Autore Redazione
giovedì
6 Febbraio 2014
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Politica - Valenza

L’arte valenzana su Google: ‘canto del cigno o sfida?’

L’arte valenzana su Google: ‘canto del cigno o sfida?’

Le eccellenze dell’artigianato italiano sono da qualche tempo in mostra nella galleria virtuale “Made in Italy” (qui il link), promossa dal Google Cultural Institute in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole e Unioncamere. Google ha infatti deciso di investire sul Belpaese e rendere digitali i prodotti italiani più famosi. Tra le immagini e le schede dedicate alla storia del Parmigiano Reggiano, del merletto di Ascoli Piceno o della liuteria di Cremona, nella galleria virtuale di Google spicca anche la gioielleria valenzana. Una scheda curata dalla Camera di Commercio di Alessandria che attraverso una carrellata di immagini commentate porta nel mondo l’ antica tradizione manifatturiera della città dell’oro. Una storia nata nel 1817, ha ricordato Michele Fontefrancesco, antropologo e docente dell’Università di Torino e presso l’università di scienze gastronomiche, autore di articoli e volumi sull’economia valenzana. Vero protagonista della storia narrata dalle immagini presenti sulla pagina Gogogle, ha spiegato,  è l’orefice “artigiano e fabbro” che con le sue mani traccia “un racconto imbastito sulla retorica dell’artigianalità, della piccola azienda, dello studio e della creatività, del ‘piccolo e bello’ . Una storia fotografica, ha sottolineato, che immortala “lo splendore di un’arte, tacendo, quasi negando il ruolo della tecnologia, della ricerca e dello sviluppo“. Ancor più in ombra, secondo Fontefrancesco, è però la recessione che vive Valenza, con la morte di centinaia di piccole imprese e il lento percorso di ristrutturazione del distretto “che oggi più che mai sembra presagire un futuro in cui la fitta rete di micro imprese che caratterizzò gli ultimi trent’anni del Novecento avrà lasciato spazio a grandi stabilimenti di aziende internazionali“. Un futuro sempre orafo, ha aggiunto, “ma di un’altra oreficeria, di un’altra imprenditoria“. Se da un lato, per Michele Fontefrancesco, la scheda di “Made in Italy” potrebbe essere vista come “il canto del cigno di un mondo che fu” dall’altra può e soprattutto deve essere “una sfida per la città, per riappropriarsi di un futuro“. Una sfida che secondo Michele Fontefrancesco deve partire da un dato: il valore dell’artigianato e di quegli orafi di cui spesso non si conoscono nomi o volti, celati dai “brand internazionali per cui Valenza ha lavorato ed ancora lavora“. Il progetto “Made in Italy” , per Fontefrancesco può essere letto “come un invito alla riscossa” che Valenza non può non ascoltare. Soprattutto, ha aggiunto, alla luce “dell’enfasi data al tema dell’occupazione, dell’imprenditoria giovanile e della ricerca e sviluppo nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014-20”. “Se durante la fase di consultazione pubblica sul Documento Strategico Unitario per la programmazione dei fondi europei a finalità strutturale 2014-2020 è stata solo la voce di alcuni privati cittadini a porre l’attenzione su Valenza e i bisogni della sua imprenditori – ha concluso Fontefrancesco – oggi e nei prossimi sette anni il dibattito e la proposta dovrà tassativamente allargarsi per non perdere anche questa preziosa opportunità”.

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