17 Novembre 2020
05:13
Covid: sindacati in presidio davanti all’Asl. “Situazione drammatica: più personale e più sicurezza”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – “Sicurezza sul lavoro, nuove assunzioni del personale sanitario e rinnovo del contratto”. Queste le richieste dei sindacati Cgil, Cisl e Uil che, a fronte dell’emergenza covid, giovedì daranno vita a un piccolo presidio davanti alla sede dell’Asl di Alessandria, in via Venezia 6. Per evitare assembramenti la manifestazione vedrà la partecipazione di poche persone ogni quarto d’ora, dalle 9.30 alle 12.30. Si alterneranno i segretari confederali, poi i rappresentanti dei pensionati e della funzione pubblica. L’obiettivo è tenere alta l’attenzione sulle diverse criticità organizzative nella gestione della seconda ondata. “Sarà solo la prima di iniziative simili” hanno rimarcato le parti sociali.
“Abbiamo bisogno di più sanità pubblica” ha sottolineato il segretario provinciale della Cgil Franco Armosino “più assistenza domiciliare. Dobbiamo aumentare il personale della sanità, medici e infermieri da assumere, ce n’è bisogno urgente. Non possiamo permetterci di aspettare i tempi di un concorso, serve una risposta rapida e urgente, che l’Esercito non può dare. Rispetto alla prima ondata oggi si registrano molti più contagi nei posti di lavoro. Inoltre mancano i vaccini antinfluenzali e in molti casi in ospedale vengono sospesi gli interventi non urgenti. Rispetto alla prima ondata questo “terremoto” era però prevedibile e oggi non possiamo accettare questi problemi. Siamo vicini anche a chi si occupa delle mense. Non abbiamo intenzione di farci raccontare delle storie, chiediamo risposte urgenti. Siamo preoccupati perchè temiamo che ci sia una grande incompetenza. Se le premesse sono quelle di oggi tremiamo all’idea di come sarà la gestione del vaccino covid. Serve affrontare questi temi in modo serio e competente, basta scuse o giustificazioni che impattano sulla vita delle persone”.
“Sui luoghi di lavoro occorre assicurare la fornitura dei dispositivi di protezione individuale e della possibilità di effettuare i tamponi” ha aggiunto Francesca Voltan della Fp Cgil “le condizioni di scarsa sicurezza non sono accettabili, abbiamo avuto delle segnalazioni di poca osservanza delle regole. Il rinnovo dei contratti, poi, è un diritto. Il personale sanitario è purtroppo sottoposto a turni di 12 ore, con i riposi saltati, senza alcun riconoscimento professionale, nè economico. Uno dei problemi principali è la carenza di personale. Mancano gli operatori socio sanitari, gli infermieri, i tecnici di laboratorio e radiologia. Un numero che purtroppo cala anche a causa dei contagi tra i lavoratori. C’è poi il tema delle rsa: la situazione è difficile in tutte le strutture del Piemonte. In alcuni casi manca la continuità dei servizi, serve una risposta urgente, anche perché sappiamo le condizioni in cui lavoravano le rsa già prima dell’emergenza. La situazione è drammatica, dobbiamo fare sinergia con le istituzioni”.
“In questa emergenza è venuto meno il territorio“ ha detto Stefano Calella, Segretario generale aggiunto della Cisl Alessandria-Asti “i medici di medicina generale sono stati poco organizzati nella gestione di questa dinamica. La cura dei pazienti covid a casa può tentare di alleggerire la pressione sugli ospedali. Il fronte tamponi è stato sottovalutato tra la prima e la seconda ondata, speriamo che le contromisure si mettano in moto da subito. Nelle rsa, inoltre, il contagio è ripartito, non va bene che non si riesca ad avere quadro complessivo sui contagi. In Piemonte ci sono circa 250 strutture che non si sono accreditate sulla piattaforma e che non comunicano i dati pandemici, il contagio all’interno delle rsa sembra più pesante di quello che viene comunicato. I parenti, poi, denunciano la scarsa comunicazione della struttura sulle condizioni dei loro genitori. In generale la regione ha sottovalutato gli effetti della seconda ondata, la situazione è più grave di quella che sembra, il virus oggi è più subdolo e il disagio che crea e ingolfamento ospedali certifica questa situazione. Le case di riposo non sono presidi ospedalieri e necessitano di assistenza sanitaria”.
“Già durante la prima ondata denunciammo la carenza di organico” ha rimarcato il segretario provinciale Uil Aldo Gregori “eravamo inascoltati. Oggi la saturazione è il colmo, non possiamo più tacere. Le usca ma sono non ancora sufficienti. Siamo vicini ai lavoratori, pensionati, cittadini che non sanno con chi interfacciarsi, visto che faticano a trovare un interlocutore al telefono per il problema tamponi. Abbiamo ribadito tutte queste cose in più sedi ma non vediamo molti segnali. Nelle rsa, inoltre, i dati che ci segnalano sui contagi sono diversi da quelli che abbiamo in mano”.
“Affrontiamo un nemico, il virus, che ha dimostrato risorse e intelligenze anche inaspettate“ ha rimarcato infine l’Onorevole Federico Fornaro, parlamentare di Liberi e Uguali “si poteva fare di più? Una critica giusta ma sia contestualizzata. In Francia e Germania sono state adottate misure simili o forse ancor più restrittive. Sulla gestione delle Usca è stato investito 1 miliardo e 200 milioni: in provincia ci sono Unità che funzionano e altre sono solo sulla carta. La loro funzione è fondamentale per il malato a casa. Oggi il 94% dei pazienti è a casa, se fossero andati in ospedale saltava tutto il sistema sanitario nazionale. Mi preoccupa la sicurezza sui luoghi di lavoro: questa, a mio avviso è una delle più gravi lacune. In alcuni contesti è saltata la distinzione di percorso pulito/sporco. Il numero di oss positivi è inaccettabile: serviva una più preparata gestione organizzativa degli ospedali. Inspiegabile, poi, il tema rsa: quelle con 0 contagi nella prima ondata ora sono state infettate, utilizzando gli stessi provvedimenti. Le strutture dovrebbero essere però integrate nel loro complesso in un percorso di assistenza sanitaria gestito da Asl. Nella Azienda Sanitaria Locale di Alessandria ho notato autoreferenzialità: il ruolo dei sindacati, degli enti locali e del volontariato non viene considerato. Qualcuno, inoltre, ha pensato che la soluzione fosse privatizzare. La logica organizzativa in provincia poi è particolare nella nostra provincia: come in una ciambella c’è un buco al centro, visto che l’Ospedale di Alessandria è gestito dall’Azienda Ospedaliera, un paradosso”.
Foto di repertorio di un precedente presidio unitario delle sigle sindacali dei pensionati