16 Luglio 2014
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Discarica di Spinetta: ‘un business che ci è costato oltre mezzo milione di euro’
La discarica a Spinetta ‘non s’aveva da fare’. Potremmo parafrasare così le considerazioni finali della Commissione speciale di controllo di Palazzo Rosso sul progetto di Aral a Cascina Guarasca. Dopo le polemiche delle passate settimane, martedì sera la relazione finale è infatti finalmente approdata in Consiglio Comunale. Analizzati per mesi documenti e verbali, i membri della Commissione hanno riassunto in una decina di pagine la cronistoria del progetto, nato quando “non esistevano le condizioni normative, oggettive e di opportunità che giustificassero una tale operazione”.
Un “business plan”, come era stato descritto durante l’assemblea dei soci Aral del 30 giugno 2010, che avrebbe dovuto portare a un utile di esercizio stimato in oltre 12 milioni di euro ma che, secondo i calcoli dei membri della Commissione, ad oggi è invece ‘solo’ costato ad Aral 572.000 euro.
A tanto ammonterebbe infatti il danno economico causato dall’aver stipulato tre atti preliminari di compravendita con la Bolla Srl, proprietaria del terreno, senza mai arrivare alla sottoscrizione del vero e proprio contratto entro i termini fissati. Senza la prescritta valutazione ambientale per discariche di inerti, a luglio del 2010 Aral versò infatti una prima caparra di 272.000 euro, pari al 20% del 1.360.000 euro pattuito per entrare in possesso del terreno. Mancata la prima scadenza per il rogito, a dicembre del 2011, Aral siglò quindi un secondo atto. In quell’accordo la partecipata acconsentì ad aumentare la caparra, versando altri 300 mila euro e, soprattutto, a depennare la clausola che gli avrebbe permesso di recedere senza oneri se non avesse ottenuto i nulla osta necessari alla realizzazione della discarica.
Non rispettati nuovamente i termini per la firma del contratto e trattenuti dal venditore i 572.000 euro già versati, il 3 maggio del 2013 il cda di Aral decise quindi di riaccordarsi per la terza volta con i proprietari. “Sempre senza specificare con quali fondi finanziare i lavori per realizzare la discarica” ha tuonato il presidente della Commissione di controllo, Domenico di Filippo del Movimento 5 Stelle. “Si è deciso di fare business utilizzando il territorio di Alessandria e alla fine abbiamo perso oltre mezzo milione di euro” ha aggiunto il grillino.
Un ‘business’ ha spiegato poi il consigliere di Sel, Renzo Penna, oltretutto difficilmente realizzabile con una discarica di soli inerti, vista una produzione provinciale annua stimata in 15.000 tonnellate e la presenza sul territorio di 5 impianti già esistenti per quel tipo di rifiuti. Sul progetto di Aral, per Penna, restano però anche alcune domande ancora senza risposta : “perchè si sono fatti questi contratti senza avere le risorse? Perchè non si sono vincolate le caparre alle autorizzazioni della Provincia?”. Interrogativi legati dal consigliere di maggioranza “alla responsabilità” dell’ex assessore al bilancio della Giunta Fabbio, Luciano Vandone, reo di aver spinto Aral “a fare business con i rifiuti per sopperire ai mancati trasferimenti del Comune di Alessandria”.
Un passaggio poco gradito all’ex sindaco Piercarlo Fabbio che dai banchi della minoranza ha citato la genesi del progetto di discarica a Spinetta, collocata dai Revisori dei conti di Aral nel 2004. “Cambiare idea è lecito” ha puntualizzato il consigliere di Forza Italia, ricordando chi era all’epoca alla guida di Palazzo Rosso e invitando i consiglieri ad avere una visione “più asettica” della vicenda e a considerare anche il voto unanime al progetto consegnato dai sindaci soci di Aral.
Non spettava agli altri Comuni, ha però sottolineato Fabio Camillo del Pd, verificare quale fosse il percorso più opportuno “visto che la discarica si sarebbe fatta nel Comune di Alessandria con in più un previsto utile per la partecipata”.
Sentir parlare di utili e perdite di Aral per oltre un’ora ha però fatto uscire fumo dalle orecchie ad Angelo Malerba del Movimento 5 Stelle.“Infastidito” da quanto udito e “imbarazzato” da un progetto che puntava a realizzare una discarica sopra “una riserva idrica importante” Malerba ha quindi incalzato il primo cittadino per capire come recuperare i 572.000 euro “persi dai cittadini e non da Aral”.
Un intervento dai toni “inopportuni” rispetto al “costruttivo dibattito del Consiglio” secondo il sindaco Rita Rossa, ben poco disposta ad accettare la netta contrapposizione tra “il paladino della verità e chi ha sempre le volpi sotto il braccio”. L’amministrazione, ha spiegato, nei mesi scorsi ha verificato la situazione per non mandare in fumo con troppa leggerezza soldi pubblici già spesi. Senza nascondersi “dietro paraventi” e trasmettendo “ogni atto agli organi competenti”, Palazzo Rosso alla fine ha deciso di sospendere il progetto e di rimettere in capo al Consiglio Comunale di Alessandria ogni futura decisione in merito alla realizzazione di discariche sul territorio comunale. “Siamo in una casa di vetro – ha quindi concluso il sindaco – Non mi pare che ci sia nulla di imbarazzante nel lavorare per cercare di conciliare lavoro, tutela dell’ambiente e interessi degli imprenditori”.