Autore Redazione
lunedì
20 Ottobre 2014
15:43
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Politica - Valenza

Turisti a Valenza? Da facebook un vivace dibattito e diverse proposte

Turisti a Valenza? Da facebook un vivace dibattito e diverse proposte

Una semplice frase, scritta su facebook, ha scatenato oltre 100 commenti di cittadini valenzani, divisi tra l’amore per la città e lo scoramento per una situazione sempre più difficile dal punto di vista economico. Sulla pagina “Valenza la città” la questione sottoposta agli utenti è stata: “provate ad immaginare di essere un turista che visita Valenza. Cosa vorreste trovare nella città subito?“.

A questa domanda c’è chi ha replicato con un altro interrogativo: “siamo seri, per quale motivo un turista dovrebbe venire a Valenza?“. Altri invece hanno invitato a lasciare da parte il fatalismo e l’immobilismo di comodo oppure hanno rimarcato l’atteggiamento del valenzano medio: alla consueta ricerca di altri svaghi o divertimenti altrove, anche se non ce ne sarebbe motivo “come quando a Valenza di cinema ce n’erano tre e si andava ad Alessandria o a Casale“.

Eppure in molti hanno saputo trovare gli aspetti positivi da cui partire per rilanciare la città. “A Valenza abbiamo palazzi storici belli da visitare con una rocca da cui si gode di una bella vista sulla Lomellina – ha scritto Alessandro. Poi attorno a Valenza ci sono paesi con ognuno qualcosa da offrire. E comunque una persona potrebbe anche passarci per caso e in egual modo dovrebbe poter apprezzare ciò che la città ha da offrire. Disprezzandola e a prescindere decidere che ogni intervento sarebbe inutile fa pensare che gente così vive a Valenza solo per denaro“.

Per Roberta “il turismo arriva se ci sono i motivi… l’idea dell’outlet del gioiello è ottima se invece di lamentarsi ci si attiva per realizzarla, mettendo d’accordo produttori e commercianti“. “Valenza ha una storia, una identita’ culturale e artigianale che non ha eguali, come e’ stato gia’ detto ha un territorio che è la porta del Monferrato tra Casale, Vignale, Alessandria – ha spiegato Antonella. Valenza ha palazzi e ville storiche del 400, del fine 800 con affreschi e leggende interessantissime. Ha il territorio fluviale da esplorare e sicuramente da tutelare. Cosa ci vuole? Ci vuole una politica di accoglienza, un progetto turistico dove si associ la promozione del territorio, il decoro urbano, la rivitalizzazione delle nostre eccellenze, ville storia dell’ artigianato orafo con un programma di eventi interessanti e soprattutto ricorrenti, in modo che di anno in anno Valenza sia riconosciuta per eventi straordinari, e attraenti legati al suo lavoro ed alla sua identità. Insomma , Valenza è bella, laboriosa, certamente in crisi, m basta una politica competente e programmata sul territorio. Strade pulite, asfaltate, fontane zampillanti, luci accese, giardini sempre in ordine , panchine belle e che invoglino a sedersi. Roberta Castello ha ragione. Il turismo e’ una opportunita’ di lavoro e di guadagno. E’ chiaro che bisogna investirci impegno e competenza“.

I cittadini valenzani (quelli che hanno facebook) vorrebbero anche una maggiore valorizzazione dei prodotti enogastronomici: “bar aperti che offrano prodotti locali e non il solito panino, ad es. tagliere con salumi, formaggi locali e qualche altra sfiziosità. Ad esempio verdure da intingere in un assaggio di bagna cauda o bagnetto verde…“.

Per Antonello bisogna far tornare in auge “il mercatino di Natale al mercato coperto” e ironicamente immagina un sogno: “arrivo parcheggio in piazza Gramsci. Faccio il corso con negozi aperti poi vado al mercato coperto e trovo bancarelle che vendono dal ricordino al gioco. Esco e una ragazza mi porta un manifestino che dice che posso visitare il museo dell’oreficeria poco piu’ in la di via Mazzini. Vado a visitarlo e dentro trovo anche le pubblicità dei vari negozi che offrono di tutto e di più. Addirittura trovo nel museo un orafo che ci illustra al banco le varie lavorazioni. Esco dal museo e attratto dalle offerte visito vari negozi sino ad arrivare in piazza Duomo dove trovo di sabato pomeriggio artisti di strada e nel palazzo della biblioteca una cantina vinicola che fa assaggiare i suoi prodotti“. in mezzo a questa fitta discussione anche l’intervento di un politico, Daniele Borioli, convinto che sia necessario “recuperare il cuore del centro storico, quello che parte da piazzetta Verdi, piazza del Duomo, via Po, con l’intreccio di vie, larghi e viali che stanno tra viale Vicenza (all’incrocio con via Banda Lenti), e la parte che si affaccia sui bastioni dei viali Padova/Rimini. E’ un’area molto bella, che comprende i portici della piazza e della via che scende al fiume, vie molto suggestive della Valenza vecchia, scorci panoramici sul fiume e i suoi boschi. E’ la parte della città più densa di “identità” e pregio, insieme alla corona di colline con ville bellissime che ne segnano l’ingresso da Alessandria (Colla e Astigliano) e strada Pontecurone. Lì, forse, varrebbe la pena di favorire il reiserimento di laboratori artigiani, sul modello laboratorio-bottega, di esercizi commerciali di qualità, di locali, anche attivando forme di intense agevolazioni fiscali, ecc. Certo che ci vuole un progetto, che non si fa su facebook. Ma bisogna lavorarci da subito“.

La rivalutazione del centro storico è al centro dei pensieri anche di Gianfranco: “un bel centro storico con portici ristrutturati, strade senza buche e gente nei consorzi / assessorati / enti turistici che abbia una minima idea di come promuovere questo territorio“.

Valenza insomma ha dimostrato di non essere un comune dormitorio in cui i cittadini hanno deposto le armi della creatività e del voler fare, come spesso si crede o si vuol far credere. Volontà e proposte ci sono ma devono fare i conti con l’ormai dilagante diffidenza nei confronti del mondo politica, senza eccezioni di colore, o con i problemi quotidiani sollevati da molti cittadini, come quelli su pulizia e manutenzione delle strade. Chi dice però che Valenza sia morta forse un po’, dopo queste discussioni, dovrà ricredersi.

La città probabilmente è ferita da una crisi dilagante, ma, a quanto pare, non intende arrendersi.

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