7 Settembre 2018
07:00
Mense: commissione di fuoco in Comune. Scontro totale Giunta-sindacati
ALESSANDRIA – Due fronti opposti e inconciliabili. Il muro contro muro tra amministrazione di Alessandria e sindacati sul servizio di refezione scolastica si è materializzato giovedì pomeriggio, nell’ultima Commissione Cultura e Istruzione. Da una parta tutta la giunta Cuttica schierata, dal sindaco agli assessori a fianco della collega Silvia Straneo, a dimostrare una unità di intenti che, nel corso dell’infuocato dibattito, ha però vacillato. Dall’altra i sindacati, decisi a far valere le ragioni dei 112 lavoratori, presenti sul loggione e più di una volta richiamati all’ordine dalla presidente Oneto. Nei momenti di massima tensione sono anche volate parole grosse, con un pesante insulto all’assessore Straneo da parte di una dipendente.
Dal mancato accordo certificato martedì sera all’Ispettorato del Lavoro le posizioni delle parti sono rimaste distanti anni luce. “Non parliamo lo stesso linguaggio” ha sottolineato l’assessore Straneo che, dopo una lunga premessa sulle fonti giuridiche sulle quali si è appoggiato il bando, ha sottolineato che la legge parla di “assunzioni in via prioritaria dei lavoratori dell’appalto precedente ma non della loro totalità. Il Codice degli Appalti bilancia il diritto al lavoro col diritto dell’imprenditore a predisporre la propria organizzazione. Aristor si basava su organizzazioni cristallizzate nel tempo, datate di vent’anni. Oggi ci sono modelli diversi”.
Il membro della Giunta Cuttica si è poi rivolto ai sindacati, quasi sfidandoli e suscitando più di una protesta dal loggione, placata a fatica: “Non riesco a capire la vostra ostinazione. Se non si è aderenti alla realtà non si fanno gli interessi dei lavoratori, questo fa capire la perdita di un milione di tessere negli ultimi quattro anni. Durante la trattativa non è emersa una vostra controproposta. Ora siate responsabili“.
“Ci siamo appellati al contratto nazionale per la riassunzione di tutti i dipendenti alle stesse condizioni e i contratti nazionali non vanno mai in contrasto con la legge” ha replicato stizzita Maura Settimo, della Uiltucs “Ricordo che il bando era partito con una base d’asta tagliata di 500 mila euro. L’accettare il meno peggio non è una condizione. I lavoratori devono vedere rispettati i loro diritti. In questo modo saranno costretti a scegliere una condizione peggiore, scendendo a compromessi”.
Restano, poi, tra le parti, versioni completamente opposte sulle cifre e le proposte in ballo. A palesare questa differenza è stato lo stesso sindaco Cuttica di Revigliasco: “A me risulta che i sindacati abbiano rifiutato la proposta di assunzione di 107 dipendenti su 112, tutti col 10% delle ore in meno. Questo scenario, a mio avviso, rappresenterebbe un buon risultato. Se non è così vuol dire che mi è stata raccontata una balla” ha aggiunto Cuttica alzando i toni e rivolgendosi in particolare all’assessore Straneo “per i cinque che rimarrebbero fuori, comunque, ci impegniamo a costruire un percorso alternativo per il reinserimento nel mondo del lavoro“.
Parole suonate come una beffa per le lavoratrici. “Le condizioni economiche non sarebbero state le stesse” hanno ribattuto le parti sociali “altro che 10% di ore in meno. Stiamo parlando di 700 ore in meno a settimana, pari a circa 7 mila euro in meno ogni sette giorni” ha tuonato Fabio Favola, della Filcams Cgil “e sottolineano la caduta di stile dell’assessore Straneo. Noi non abbiamo mai abbandonato il tavolo. Non siamo noi i responsabili di questa situazione. Era da febbraio che chiedevamo un confronto, inutilmente. La cosa intollerabile è che sono state penalizzate categorie deboli, che lavoravano già in condizioni precarie, con stipendi che andavano dai 500 ai 700 euro mensili. Stiamo parlando di tagli fino al 50% nelle buste paga. In questo modo si impoverisce una parte di città. La nostra mobilitazione non si fermerà: procederemo con i contenziosi, chiederemo in tutte le sedi il riconoscimento dei diritti dei lavoratori”. “Stiamo già facendo tutte le valutazioni legali possibili, anche a livello regionale” ha aggiunto Maura Settimo, della Uiltucs Uil “questo è un precedente che non si avvererà”.
“Diteci voi cosa avremmo dovuto fare allora” ha ribattuto l’assessore Straneo, un’altra frase diventata sale sulle ferite aperte delle lavoratrici presenti. “Questa è una provocazione vera e propria” ha ribattuto Favola “perché non ne abbiamo discusso prima?”.
“Ricordo che la nostra controproposta” ha precisato Cristina Vignolo, della Fisascat Cisl “era il 10% in meno delle ore lavorate con l’assunzione di tutto il personale ma sono state le aziende a rifiutarla perché non l’hanno ritenuta compatibile con le loro offerte. Noi invece abbiamo rifiutato tagli fino al 50% della busta paga, demansionamenti, spostamenti dei lavoratori a servizi diversi da quelli della ristorazioni, col rischio di slegarli dall’appalto e quindi senza più alcuna tutela. Si ledono i loro diritti in modo subdolo. Senza contare che nel recente passato le dipendenti hanno affrontato riorganizzazioni aziendali, casse integrazioni e contratti di solidarietà”.
La polemica ha lasciato poi spazio alla spiegazione tecnica del Responsabile Unico del Procedimento, la dirigente Orietta Bocchio: “I sindacati invocano una clausola sociale non compatibile col Codice degli Appalti. Le mie gare sono legittime. Nel capitolato è stata inserita una clausola sociale compatibile, che non prevede l’automatico assorbimento di tutto il personale, alle stesse condizioni. In questo caso si rischierebbe l’immediato ricorso al Tar, dato che verrebbe limitata la concorrenza e la libertà imprenditoriale”.
Immediata la replica del consigliere del Partito Democratico Rita Rossa, applaudita più volte a scena aperta dalle lavoratrici: “Il sindaco auspica l’assunzione dei dipendenti? Bene, la giunta azzeri tutto e riparta daccapo. L’articolo a cui l’assessore ha fatto riferimento prevede invece il rispetto del contratto nazionale e la stabilità occupazionale. E il centro cottura Artana Alimentare ha tutti i requisiti? Mi chiedo su quali basi non è stata accettata l’offerta dell’altra azienda, la Dussman e Camst che, a differenza della cooperativa Solidarietà e Lavoro aveva a disposizione due centri cottura. A questo punto mi viene da pensare che nel capitolato non si faccia cenno al centro cottura perché altrimenti Dussman e Camst avrebbe vinto”.
Proprio sull’improvvisa entrata in campo di Artana Alimentare il dibattito si è, se è possibile, ancor più inasprito, con i sindacati che hanno lamentato di essere stati informati solo all’ultimo momento della trattativa sul fatto che l’azienda con sede in via Tonso si sarebbe resa disponibile a mettere a disposizione delle proprie risorse umane e ad assumere le dipendenti da impiegare poi nel centro cottura: “Alle 19.30 di martedì le regole sono cambiate repentinamente” ha ricordato Cristina Vignolo, della Fisascat Cisl. “L’ingresso ufficiale della ditta Artana Alimentare sotto la forma dell’avvalimento ci è stato comunicato all’ultimo momento” ha aggiunto Maura Settimo “questo è un fatto gravissimo. Artana non si è mai presentato al tavolo. Il bando, poi, presenta un punto oscuro, quello delle liste dei lavoratori allegati”.
“Respingo le accuse di mancata trasparenza“ ha ribattuto la dirigente Orietta Bocchio “lo scorso 1 giugno è stato messo a verbale il mio riferimento al contratto di avvalimento. L’idoneità del centro cottura? La stiamo verificando in questi giorni, rispettando i tempi”.
Dagli scranni del Movimento 5 Stelle, poi, il capogruppo Michelangelo Serra ha ricordato che “e dallo scorso 30 agosto 2017 che avevamo chiesto una commissione sul tema, consapevoli che sarebbe stato opportuno discutere con calma su questo argomento. Purtroppo non è stato così. Tanti genitori ora ci chiedono perché le tariffe non sono scese, a fronte di un notevole risparmio per le casse del Comune. E poi ricordo che era stata promessa una rateizzazione del pagamento della retta. Insomma, ci siamo ritrovati con i lavoratori scontenti, le famiglie incerte”.
Il 24 settembre, ha infine ribadito l’assessore Silvia Straneo, il servizio mensa partirà. Ma i sindacati sono sul piede di guerra e lo sciopero è una ipotesi sul tavolo.