26 Luglio 2014
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Montecitorio: si’ al taglio degli oneri camerali, ma spalmato in tre anni. Il presidente Coscia: ‘il male minore’
Dimezzamento del diritto camerale spalmato su tre anni in modo da consentire alle aziende di risparmiare, ma anche alle Camere di commercio di razionalizzare la propria presenza sul territorio, con un occhio di riguardo per quegli enti che già erano efficienti ed efficaci nel loro operato. E’ questo, in sintesi, il tenore dell’emendamento al dl Pubblica amministrazione approvato questo venerdì dalla Commissione Affari costituzionali della Camera. L’emendamento, riformulato dal relatore in accordo con il Governo accoglie le proposte avanzate dai deputati del Pd. Il nuovo testo, infatti, stabilisce che l’attuale importo del diritto camerale che le imprese iscritte pagano alle rispettive Camere di commercio viene ridotto del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% nel 2017. Il calcolo delle tariffe e dei diritti di segreteria avverrà, inoltre, sulla base di costi standard definiti dal Ministero dello Sviluppo economico, secondo criteri di efficienza da conseguire anche attraverso l’accorpamento degli enti e degli organismi del sistema camerale e lo svolgimento in forma associata delle funzioni. “E’ il meno peggio dei mali. Era la proposta che avevamo fatto in una riunione con tutti i deputati e senatori” ha dichiarato a Radio Gold News Gian Paolo Coscia, presidente della Camera di Commercio di Alessandria “eravamo contrari al dimezzamento dell’importo camerale. La spalmatura in tre anni comporterà una revisione dei nostri bilanci. Non saremo comunque in grado di fare quello che facevamo prima. Il diritto camerale è di circa 88 euro ad impresa, una riduzione di 20/30 euro per una impresa non comporta niente ma la Camera di Commercio sarà messa in ginocchio. La Camera di Commercio è una istituzione pubblica sovvenzionata dai privati e che non costa nulla allo Stato, che può fare promozione sul territorio e dare una mano sostanziale alle imprese del territorio attraverso le linee del credito e dell’internazionalizzazione. Una cosa di cui le aziende non dovrebbero fare a meno”.
“Il cambiamento è necessario e deve comportare minori costi per le imprese che già dal prossimo anno pagheranno il 35% in meno – ha sottolineato il senatore PD, Federico Fornaro – Anche le Camere di commercio però devono avere il tempo materiale per cambiare se stesse e tre anni appare un lasso temporale congruo. Per di più il PD aveva chiesto che non tutti gli enti venissero accomunati nello stesso giudizio: in questo senso va la previsione di un criterio certo come quello dei “costi standard” definiti dal Ministero”.