29 Ottobre 2019
15:41
Maltempo: “Per pulire i fiumi servono esperti, i sindaci non bastano”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Tante associazioni ambientaliste e tecnici del settore hanno replicato alle recenti dichiarazioni del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, a proposito dell’ultima emergenza maltempo in provincia di Alessandria.
“Non è vero che, come ha detto Cirio, le precipitazioni del passato avevano la stessa portata attuale” hanno sottolineato Società Meteorologica Italiana, Circolo Legambiente Protezione Civile Piemonte, Circolo Legambiente Val Lemme Circolo Legambiente Ovadese, Valli Orba e Stura, Associazione Tutela Ambienti Acquatici e Ittiofauna “a Gavi, ad esempio, sono caduti 480 mm di pioggia nella sola giornata di lunedì 21 ottobre 2019, di cui ben 428 in 12 ore: quest’ultimo valore rappresenta l’intensità di pioggia più elevata registrata da quando esiste la rete di pluviometri in telemisura di Arpa Piemonte, ovvero da un trentennio. Inoltre, la comunità scientifica nazionale e internazionale è concorde nell’affermare che la crisi climatica in corso stia determinando una progressiva crescita in numero e intensità di questo tipo di eventi meteorologici estremi“.
Nel mirino delle associazioni ambientaliste anche l’affermazione del Governatore riferita al lavoro di pulizia dei fiumi: “Dobbiamo fare in modo che i nostri Comuni, i nostri sindaci, i nostri anziani, che li hanno sempre puliti i fiumi, possano continuare a farlo” le parole di Cirio “Una volta non avevano la laurea né in geologia né in ingegneria idraulica, eppure li mantenevano e questi problemi non li avevamo”.
“I tempi sono cambiati”la replica “A causa dell’aumento dell’urbanizzazione e del consumo di suolo, il nostro territorio e i nostri corsi d’acqua sono diventati ora più vulnerabili. Pertanto, anche in considerazione del progressivo aumento degli effetti del cambiamento climatico, riteniamo che oggi la pianificazione degli interventi non possa prescindere dall’impiego delle necessarie competenze tecniche e scientifiche. In particolare, è importante considerare che non è possibile adottare un’unica strategia di gestione idonea per tutte le situazioni. I processi geoidrologici e i fattori di rischio che caratterizzano i torrenti montani sono radicalmente differenti da quelli dei fiumi di pianura. La rimozione del sedimento e della vegetazione in alveo va considerata in tutte le sue implicazioni a valle e a monte dell’intervento, e può sortire una diminuzione oppure un aumento della pericolosità a seconda delle specifiche caratteristiche del corso d’acqua”.
Infine le associazioni ambientaliste hanno elencato alcune raccomandazioni e soluzioni per ridurre il rischio di simili futuri disastri.
- Corretta gestione dei corsi d’acqua. Per la corretta programmazione e monitoraggio degli interventi di gestione degli alvei, incluse le asportazioni di materiali, è necessario continuare ad avvalersi delle adeguate competenze scientifiche; in particolare, per le loro competenze specifiche in materia di processi geoidrologici e di gestione del rischio idraulico, non può non essere considerato il contributo di geologi, ingegneri idraulici ed esperti in sistemazioni idraulico-forestali. Un’esigenza che si fa oggi ancor più pressante a fronte degli effetti del consumo di suolo, dell’aumento della vulnerabilità dovuto a urbanizzazione e abusivismo edilizio e del progressivo intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico.
- Strategie efficaci per la prevenzione e l’adattamento al cambiamento climatico e al rischio geoidrologico. Auspichiamo che le istituzioni regionali, provinciali e comunali, in risposta sia ai recenti eventi
meteorologici che all’urgenza dell’attuale crisi climatica, prevedano presto l’organizzazione di tavoli efficaci di esperti per discutere e programmare al meglio la gestione del rischio idraulico e geoidrologico e la relativa pianificazione degli interventi sul territorio, alla luce degli scenari climatici messi a disposizione dalla ricerca e in osservanza alle norme comunitarie come la Direttiva alluvioni, Direttiva quadro sulle acque, Direttiva habitat e Direttiva uccelli, regionali e emanate dall’Autorità di Bacino, e dei piani di gestioni dei corsi d’acqua vigenti, limitando a casi eccezionali azioni localizzate e fuori contesto. Auspichiamo inoltre una maggior partecipazione ai processi decisionali da parte di ricercatori, amministrazioni territoriali, rappresentanti delle aree protette, residenti e associazioni locali. La pluralità di questi soggetti deve essere inquadrata in un’azione congiunta a tutela delle varie funzionalità del corso d’acqua, per prevenire il rischio di interventi settoriali che non terrebbero conto della naturale complessità del sistema. Riteniamo che il coinvolgimento attivo e concertato di tutti questi attori sia di importanza cruciale per garantire la necessaria efficacia delle strategie di prevenzione e adattamento.
- Informazione e sensibilizzazione della comunità. Ai fini della protezione dell’incolumità degli abitanti, riteniamo sia fondamentale, a partire da un’efficace applicazione del Codice di Protezione Civile, la pianificazione, l’organizzazione e la divulgazione di percorsi partecipati ed educativi rivolti alle comunità locali riguardanti
i seguenti temi: interpretazione delle allerte meteorologiche e dei messaggi della Protezione Civile, educazione alla gestione del rischio associato ad episodi di maltempo intenso, possibili conseguenze e impatti del cambiamento climatico. Si spera, in tal senso, di poter contare anche sul fondamentale contributo delle future iniziative promosse nell’ambito del sistema scolastico quanto in quello dell’associazionismo.
La crisi climatica e le alluvioni non conoscono colore o partito politico. Auspichiamo che la gravità di questi problemi possa essere uno stimolo per un’efficace azione congiunta verso la risoluzione di un problema che riguarda ognuno di noi.
Hanno firmato il documento anche Stefania Amato, C40 Cities Climate Leadership Group, Francesca Bona, docente di Ecologia fluviale presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Universitá di Torino, Pier Luigi Calvalchini, Associazione Pro Natura Alessandria, Claudio Cassardo, meteorologo e fisico del clima presso il Dipartimento di Fisica, Università di Torino, Stefano Fenoglio, professore associato di Ecologia delle acque interne presso il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale, Sonia Fogagnolo, presidente dell’associazione Riprenditi Alessandria, Daniele Giordan, ricercatore presso il CNR-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) di Torino, Laura Gola, biologa faunista presso Aree Protette del Po vercellese alessandrino, Francesco Saverio Fera, professore associato presso il Dipartimento di Architettura, Università di Bologna, Fabio Luino, ricercatore presso il CNR-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) di Torino, Adriana Elena My, presidente del Consiglio Regionale Piemonte di Italia Nostra, Davide Notti, assegnista presso il CNR-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) di Torino, Riccardo Rancan, Associazione Naturalistica Culturale La Pietra Verde, Antonio Scatassi, accompagnatore naturalistico presso Aree protette dell’Appennino Piemontese, Nicola Scatassi, guardiaparco presso Aree Protette del Po vercellese alessandrino, Giorgio Vacchiano, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali -Produzione, Territorio, Agroenergia, Università degli Studi di Milano Statale, Adriana Valente, giurista e sociologa presso il CNR-IRPPS (Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali) di Roma.