Autore Redazione
martedì
17 Luglio 2018
08:43
Condividi
Politica - Alessandria

“Fusione Aral-Amag non indispensabile ma opportuna”: preconcordato pronto

Così Stefano Bina, consulente della partecipata, nell'ultima commissione. Stasera tocca al Consiglio Comunale dare l'ok. Entro venerdì sarà presentata la domanda di preconcordato
“Fusione Aral-Amag non indispensabile ma opportuna”: preconcordato pronto

ALESSANDRIA – Ritmi serrati per il salvataggio dell’azienda di smaltimento rifiuti Aral di Alessandria. Dopo il passaggio nelle Commissioni Bilancio e Ambiente avvenuto ieri mattina, stasera toccherà al Consiglio Comunale approvare l’atto di indirizzo che inviti Amag a valutare l’ipotesi di fusione per incorporazione tra Amag Ambiente e la stessa Aral. Lunedì le opposizioni Pd, Insieme per Rossa e Movimento 5 Stelle si sono astenuti. Mercoledì poi, il piano di risanamento frutto dell’accordo tra l’amministrazione e i tre creditori Koster, Solero Scarl e EuroImpresa, disposti ad aspettare fino al 2021, sarà sottoposto all’assemblea dei soci di Aral. Il giorno dopo, o al massimo venerdì sarà presentata in Tribunale la domanda di preconcordato in continuità.

Questo atto congelerà tutti i pignoramenti e Aral potrà così ripartire. “In questa fase sarà Aral dovrà garantire la semplice gestione ordinaria” ha sottolineato l’assessore all’Ambiente Paolo Borasio “entro il 27 ottobre occorrerà realizzare la prima delle due vasche a Solero. Nel frattempo le tre imprese creditrici hanno assicurato ad Aral le stesse condizioni contrattuali per lo svolgimento dei servizi già garantiti in passato”.

Koster, Solero Scarl e EuroImpresa nomineranno poi un direttore tecnico di loro fiducia che controlli e monitori l’operato della partecipata. Su questo punto l’amministrazione ha infatti deciso di non assecondare la prima richiesta dei tre creditori, intenzionati a essere rappresentanti anche nel consiglio di amministrazione. Ma così non è stato.

Tra chi aveva pignorato i conti di Aral c’erano anche i Comuni di Solero e Quargnento. Con i due enti l’accordo prevede il pagamento di una parte della somma dovuta, circa 570 mila euro, mentre il restante milione e mezzo sarà recuperato nel tempo. Aral continuerà a servire i due Comuni ma senza più percepire introiti fino a quando il debito non sarà ripianato.

Lo scenario finale, ha spiegato Borasio, sarà la cessione del 49% di Aral-Amag Ambiente a un nuovo socio, in grado di finanziare un aumento di capitali. “Ci aspettano anni intensi, con tante sfide da vincere” ha concluso l’assessore un porta a porta spinto, per arrivare al 70% di raccolta differenziata. Noi crediamo che la soluzione di una filiera dei rifiuti unita possa essere quella giusta. Per questo chiedo a tutti i consiglieri un percorso condiviso e la maggior costruttività possibile”.

“Manca il parere del Consorzio Rifiuti” ha invece sottolineato Giorgio Abonante, del Partito Democratico “ricordo infatti che il contratto di servizio tra lo stesso consorzio e Amag Ambiente dura fino al 2020 e prevede solo la raccolta e non anche il trattamento e smaltimento. Ad oggi non sappiamo se il Consorzio concordi o no con la possibile unificazione della filiera”.

In tutti i commissari di ogni parte politica, poi, è emersa la curiosità di ascoltare il parere di Amag. Assente l’amministratore delegato di tutto il gruppo Mauro Bressan, a prendere la parola è stato l’amministratore unico di Amag Ambiente Fiorenzo Borlasta che, già nelle sue prime battute, ha spiazzato l’opposizione. “Anche io come i consiglieri comunali ho ricevuto la bozza del piano di risanamento di Aral solo lo scorso venerdì. Quello che però posso dire è che siamo disposti a svolgere un ruolo attivo per il salvataggio della partecipata, posto che questo non metta a rischio la nostra attività. Siamo interessati a condurre in porto questa operazione e ottenere così vantaggi reciproci. Nei prossimi mesi saranno effettuati degli approfondimenti per arrivare così a una soluzione condivisa”.

Perplesso il consigliere Abonante: “Questo piano di risanamento chiama direttamente in causa Amag Ambiente e il fatto che l’amministratore unico Borlasta abbia detto che lo ha visionato solo venerdì scorso ci stupisce non poco. Ricordo che, a proposito dell’ipotesi di affitto di ramo d’azienda, Amag aveva parlato di criticità di natura giuridica e economica. Ora va tutto bene? La fusione per incorporazione, però, rappresenta un percorso ancora più delicato”.

“Ricordo che nel piano di risanamento di Aral si certifica la sostenibilità economica dell’azienda” ha ribattuto l’assessore BorasioAral starebbe in piedi anche da sola. Il 20 luglio è poi prevista l’udienza in Tribunale e quindi tutti questi passaggi burocratici devono essere fatti per forza prima. Nei prossimi mesi Amag avrà tutto il tempo per valutare la fattibilità dell’operazione, con tutti gli approfondimenti del caso”.

Sempre a proposito del ruolo di Amag si è concentrato l’intervento dell’altro consigliere di opposizione Marica Barrera, del gruppo Insieme per Rossa: “Nel piano risanamento non si parla solo di fusione per incorporazione ma anche di “altre ipotesi di coinvolgimento di Amag”. Vogliamo chiarezza su questo. Ci aspettiamo da Amag un dettagliato piano industriale”.

Presente alle due Commissioni congiunte anche l’ingegner Stefano Bina, il consulente di Aral che ha curato il piano di risanamento: “Non si può negare che unificare la filiera rifiuti porterà dei benefici. La fusione con Amag non è indispensabile ma è certamente opportuna. Ricordo che il nostro obiettivo è trovare una soluzione che eviti il fallimento di Aral senza aumentare la tassa rifiuti e senza costruire nuovi impianti”.

Insomma, la strada è tracciata ma bisognerà percorrerla senza troppi indugi. In ballo, infatti, c’è uno dei servizi indispensabili come lo smaltimento rifiuti, insieme ai 33 posti di lavoro ma non solo. “Il fallimento di Aral potrebbe infatti dare origine a un danno ambientale, vista la presenza di discariche esaurite” ha ricordato il ragioniere capo Antonello Zacconequalora si verificasse questa eventualità le responsabilità ricadrebbero proprio sul Comune, proprietario della società fallita”.

Condividi