25 Ottobre 2013
00:00
La risposta del sindaco di Casale Palazzetti ai manifesti del centrodestra
Il piatto unico recentemente introdotto dalla ditta Aristor nelle mense scolastiche di Alessandria e Valenza sembra essere un boccone difficile da mandare giù. A non gradirlo, come spiegato in una nota stampa dall’assessore valenzano, Vanna Rivolta, sono ad esempio i bambini della città dell’oro. Il piatto unico, nel 50% dei casi, non è stato consumato o avanzato in gran parte. Analizzati i risultati delle schede di gradimento, l’amministrazione valenzana ha così deciso di dire ‘no’ al piatto unico e chiedere la reintroduzione ad Aristor di menù tradizionali che dovrebbero tornare nei refettori valenzani già dal prossimo 4 novembre.
Sulla questione del piatto unico nelle mense scolastiche è intervenuta però anche l’amministrazione di Alessandria. L’assessore Maria Teresa Gotta ha definito le polemiche degli ultimi giorni “polpette“, anzi “carote avvelenate dai soliti noti“. L’amministrazione, ha spiegato, è determinata a ridurre i costi del servizio, “ma senza sacrificare in alcun modo la qualità“. Palazzo Rosso avrebbe verificato le segnalazioni giunte, intensificato i controlli e richiesto un confronto con Aristor per avere ulteriori garanzie sul servizio. Le polemiche degli ultimi giorni, secondo l’assessore Gotta, sarebbero però il frutto di semplici “strumentalizzazioni politiche”. L’assessore, ha concluso, a inizio novembre visiterà comunque le scuole alessandrine per ascoltare insegnanti e genitori e cercare una soluzione condivisa.
Di seguito il comunicato inviato dall’assessore ai Servizi Educativi del Comune di Valenza, Vanna Rivolta.
“Mercoledì 23 Ottobre l’Assessore ai Servizi Educativi Vanna Rivolta, ha convocato un incontro urgente con i responsabili del servizio di ristorazione scolastica della ditta Aristor, per discutere sulle problematiche riscontrate circa l’introduzione del “piatto unico” nel menù invernale.
Pur condividendo la teoria che sia giusto stimolare i bambini all’educazione alimentare dando l’opportunità di ampliare le loro conoscenze alimentari – ha spiegato l’assessore -ritengo che il criterio con cui questa esperienza è stata proposta, non abbia ottenuto il risultato sperato. Infatti , sin dal primo giorno di somministrazione del piatto unico sono state consegnate delle schede valutative per monitorare il gradimento dei bambini e l’effettivo consumo dello stesso che nel 50% circa dei casi non è stato consumato o avanzato in gran parte.
Purtroppo la problematica nasce proprio dal fatto che trattandosi di piatti unici con tutti i componenti per fornire il giusto apporto calorico e nutrizionale assemblato in un’unica soluzione, se al bambino non è gradito, si corre il rischio di lasciarlo tutto il giorno senza cibo ma solo con l’assunzione di verdura e frutta, sempre che questa sia apprezzata. Oltre a questo rischio, si unisce anche la possibilità che alcuni genitori forniscano i propri figli, di alimenti confezionati a casa e poi portati a scuola, compromettendo i requisiti igienico-sanitari. Altra problematica che è sorta, è quella della volontà da parte di alcuni genitori di ritirare i bambini dalla mensa nei giorni in cui viene somministrato il piatto unico. In virtù del fatto che per le classi a tempo pieno è previsto l’obbligo di fermarsi a mensa, di fatto, i bambini che rientrano in questa tipologia, perderebbero l’acquisizione del monte ore previsto.
Dopo un lungo e proficuo confronto, Aristor, si attiverà da subito per elaborare i nuovi menù tradizionali che andranno a sostituire quelli dell’attuale “piatto unico” e ricevuto il benestare in tal senso dagli uffici competenti dell’Asl, rientreranno a far parte del menù invernale, presumibilmente già dal 4 di Novembre.”
Qui sotto, invece, il comunicato inviato dall’assessore ai Servizi educati del Comune di Alessandria, Maria Teresa Gotta.
“In merito alle polemiche sulla questione del piatto unico nelle mense scolastiche, sento il dovere di precisare alcuni punti oggetto di grande confusione e, per restare nel tema, di alcune polpette, anzi carote “avvelenate”, da parte dei soliti noti.
Tra i compiti dell’amministratore c’è quello di governare le criticità e cercare di fare chiarezza, separando nettamente le strumentalizzazioni politiche dalle legittime domande degli utenti dei servizi comunali.
Ecco perché mi rivolgo direttamente ai genitori dei bimbi e ragazzi che usufruiscono del servizio di mensa scolastica. Un servizio da sempre oggetto di osservazioni e attenzioni molto elevate. Proprio in queste settimane infuriano polemiche anche in altre città, a partire da Torino, in quanto le risorse sempre più limitate e le difficoltà organizzative “cozzano” con un aspetto essenziale della crescita e della qualità di vita dei nostri figli.
Parliamo di bimbi e ragazzi con abitudini familiari diverse che si trovano a condividere un momento conviviale della giornata con coetanei e insegnanti. Già, perché anche il momento della mensa è educativo, secondo i principi fondanti del “tempo pieno” come modello pedagogico. Ed allora: perché non mettere in pratica questi principi? Perché, per un consumo più consapevole, non promuovere un lavoro condiviso fra Comune, ASL, Azienda, genitori e ragazzi?
Dunque a noi spetta il compito di compiere le scelte amministrative, come quella, ad esempio, di introdurre il piatto unico alternato al menu tradizionale, e definire le linee programmatiche di erogazione del servizio che l’azienda di ristorazione, l’Aristor, deve mettere in pratica nel miglior modo possibile. E qui veniamo ai doveri in capo all’azienda: i bambini devono ricevere i piatti necessariamente caldi, con un’adeguata quantità e qualità di principi nutritivi, con la garanzia dell’ASL, che c’è e c’è sempre stata anche nelle scorse settimane!
Si sono verificati dei problemi sulla “congruità” del piatto unico e del servizio offerto dall’azienda?
Ebbene, abbiamo subito verificato le segnalazioni giunte, intensificato i controlli e richiesto un ulteriore confronto con Aristor da cui pretendiamo garanzie sul servizio in base a quanto stabilito nel programma. Questo è ciò che deve fare e che ha fatto l’amministrazione con l’azienda. Poi, però, intendo accompagnare l’attività istituzionale con un mio impegno diretto, proprio come ho già fatto nella prima parte dell’anno scolastico con gli Asili Nido: ho programmato per l’inizio di Novembre una serie di visite nelle scuole per approfondire alcuni aspetti, ascoltare insegnanti e genitori e dialogare alla ricerca di soluzioni condivise.
Ribadendo, però, fin da ora la strada da cui non intendiamo tornare indietro: ridurre i costi del modello organizzativo del servizio, evitando ogni tipo di spreco ma senza sacrificare in alcun modo la qualità. Non occorre dimenticare, infatti, che l’attuale riorganizzazione è step fondamentale per potere ridurre le tariffe non appena le norme sul dissesto lo consentiranno.
Ascolto, dialogo e assunzione di responsabilità sono la cifra del mio modo di agire. Lascio ad altri il pericoloso gioco di ricondurre sempre tutto alla speculazione politica. Ricordando loro che le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte”.