21 Agosto 2019
05:51
Crisi di governo e ipotesi giallorossa: parlamentari alessandrini a confronto
ROMA – Il governo gialloverde è caduto. Il severo discorso del premier Giuseppe Conte martedì in Senato ha certificato anche in Parlamento quello che ormai era già assodato da quasi due settimane, dopo che le dichiarazioni del ministro dell’Interno e leader della Lega dello scorso 8 agosto avevano aperto la crisi.
Una giornata, quella di ieri, che ha ovviamente catalizzato l’attenzione mediatica di tutto il Paese e sulla quale anche tanti importanti esponenti politici alessandrini sono intervenuti, alcuni con ruoli di assoluto primo piano.
“Il presidente Conte l’ha tirata per le lunghe, questa crisi si poteva concludere da un paio di settimane“ ha sottolineato a Radio Gold Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera “il discorso del premier è stato molto rancoroso e non ha affrontato i veri nodi di questa crisi. Conte ha poi usato un tono istituzionale dimenticandosi che rappresenta il partito del Vaffa Day, insomma, poteva evitare la lezioncina sul diritto costituzionale e sulla cultura istituzionale. Ora la crisi è nelle mani di Mattarella. Speriamo che tutto si concluda col voto, col richiamo del popolo italiano alle urne”.
Molinari ha poi spiegato il motivo del ritiro della sfiducia a Conte, interpretata dai 5 Stelle come l’ultimo tentativo di ricucire: “Innanzitutto la mozione non era stata calendarizzata per oggi perché la scorsa settimana si è formata una maggioranza nuova al Senato che ha impedito la sua calendarizzazione. E poi dopo le dichiarazioni di Conte il tema era ampiamente superato. L’apertura di Salvini sul taglio dei parlamentari era già avvenuta la scorsa settimana. La verità è che i 5 stelle non vogliono andare a votare. Se ci fosse stato un ripensamento e le condizioni per tornare a lavorare la Lega era pronta a parlarne, ma dopo il discorso di Conte, secondo il quale Salvini è improvvisamente diventato pericolo per la democrazia, direi che i margini sono molto pochi”.
Secondo Molinari, inoltre, il motivo dello strappo di Salvini deriva dall’elezione della nuova presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen: “A Bruxelles si è manifestata per la prima volta una nuova maggioranza 5 Stelle-Pd. Il partito pentastellato ha cambiato atteggiamento su un fronte che era il nostro collante, un atteggiamento sovranista che rivendicasse l’autonomia dell’Italia sulle politiche economica. Il fatto che i 5 stelle siano stati decisivi per le elezione della Von der Leyen, una rigorista tedesca che rappresenta la continuità nelle politiche dell’austerity, è stato molto grave. Purtroppo temiamo che da quel momento i 5 stelle abbiano cominciato a lavorare a una maggioranza diversa. Questo cambio di atteggiamento in Europa, inoltre, avrebbe provocato una futura finanziaria con il rapporto deficit/pil sotto il 2%, il che significava non tagliare le tasse e non rifinanziare quota 100. Se vogliono una legge finanziaria così la facciano pure col Pd, non con noi. Perché aprire la crisi ad agosto? Se Salvini l’avesse fatto prima avrebbe avvalorato la tesi che voleva capitalizzare il consenso delle elezioni europee. In realtà si è cercato di trovare una intesa coi 5 stelle per superare i tanti scogli che c’erano, senza chiedere poltrone o rimpasti. Salvini ha deciso di staccare la spina solo quando ha capito che non c’era più margine di trattativa. A quel punto meglio puntare subito alle elezioni così da avere a novembre un Governo legittimato che possa approvare la manovra di bilancio”.
Di tutt’altro avviso, ovviamente, l’ex alleata di governo Susy Matrisciano, senatrice alessandrina del Movimento 5 Stelle. “La responsabilità di questa crisi di Governo che ha portato alle dimissioni del Presidente Conte è tutta in capo a Salvini, che, evidentemente in preda ad un delirio di onnipotenza, ha deciso di giocare d’azzardo sulla pelle di 60 milioni di italiani” ha detto l’esponente pentastellata “Da quando ha ufficializzato l’intenzione di staccare la spina all’Esecutivo, l’atteggiamento del leader della Lega è stato da teatro dell’assurdo, tra invocazioni alla Madonna, promesse, poi puntualmente tradite, di far dimettere i propri ministri e – in ultimo – il ritiro della mozione di sfiducia al Premier presentata al Senato dal capogruppo del Carroccio, Romeo, lo scorso 9 agosto. Quella dei presunti ‘no’ pronunciati dal M5S è solo una maldestra scusa usata da Salvini per giustificare una scelta incomprensibile. È stata la Lega che ha bloccato la riforma della giustizia del Ministro Bonafede, è stata la Lega che ci ha impedito di fare il salario minimo che avrebbe aiutato quasi 3 milioni di lavoratori italiani, è stata la Lega che ha fatto retromarcia sulle trivelle, è stata la Lega che ha votato con il Pd su Radio Radicale e Tav e noi saremmo quelli del ‘no’ e dell’‘inciucio’? Ma per favore… Noi del M5S non abbiamo mai avuto paura del voto, figuriamoci adesso. Di una cosa possiamo essere certi e andare fieri: aver perseguito, in questi 14 mesi di Governo, solo e soltanto gli interessi dei cittadini. Qualcun altro invece non può dire lo stesso“.
Ora si aprono le consultazioni e, a colloquio con Mattarella, andrà anche Federico Fornaro, capogruppo alla Camera di Liberi e Uguali, possibile forza parlamentare di un eventuale governo “giallorosso”. “Questa crisi si risolverà in tempi rapidi. Noi di Liberi e Uguali siamo sempre stati coerenti. Fin dal primo momento di questa crisi fatta per pura bramosia di potere abbiamo detto che doveva essere parlamentarizzata, abbiamo detto no a qualsiasi accordicchio per “far passare la nottata” e abbiamo dato la disponibilità a verificare le condizioni per governo di discontinuità, che punti sul lavoro, sugli investimenti pubblici, sulla riconversione ecologica e sulla lotta alle disuguaglianze economiche. Conte di nuovo premier? Credo che questa volta si dovrà prima partire veramente dal programma è non sarà facile trovare punti di intesa tra soggetti molto distanti provenienti in parte dalla maggioranza e dall’opposizione. Spetterà a Mattarella valutare se Conte potrà essere il soggetto giusto. Auspico, comunque, una piena assunzione di responsabilità, cioè che le rappresentanze dei soggetti contraenti di questo eventuale nuovo governo siano al più alto livello possibile. Ricordo infatti che molti indicatori parlano di un forte rischio di recessione per l’Italia. Ci troviamo di fronte a tempi difficili e nessuno può pensare di giocare su due tavoli”.
A proposito di centro sinistra, inoltre, l’ex senatore Pd e attuale tesoriere regionale del Partito Democratico Daniele Borioli ha invocato una forte “discontinuità” per poter eventualmente dar vita a un nuovo Esecutivo. “Un Conte bis? No, il premier dimissionario appartiene a una stagione chiusa. Per aprire un dialogo coi 5 Stelle serve discontinuità, a cominciare dalla guida del governo e dai ministri. Si dovrebbe cambiare linea: se pensano di sostituire la Lega col Pd per continuare con le stesse politiche, a mio avviso non sussisterebbero le condizioni per un accordo. Ad esempio dovrebbero essere abrogate tutte le misure sull’immigrazione. Non è stato positivo nemmeno l’aver completamente stravolto il Codice degli Appalti che, nella scorsa legislatura, avevano riformato per garantire trasparenza e legalità. Conte non ha fatto autocritica. Sono d’accordo con quello che ha detto Emma Bonino. Un intervento sottotono, che ha rappresentato una serie di tradimenti e mancate attese tra lui e il vice premier Salvini. Le parole di quest’ultimo, invece, sono state sconcertanti, di un politico in grande difficoltà, anche interiore, evidente. Renzi? Ha fatto un intervento buono, ha posto alcune questioni che ritengo debbano essere condivise, come il mettere davanti l’interesse del paese al proprio. Coi 5 Stelle abbiamo una diversa visione del paese. Da parte loro serve una svolta, altrimenti sarà difficile aprire con loro un dialogo. Un contratto alla tedesca? Dipende tutto dai contenuti, e comunque sarei contrario all’ingresso di Forza Italia e alla cosiddetta “Coalizione Ursula”, lanciata da Romano Prodi”.
Chi sta alla finestra è anche il senatore di Forza Italia Massimo Berutti. L’ex sindaco di Tortona è tra quei parlamentari azzurri che hanno deciso di aderire alla nuova forza politica di Giovanni Toti, Cambiamo!, in rotta col partito azzurro. “L’auspicio è che si torni al voto per dare finalmente un governo forte agli italiani. Sono sempre stato coerente ma abbiamo chiesto regole diverse e il coinvolgimento della base, un rilancio. Dal 19 giugno in poi in Forza Italia si è persa una occasione, i nostri valori e la nostra linea restano moderati e di centro destra, non vedo nulla di male nel rinnovare l’alleanza con Lega, Fratelli d’Italia e ovviamente Forza Italia, anche se abbiamo una diversa versione di partito. Siamo molto determinati. Vogliamo essere un riferimento per chi vuole cambiare impostazione, ricoinvolgendo la gente in modo forte. Saremmo pronti, coi circoli e col tour nazionale”.
Foto tratta dal profilo Facebook della senatrice Susy Matrisciano