17 Aprile 2014
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La Commissione Territorio piazza ostacoli e paletti al progetto di discarica a Spinetta Marengo
La Commissione Sviluppo del territorio di Alessandria, dedicata alla variante parziale al piano regolatore, ha cominciato a piazzare qualche ostacolo in più lungo la strada per la realizzazione della discarica a Spinetta Marengo. La richiesta della ditta Bolla di modifica della destinazione d’uso del terreno su cui insiste la cava aveva infatti spinto la minoranza a frenare l’iter per l’approvazione del provvedimento. Stigmatizzata l’assenza di piantine e documenti utili ad analizzare ognuna delle 50 osservazioni fatte da privati cittadini ed Enti al piano regolatore approvato la scorsa estate, l’opposizione aveva sollecitato maggiori approfondimenti. Preparate le carte e studiata la documentazione, i consiglieri mercoledì hanno quindi approvato l’emendamento presentato da Andrea Cammalleri del Movimento 5 stelle e rigettato così la richiesta della ditta Bolla. L’istanza è risultata infatti “impropriamente formulata” poiché richiedeva di inserire nel piano regolatore del Comune una destinazione d’uso del terreno “inesistente” dal punto di vista urbanistico. La cava, così come previsto dalla normativa regionale, verrà quindi graficamente segnalata nelle piantine del Comune, ma il terreno rimarrà agricolo. La Commissione, mercoledì, ha però anche inserito un ulteriore ‘paletto’ per evitare quel pernicioso concatenarsi di atti che, secondo l’opposizione, avrebbe potuto dare troppo facilmente il via libera al progetto di discarica di Aral. I consiglieri hanno infatti accolto l’emendamento proposto nelle passate Commissioni dall’assessore Marcello Ferralasco. Messo a punto nei minimi di dettagli il testo, anche grazie all’apporto dei cittadini contrari al progetto di discarica presenti in Commissione, i consiglieri all’unanimità hanno approvato una modifica alle norme tecniche di attuazione al piano regolatore di Alessandria che blinderà il cambio d’uso di cave e discariche esistenti a una previa approvazione del Consiglio Comunale. Un “percorso procedurale di salvaguardia” come l’ha definito l’assessore Ferralasco “gradito nel contenuto” anche al Gruppo Pdl, ha chiosato il Presidente Piercarlo Fabbio che mercoledì ha però invitato amministrazione e consiglieri ad analizzarlo nel dettaglio dal punto di vista tecnico, per evitare il pericolo di futuri contenziosi. L’emendamento, ha in effetti spiegato anche l’assessore Ferralasco, è un’azione “molto incisiva” che si va a inserire in una zona grigia della normativa, aprendo quindi il campo a diverse interpretazioni e, di conseguenza, a possibili impugnazioni. “A tutela della solidità della decisione” anche l’assessore mercoledì ha quindi evidenziato la necessità di una valutazione tecnica sulla “compatibilità giuridica” della forma scelta per esplicitare la volontà di amministrazione e consiglieri. Una unanimità di intenti raggiunta al termine di un lungo lavoro di studio dei singoli punti del provvedimento, frutto di quella frenata iniziale dell’opposizione che anche mercoledì non ha mancato di sottolineare l’assenza di altri documenti e “la fretta” con cui erano stati originariamente organizzati i lavori per arrivare all’approvazione della variante. Analizzate intanto tutte le 50 osservazioni presentate da privati cittadini ed Enti, i membri della Commissione ora dovranno tornare a riunirsi per esprimere un parere sull’intero provvedimento. Intanto, però, il primo nodo è stato sciolto e la Commissione sviluppo del territorio ha iniziato a mettere qualche lucchetto alla realizzazione della discarica di Aral. Un progetto ancora al vaglio della Conferenza dei Servizi e che stando a quanto dichiarato in Commissione dal Presidente della Lega Nord, Roberto Sarti, potrebbe ricevere anche altri stop. Dopo un recente sopralluogo nell’area oggetto dell’intervento, i tecnici della Provincia, ha spiegato Sarti, avrebbero infatti riscontrato un affioramento delle acque di falda su una porzione considerevole del fondo della cava e invitato quindi Aral a riconsiderare l’ipotesi progettuale iniziale che non assicurerebbe la distanza minima di 2 metri tra il fondo discarica e la falda.