17 Novembre 2014
15:39
In Piemonte la minoranza attacca: riorganizzazione ospedaliera ispirata da politica e non oggettiva
PIEMONTE – “La riorganizzazione della rete ospedaliera pare ispirata più a criteri politici che non a criteri oggettivi di razionalizzazione”. È questa la denuncia effettuata oggi in conferenza stampa dall’assessore alla Sanità uscente Ugo Cavallera e dal consigliere regionale Massimo Berutti sabato scorso durante una conferenza stampa convocata per denunciare “tutte le balle del centrosinistra”.
Cavallera ha spiegato che “al di là delle rigide applicazioni delle direttive del Patto per la Salute e del Nuovo Regolamento Ospedaliero bisogna considerare la conformazione territoriale della nostra provincia. Non ci possono essere squilibri e disomogeneità a livello territoriale perché si rischia l’implosione del sistema. In particolare credo si debba tenere conto che siamo terreno di confine e quindi che il problema della mobilità passiva verso altre regioni è forte e prioritario. Abbiamo pertanto bisogno di una sanità che attiri piuttosto che una rete bucata dalla quale i nostri cittadini vadano verso altre aree a curarsi. Invito quindi la Giunta Chiamparino a meditare sull’impostazione finora adottata. Credo che un continuo assestamento della rete ospedaliera non sia poi una strada consigliabile: né per stabilizzare la situazione organizzativa né per contenere i costi”.
L’ex sindaco di Tortona Berutti ha incalzato: “la riforma sanitaria del centrosinistra, così come presentata nell’ultima Commissione, è un disastro per le ricadute negative che avrà su tutto l’Alessandrino. La Giunta Chiamparino sta agendo senza tenere minimamente in conto le necessità provenienti dal territorio, chiudendo in un cassetto quel principio di concertazione che il Partito Democratico, mentre era in opposizione, aveva utilizzato come clava contro la precedente Giunta. Chiamparino in questi primi atti ufficiali sta producendo uno squarcio di dimensioni storiche nel nostro territorio, discriminando alcune aree per scelte di tipo politico e non di natura tecnica. E questo è inaccettabile. Con la precedente Giunta, faticosamente per il contesto finanziario che vivevamo, si era riusciti a trovare un punto di equilibrio; oggi questo appare impossibile. Saitta sembra non capire che è sostanziale la differenza tra un Dea di primo livello e un ospedale territoriale in alcune zone della provincia di Alessandria che vivono un deficit infrastrutturale o sono aree di confine. Oggi vengono catapultate sulla testa dei cittadini decisioni che penalizzeranno gli abitanti delle zone rurali e che favoriranno la mobilità passiva verso Pavia e Voghera, verranno sprecati soldi visto che alcuni presidi come quello di Tortona e di Acqui hanno già realizzato investimenti per adeguarsi alle decisioni della precedente Giunta e che infine produrranno nuovo deficit. Ribadisco: alla base delle scelte dell’assessore alla Sanità c’è un disegno politico che nulla ha a che vedere con le esigenze di razionalizzazione e tutela della salute dei cittadini della nostra provincia”.
Sullo stesso argomento è intervenuta anche Riccardo Molinari della Lega Nord: “Una serie di importanti ospedali piemontesi verranno chiusi, per quanto riguarda la nostra provincia è prevista la chiusura dei Dea di Tortona e Acqui Terme con riconversione in semplici pronto soccorso. Ricordo che Saitta è un esponente del Pd, come Chiamparino e soprattutto come tutti coloro che nella passata legislatura fecero fuoco e fiamme con manifestazioni, comitati, assemblee pubbliche, roboanti dichiarazioni stampa, per una riorganizzazione che si era resa necessaria per adempiere alle prescrizioni del piano di rientro sanitario, a cui il piemonte è stato sottoposto dal 2010, per i debiti accumulati nella gestione Bresso (sempre Pd pure lei). In quegli anni però si erano riusciti a salvare gli ospedali della nostra provincia, ma nonostante ciò le proteste venivano portate avanti con durezza senza precedenti anche per la semplice riorganizzazione di alcuni reparti o per la chiusura dei punti nascite, a cui si era obbligati per gli standard di numero nati fissati dal ministro Balduzzi. Questi stessi signori oggi privano il territorio acquese e tortonese, entrambi con le relative difficoltà essendo aree montane e premontane del Dea, cioè di quei reparti di pronto intervento in cui si può salvare la vita delle persone. Nel frattempo però, da quanto abbiamo letto sui giornali, parrebbe che sia prevista la nomina di 110 nuovi primari. Mi chiedo con quale coraggio possano presentare questa controriforma alla gente. Delle due una, o negli anni passati hanno raggirato i cittadini su un tema importante come la salute per meri scopi elettorali e per la necessità di scalzare la Lega dal governo della Regione con qualsiasi mezzo, sapendo in realtà che la riorganizzazione sanitaria era obbligata, oppure, se così non è, siamo di fronte a un Consiglio regionale in cui l’alessandrino non conta più nulla, talmente poco da perdere anche quello che negli anni passati si era riusciti con fatica a difendere e tutelare. Non possono però essere i cittadini dell’acquese e del tortonese a pagare per gli equilibri di poteri interni al Pd.”