Autore Redazione
venerdì
21 Febbraio 2014
00:00
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Politica - Alessandria

Salgono a 56.000 i lavoratori della provincia travolti dalla crisi

Salgono a 56.000 i lavoratori della provincia travolti dalla crisi

Un territorio “martoriato” che non è stato capace di fare gioco di squadra e affrontare “unito” la crisi economica. E’ questa l’amara analisi del Segretario Cgil, Silvana Tiberti, agli ultimi dati sulla situazione occupazionale in provincia. I numeri oggi raccontano di 56.000 lavoratori travolti dalla crisi, 16.000 in più rispetto al 2008. Un dato che racchiude non solo i lavoratori alle prese con gli ammortizzatori sociali, ma anche i 38.000 disoccupati stimati dalla Camera del lavoro. Dall’inizio della crisi, la provincia, anno dopo anno, ha perso sempre più terreno e oggi affonda schiacciata dalla carenza di liquidità. Mentre le aziende continuano a denunciare nuove strette sul credito bancario, i lavoratori sono alle prese con i ritardi nel pagamento degli stipendi. “In molti casi la buste paga non arriva neppure” ha sottolineato il segretario Cgil, ricordando i 200 casi di “dimissioni per giusta causa” seguiti durante lo scorso anno. Un fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio come dimostra anche l’aumento del 30% dei decreti ingiuntivi per crediti da lavoro. “Solo nel Tribunale di Alessandria sfioriamo i mille casi” ha chiosato Silvana Tiberti. Se il pubblico si “finanzia attraverso i lavoratori”, esternalizzando i servizi “senza poi pagare i fornitori”, il privato “tiene solo grazie all’export” ha aggiunto il segretario provinciale. Chi non riesce a sfondare le porte dei mercati esteri, alla fine, è però obbligato a gettare la spugna. Costretti ad abbassare le saracinesche sono ad esempio i piccoli negozi. Anche la grande distribuzione, però, arranca. “In provincia continuano a chiudere supermercati. E’ vero che poco dopo, nello stesso posto, magari arriva una nuova catena, ma in questo ricambio i lavoratori nella maggior parte dei casi perdono gli scatti di anzianità e devono ricominciare da zero”. Continue chiusure di aziende e attività più o meno grandi che, secondo il segretario Cgil, spiegherebbero anche il calo di ore di cassa integrazione registrato nell’ultimo periodo. “Un’azienda ‘morta’ di certo non chiede ammortizzatori sociali”. Quello degli ammortizzatori, ha spiegato la Camera del Lavoro, è infatti diventato ormai “un sistema di vasi comunicanti”. Finita la possibilità di accesso a uno, si passa a un altro e poi, esaurita anche la cassa integrazione in deroga si passa alla disoccupazione, con 2000 domande presentate nel 2013 solo dal patronato Inca Cgil. Nel settore artigiano, ha invece denunciato il Segretario Cgil, finita la cassa in deroga si utilizza sempre più spesso “la sospensione”. Il lavoratore “mantiene il posto” ha spiegato Silvana Tiberti, ma percepisce il 40% dello stipendio, anziché il 60% e, soprattutto, “non ha alcuna copertura previdenziale”. Uno scenario che conferma la recessione del mercato del lavoro. Nel 2013 le assunzioni sono calate del 13% rispetto all’anno precedente e dal 2008 la provincia ha perso complessivamente 20.885 contratti a tempo indeterminato. Di questi, ha spiegato il segretario Cgil, 10.000 si sono poi trasformati in contratti a tempo determinato, ma l’alessandrino ha comunque perso “il lavoro più sicuro”. “Chi riesce a ‘mettere una pezza’ con un lavoro precario perde comunque fiducia nel futuro e riduce di conseguenza anche la sua propensione a spendere”. “Senza soldi, però, l’economia non può riprendersi” ha rimarcato Silvana Tiberti. “In provincia ognuno pensa per sé. Vorrei però che questi dati spingessero l’alessandrino a riflettere e soprattutto a cercare delle soluzioni coordinate. Il territorio fino ad oggi non ha saputo rispondere alla crisi. Questo, però, vuole anche dire che la provincia ha ancora tutte le carte nel mazzo. Ora, però, dobbiamo cominciare a giocarci tutte le nostre chance”.

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