato il presidente della Commissione Sanità Domenico Ravetti “la cooperazione tra Asl e Aso è sempre stata debole. A parlare sono i dati prodotti dalle Aziende stesse sui risultati di esercizio del primo semestre 2017: la Asl di Alessandria ha un deficit di 11,4 milioni di euro, recuperabile, è vero, ma è la peggiore performance tra le Asl di Piemonte 2; stesso discorso per l’Aso, che perde 6,4 milioni. Inoltre abbiamo la maglia nera sulla mobilità passiva, numeri impressionanti prodotto della politica del passato che dicono che per diverse patologie gli alessandrini vanno a curarsi altrove.”
“Siamo arrivati ad un punto in cui la discussione sulla creazione di un’unica azienda non è più procrastinabile. Una decisione poco utile per la politica ma molto utile per gli interessi dei cittadini. Accorpare non significa ridurre le strutture e le prestazioni, non lo faremo, ma al contrario migliorarne l’offerta. E non ci saranno neppure tagli alle risorse: la futura azienda unica avrà infatti a disposizione la somma delle risorse del fondo sanitario regionale assegnato alle attuali aziende. Quindi anche sui contratti tutti possono dormire sonni tranquilli. Il nostro obiettivo è garantire l’integrazione in rete di tutti i presidi ospedalieri – conclude il consigliere Ravetti – e di questi con il territorio, per una presa in carico omogenea dei pazienti per le post-acuzie e per favorire un’offerta di assistenza territoriale integrata con l’assistenza socio-assistenziale. Ripeto, il solo interesse è la salute dei cittadini, vogliamo rafforzare i servizi della sanità pubblica, non indebolirli. Possiamo e dobbiamo migliorare ciò che abbiamo ora a disposizione. Sono dispiaciuto per le posizioni di una parte della destra; non le giudico, ma sanno tanto di poco elegante campagna elettorale.”
Il consigliere di Articolo 1 Mdp Valter Ottria ha sottolineato che il documento rappresenta “un tentativo di correggere alcune storture presenti nella delibera sull’adeguamento della rete ospedaliera dal momento che è finalizzato alla necessità di garantire sempre più parità di servizi per i cittadini.”
“Sono favorevole a questa fusione da tempi non sospetti, dal 2015, quando il dibattito si concentrava sulla delibera 1-600 di riordino della rete ospedaliera” ha sottolineato il consigliere pentastellato Paolo Mighetti “Uno dei limiti principali era voler riorganizzare i servizi su base di “quadranti” (nel nostro caso Asti ed Alessandria) ma attraverso diverse aziende sanitarie i cui direttori avevano come primo compito quello di far quadrare i propri conti. Per questo motivo, ancora oggi, non c’è ragione di credere che un dirigente sia particolarmente predisposto a pagare altre aziende per far curare i propri malati. Nel 2015 avevamo previsto quanto avvenuto l’anno successivo. Infatti, dopo il declassamento dell’ospedale di Acqui Terme, i pazienti della Valbormida hanno iniziato ad essere smistati ad Asti, Novi e Casale invece di approdare nel DEA più vicino di Alessandria. La motivazione è quella di utilizzare le proprie strutture e di non mettere in crisi una già intasata come l’ospedale alessandrino. Ma a questo punto il concetto di avere ospedali più o meno capaci di trattare i vari gradi di emergenze diventa un vero e proprio miraggio. Allo stesso modo l’HUB alessandrino sembra destinato, in questo panorama, a gestire tutto: dalla grande emergenza all’intervento di routine. In questo modo i cittadini dell’alessandrino si dividono tra i condannati al pendolarismo sanitario ed ai predestinati alla perenne attesa. Per questo e non per altro oscuro motivo siamo favorevoli all’accorpamento. Per far sì insomma che un unico direttore di azienda sanitaria possa ottimizzare le emergenze più gravi nell’ospedale attrezzato più vicino e gli interventi di routine utilizzando anche gli ospedali minori.”
“La mozione del Partito Democratico che prevede una Asl unica per Alessandria è una proposta irricevibile nel merito e nel metodo” ha invece sostenuto Massimo Berutti, consigliere regionale di Forza Italia. “Su un’operazione da un miliardo di euro né l’assessore al Bilancio né l’assessore alla Sanità sono intervenuti, un silenzio strano. Il secondo risultato anomalo di questa votazione è stato che il M5S ha visto il suo già storico rappresentante Bono e il consigliere Campo non prendere parte al voto in disaccordo con uno dei firmatari dell’opposizione l’Acquese alessandrino Mighetti. A prescindere da queste annotazioni certamente quello a cui abbiamo assistito non è altro che un colpo di mano il quale fa male al territorio alessandrino e più in generale al Piemonte”.
E proprio a proposito delle ultime considerazioni del consigliere azzurro Berutti il rappresentante del Movimento 5 Stelle Paolo Mighetti ha replicato così: “Gli attacchi di esponenti di Forza Italia e limitrofi sulla mia posizione sono più personali che politici. I cavalieri azzurri nostrani hanno iniziato a buttarla sul benaltrismo dicendo che l’accorpamento non risolve i problemi. Non vorrei che tale presa di posizione sia invece una strenua difesa di un complesso gerarchico di poltrone e poltroncine utili a generare consenso. È un caso che solo alcuni anni fa, quando iniziava l’opera di decapitazione della sanità provinciale sotto la regia del forzista Ugo Cavallera, i primi cittadini azzurri di Acqui Terme (Bertero) e Tortona (Berutti) fecero un’opposizione flebile e di facciata? Non pensarono neanche lontanamente di presentare ricorso al TAR, ora invece guidano una protesta urlata ma con pochi contenuti. I cittadini possono comprendere quanto è accaduto e valutare se preferiscono ottimizzare i servizi sanitari o continuare a pagare doppioni di stipendi a 6 cifre.”