19 Febbraio 2015
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Nella guerra su Amag Acqui sfida Alessandria a versare alla alla società il 25% delle azioni “e poi vediamo cosa succede”
ALESSANDRIA – ACQUI E’ ormai guerra aperta tra Acqui Terme e Alessandria sulla vicenda Amag. Anche questo giovedì nessun rappresentante della città termale si presenterà al tavolo tecnico per discutere del piano industriale della società. Dopo l’infuocata lettera già affidata la scorsa settimana al sindaco di Cassine per denunciare l’atteggiamento “da despota” del socio di maggioranza e comunicare la contrarietà del Comune acquese al ritocco dei compensi dei vertici della società (clicca QUI per la notizia), anche oggi Acqui ‘marcherà visita’. La città, ha tuonato il sindaco Enrico Bertero, è stanca della rotta “Alessandria-centrica” presa da qualche tempo da Amag. Il socio di maggioranza, forte del 74% delle quote, dalla prospettiva acquese, starebbe infatti accentrando tutte le risorse dell’azienda sui problemi di Alessandria, relegando i piccoli Comuni a semplici ratificatori di decisioni altrui.
Affermazioni accolte “con dispiacere” in casa Amag, convinta di aver svolto negli ultimi anni “un servizio di livello elevato” per i cittadini acquesi. Un lavoro che dal 2008 ad oggi ha portato ad abbattere del 25% il costo di manutenzione della rete e permesso di recupere buona parte delle dispersioni, scese dai 9000 metri cubi al giorno del 2007 ai massimo 7000 di oggi. Interventi cui si sommano i quasi 5 milioni di euro investiti negli ultimi 10 anni in opere per il territorio acquese, come il collegamento della rete idrica della città con il campo pozzi di Predosa o la realizzazione della fognatura Acqui – Moraina, quest’ultima in partecipazione con il Comune. Investimenti, ha evidenziato Amag, “possibili proprio grazie agli utili che il comune di Alessandria ha realizzato sulla sua rete gas e che ha reinvestito anche nei comuni soci“.
Acqui, in effetti, ringrazia Amag per il lavoro svolto “ma non questa Amag” ha puntualizzato Bertero. “Certo che negli ultimi 10 anni sono stati fatti investimenti, ma quanti ne sono stati fatti negli ultimi 810 giorni? In questi 2 anni e mezzo non è arrivato neppure un centesimo nell’acquese“. Inutile, ha aggiunto il sindaco Bertero, far leva sulle cinque assemblee dei soci convocate da giugno 2014 per condividere il percorso di sviluppo della società e della sua trasformazione in holding “quando c’è chi con il 74% delle quote fa il bello e il cattivo tempo in Amag“. “Alessandria se le canta e se le suona. Si applaude, dice che è bella, alta e con gli occhi azzurri e a noi così non va bene”. “Quando ci sono queste posizioni dominanti non capisco cosa possiamo fare. E poi non ci vengano a prendere per il naso sulla mancata nomina del membro del cda che non avrebbe potuto fare nulla. Noi abbiamo chiesto un sindaco che è cosa ben diversa“. Pronto a valutare la possibilità di uscire da Amag il sindaco di Acqui ha quindi lanciato “il ballon d’essai“: “Se davvero non esiste un monopolio di Alessandria in Amag chiediamo al socio di maggioranza di versare nelle casse della società il 25% delle azioni. Alessandria manterrebbe comunque il 49% delle azioni e sarebbe ancora “la più forte, la più grande e la migliore”, ma perderebbe la sua posizione dominante. Solo a quel punto le scelte saranno davvero condivise e vedremo se si farà sempre come vorrà Alessandria“
Tatiana Gagliano