Autore Redazione
martedì
23 Dicembre 2014
15:55
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Politica - Alessandria

In 150 al pranzo di Natale con i poveri, una festa per tutti e con Francesco nel cuore

In 150 al pranzo di Natale con i poveri, una festa per tutti e con Francesco nel cuore

ALESSANDRIA – Gli occhi sgranati e lo stupore davanti a un pacchetto regalo da scartare. Un misto di sorpresa e di incertezza “perchè non sappiamo cosa sia il Natale“. Manamadou, venuto dal Mali, non sapeva neanche cosa fosse la festa cristiana più importante dell’anno, né il perché di quel regalo. Scartare il pacchetto con il suo nome scritto e trovare dentro una sciarpa e un cappello gli ha riscaldato il cuore prima che il corpo. Anche se lui il giubbotto non se l’è mai tolto “perché qui fa freddo“. Manamadou è una delle tante persone che ha riempito l’asilo Monserrato domenica a pranzo in occasione della ormai consueta festa di Natale che quest’anno ha accolto oltre 150 persone. La Comunità di Sant’Egidio, la Caritas di Alessandria, la Cooperativa Coompany, gli scout e anche tanti cittadini (compresi sindaco Rita Rossa e assessore alle Politiche sociali, Mauro Cattaneo, entrambi impegnati a servire) hanno dato vita a un pranzo dedicato a poveri, persone sole e anche a quanti hanno compreso il valore dell’aiuto verso il prossimo.

Un momento di incontro senza barriere per festeggiare il Natale in modo ‘normale’. Ai tavoli decine e decine di storie, tutte diverse, ma collegate da un filo di sofferenza o malinconia che raccontano la difficoltà di questo Paese e di quelli vicini. Manamadou appunto è arrivato dall’Africa per “sfuggire alla guerra“. Dal Mali ha percorso il deserto per giungere in Libia e prendere la barca, nella speranza di arrivare sano e salvo in Sicilia. Una speranza che si è concretizzata alla fine, nonostante le mille paure perché i suoi occhi hanno visto “una ventina di persone morire quando il barcone si è rotto a largo“. Ha solo 24 anni e parla la sua lingua e un po’ di francese. Nel Mali studiava l’arabo e poi è dovuto fuggire via per trovare fortuna in Italia, dove vuole rimanere. Lo si capisce dall’avidità con cui legge le labbra per apprendere l’italiano, dal modo in cui si fa ripetere, in italiano, tutti i piatti scritti nel menu: l’antipasto, le lasagne, lo spezzatino, il panettone. Mangia con calma Manamadou e non si toglie mai il giubbotto e men che meno il suo sorriso, nonostante tutta la sua famiglia sia rimasta in Africa, senza sapere se e quando potrà riabbracciarla per ritrovare il calore dei suoi cari. Eppure la festa di domenica è riuscita a restituire un po’ di calore umano e un senso di familiarità perso un mese fa. La festa ha vinto la sua timidezza come quella di Sidimouamad, anche lui venuto dal Mali, e di Monhamad, partito dalla Costa d’Avorio con in tasca un foglio fitto, fitto di frasi: le espressioni principali con cui poter cominciare un discorso in italiano. Quello stesso foglio su cui, alla fine del pranzo, nell’ultimo spazio bianco, ha chiesto che qualcuno gli scrivesse ‘arrivederci’ in italiano.

Ma se questo è uno spaccato dei sentimenti di quanti hanno superato deserti e mari per arrivare in italia con un briciolo di speranza in tasca, le storie delle persone anziane rimaste senza nessuno o di quanti hanno perso tutto non sono poi tanto diverse. Per tutti loro essere chiamati per nome, mangiare vicino a tante persone, ascoltare un po’ di musica, suonata solo per loro, è stato un modo per ritrovare un posto nel mondo e non sentirsi esclusi. 

Per i i tantissimi volontari invece una prova del profondo valore del concetto del dono. Alla fine della festa di Natale infatti vedere quegli occhi pieni di commozione e di gratitudine e scoprire di avere conosciuto tante storie, seppur dolorose, è stato il regalo più grande. Per tutti. Anche perché “solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare“. Il pranzo di Natale di domenica ha fatto capire quanto lavoro ci sia da fare nelle nostre città ma anche quanto possa essere gratificante. Questo lavoro però perderà un angelo. Francesco Guido, principale coordinatore della comunità di Sant’Egidio ad Alessandria. Francesco è mancato la notte del 23 dicembre dopo un delicato intervento proprio il giorno prima del pranzo, un evento da lui preparato con tanta cura. Fino all’ultimo tutti coloro che lo hanno conosciuto, coloro che hanno sempre visto il suo delicato sorriso hanno sperato in un miracolo. 

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