8 Settembre 2014
12:26
Flc Cgil su “la buona scuola” scuola: “bene le assunzioni, ma ora chiarezza su risorse e contrattazione”
A meno di una settimana dall’inizio della scuola, mentre gli studenti si affrettano a finire i compiti estivi, gli insegnanti e i sindacati analizzano le novità introdotte dal documento del Governo “La buona scuola”. Su questo tema si è spesa Serena Morando di Flc Cgil che ha spiegato come il documento di Roma recepisca molte proposte che la FLC CGIL ha presentato in tre diversi dossier: “La scuola vince in quattro mosse” del 2013, un documento sulle priorità e le emergenze consegnato alla Ministra Giannini e “Il cantiere scuola della FLC CGIL” entrambi del 2014.
“In modo particolare – ha spiegato Morando – i temi comuni riguardano il superamento del lavoro precario, l’istituzione dell’organico funzionale, l’eliminazione delle “molestie burocratiche”, la restituzione del tempo pieno e la riforma degli organi collegiali.
Le circa 150.000 assunzioni annunciate dal piano del Governo sulla scuola, corrispondono ai numeri che la FLC CGIL ha sempre indicato come necessità prioritaria per un progetto di buona scuola, tanto da aver avviato numerose vertenze sull’uso reiterato del tempo determinato che sono arrivate all’attenzione della Corte europea.
Di conseguenza non possiamo che salutare favorevolmente il piano di stabilizzazioni che, a partire dal 2015, dovrebbe coprire tutti i posti vacanti e introdurre nella scuola l’organico dell’autonomia per rispondere così alle esigenze dei piani dell’offerta formativa.
In questo modo lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento, consentirà in modo flessibile la stabilizzazione dei posti negli organici delle scuole di tutta Italia e ciò eviterà quanto è accaduto di recente anche nella nostra provincia con l’inserimento di circa 200 docenti precari provenienti da altre regioni.
Ciò che è successo nelle Graduatorie ad Esaurimento ha un solo colpevole: un sistema di reclutamento che da decenni ormai è caratterizzato dalla totale assenza di un progetto chiaro e coerente voluto da una politica ministeriale miope che ha provocato questo groviglio di contraddizioni.
Nel Piano Renzi, tuttavia, manca qualsiasi cenno alle assunzioni del personale ATA anzi si prevede la riduzione degli assistenti amministrativi a seguito della digitalizzazione. Ciò è inaccettabile.
E inaccettabile è anche l’assenza di qualunque riferimento al rinnovo del contratto di lavoro, nonostante si parli di profili professionali, carriere, orari e retribuzioni.
Infatti funzione docente, trattamento economico, valutazione, mobilità, fondi per il miglioramento dell’offerta formativa sono materie contrattuali e in sede contrattuale vanno affrontate. Riteniamo che non ci siano strade alternative e che il contratto rappresenti oggi più che mai un potente strumento di innovazione e non un rigido strumento di conservazione.
Al contrario nel documento il sindacato non viene mai menzionato come interlocutore privilegiato nelle questioni del lavoro. E anche questa è una colpevole dimenticanza ma d’altronde sappiamo bene cosa pensa Renzi dei sindacati e quale trattamento ci ha riservato con la pesante riduzione dei distacchi.
Consideriamo sbagliata anche la proposta di cancellare completamente l’anzianità nella valorizzazione professionale.
Il nuovo meccanismo è farraginoso, non è chiaro chi valuta che cosa, si cancellano gli scatti dal 2015, ma il nuovo sistema entra in vigore dal 2018. Inoltre non è chiaro il criterio scelto per definire a priori la percentuale dei docenti meritevoli degli scatti triennali.
Le risorse sono sempre le stesse ma saranno ripartite su una platea più ristretta di lavoratori.
Un sistema articolato di carriere deve essere una modalità integrativa per valorizzare l’impegno dei docenti e del personale ATA in rapporto agli obiettivi di miglioramento dell’offerta formativa, rafforzando il lavoro in team dei docenti e non la competizione individuale.
Il testo contiene poi tanti argomenti affrontati a dir poco in maniera discutibile e frettolosa (banca delle ore dei docenti, rapporto tra scuole e mondo del lavoro, reclutamento ispettivo e la possibilità per i dirigenti di chiamare i docenti che riterranno più adatti per l’attuazione del Pof di istituto)
Manca un obiettivo fondamentale per allinearci all’Europa: l’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni. Emerge invece una visione del sapere influenzata più dai bisogni delle imprese.
Dentro e accanto alla discussione lanciata dal Governo che però dovrebbe avvenire anche con le persone reali e non solo on line, la FLC CGIL avvierà un profondo e capillare confronto di massa.
Una discussione che coinvolgerà la categoria e tutti i soggetti interessati alla scuola per ribadire che occorre stanziare risorse per il recupero del potere di acquisto – assente nella proposta governativa -, avviare da subito le trattative contrattuali, restituire immediatamente i fondi sottratti alla scuola, stanziarne quanto effettivamente ne servono affinché alle buone parole seguano buoni fatti”.
D’altra parte il futuro di un Paese passa dalla scuola e risparmiare su questo settore vuol dire minacciare questo principio.