10 Luglio 2014
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Il centro antiviolenza Me.dea si scaglia contro i fondi ‘a pioggia’ del Governo
Un’elemosina. Me.dea lancia l’allarme sui criteri di ripartizione dei fondi statali per la violenza di genere erogati nei prossimi due anni. Da cinque anni in prima linea per accogliere le donne vittime di soprusi nel territorio provinciale, l’associazione riceverà però appena 6 mila euro per i prossimi due anni. Il provvedimento del Governo, secondo la presidente di me.dea Sarah Sclauzero, non valorizza le realtà come quella alessandrina in possesso dei requisiti che rendono veramente efficace il lavoro di supporto a chi si rivolge all’associazione: la professionalità delle operatrici e la loro presenza costante, per favorire un legame di profonda fiducia con chi ha bisogno di aiuto. Me.dea rispetta questi rigidi criteri, insieme a altre 66 associazioni italiane rappresentate dalla Rete D.i.Re, pronta a manifestare a Roma proprio questo giovedì. Tra le discriminanti per la distribuzione dei finanziamenti manca inoltre la distinzione tra centri pubblici e privati, quando i primi hanno già sedi, utenze e personale già pagati. Me.dea, invece, è costretta a tirare la cinghia per sopravvivere.
Dal 2009 a oggi, me.dea ha risposto alla richiesta di aiuto di ben 700 donne, “una cifra in aumento che ci motiva ad andare avanti, nonostante il fatto che dal 2011 siamo privi di finanziamenti” hanno ricordato Sarah Sclauzero e la vice presidente Monica Milano. Dal prossimo autunno, almeno, arriverà una boccata d’ossigeno per le casse dell’associazione. La sede, infatti, si trasferirà da via Santa Maria di Castello 14 a via Palermo 33, e non dovrà più pagare l’affitto per i successivi 24 mesi. “Vogliamo esternare il nostro disagio” hanno concluso Sclauzero e Milano “ma almeno le istituzioni locali hanno sempre ascoltato le nostre esigenze.” Proprio ieri, infine, lo stesso prefetto di Alessandria, Romilda Tafuri, ha ricevuto le due rappresentanti di me.dea: “il Prefetto ha dimostrato vivo interesse per le sorti del Centro Antiviolenza me.dea e una forte sensibilità nei confronti del problema della violenza di genere. Nelle sue qualità professionali e umane me.dea ha trovato l’interlocutore ideale per poter far giungere agli organi competenti l’appello a rivedere i contenuti del decreto.”