20 Novembre 2020
05:22
Confesercenti: “Anche in Italia, come in Francia, un Natale coi negozi sotto casa e senza Amazon”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Confesercenti torna a chiedere al Governo di limitare lo strapotere del colosso americano e di mettere la web tax: “Il rischio è che le restrizioni anti-Covid penalizzino i negozi fisici a favore del gigante dell’e-commerce” – sostengono da Confesercenti della provincia di Alessandria.
In vista del Natale il Governo dovrà studiare misure per limitare lo strapotere dei colossi dell’e-commerce come Amazon. Lo afferma Confesercenti, che ricorda i rischi sul fronte concorrenza. “Qualora rimangano in vigore le restrizioni anti-Covid sul fronte dei negozi, le società dell’e-commerce stanno ottenendo enormi benefici perché tutti gli acquisti degli italiani verrebbero trasferiti dai negozi fisici al web; questo comporta un danno irreversibile per il commercio tradizionale e una palese lesione della concorrenza e del mercato”.
In Francia ambientalisti, politici, personalità del mondo della cultura e delle associazioni, si sono uniti in una petizione per impegnarsi a non usare Amazon per Natale. “Caro Babbo Natale, quest’anno stiamo assumendo l’impegno di un Natale senza Amazon”, scrivono i firmatari della petizione, che dipingono un quadro cupo delle conseguenze sociali, fiscali e ambientali dello sviluppo di Amazon, invocano a favorire il ricorso a negozi locali o all’economia circolare per i regali delle prossime festività. Si chiedono inoltre “leggi utili alla nostra economia piuttosto che aumentare ulteriormente la già delirante fortuna di Jeff Bezos”. “Questa seconda ondata sta creando uno squilibrio di concorrenza gravissimo tra i negozi reali e il web: mentre i primi sono chiusi d’ufficio da governo e regioni, il canale delle vendite on line di fatto agisce ed opera in condizioni di monopolio. Un problema serissimo per i negozi, soprattutto in vista del Natale”.
Così Confesercenti commenta la petizione “Natale senza Amazon“, lanciata da decine di personalità francesi. “Il rischio è che il commercio, un settore già in crisi da circa un decennio, venga definitivamente condannato a morte da questo squilibrio. Il problema non è impedire le vendite online, ma rendersi conto della necessità non più differibile di garantire un mercato realmente concorrenziale, nel rispetto del pluralismo distributivo. A maggior ragione nella situazione attuale, che vede le imprese di vicinato chiuse per scelta amministrativa” – dichiarano Manuela Ulandi e Michela Mandrino, rispettivamente presidente provinciale e cittadino di Confesercenti.