29 Marzo 2015
15:47
La crisi del piccolo commercio (2): “possibile che non ci sia più nulla da fare?”
ALESSANDRIA – Cosa succede al piccolo commercio alessandrino? L’articolo della settimana scorsa pubblicato da Radio Gold News su questo tema (si legga QUI) ha raccolto moltissime opinioni. Una dimostrazione di quanto gli alessandrini in realtà siano tutt’altro che tiepidi e poco costruttivi. La quantità di opinioni e commenti attorno al tema sollevato è la prova che le condizioni di una parte di Alessandria non possono essere confinate in un mero problema della categoria. La città non sta bene da troppo tempo, le cause non sono da trovarsi solo nelle difficoltà locali, ma certamente c’è la consapevolezza che non si può stare impalati a osservare il divenire. Darsi delle spiegazioni è almeno un punto di partenza. Per questo torniamo sull’argomento riproponendo alcuni degli spunti emersi sul nostro profilo facebook e sull’articolo apparso sul sito anche per continuare a mantere in piedi la discussione e provare così a cambiare anche solo qualche pezzettino di cose che non vanno come ci piacerebbe. Cominciamo allora dallo spunto di ‘Gelindo‘, partito proprio dalla situazione nazionale per analizzare però lo scenaro locale: “la crisi economica e di lavoro ha impoverito la gente, le ‘folli’ spese necessarie per poter portare avanti un commercio (tasse, affitti, bollette) e sopratutto la perdita di “abitudine” ad andare in centro a fare la spesa o per un attimo di svago (un caffè due passi un’aperitivo) sono tutte cose che giusto il sabato sono ancora abbastanza vive”. Secondo Gelindo quindi il possibile rimedio sarebbe “una drastica riduzione degli oneri e delle spese: ma questo deve essere fatto da Comuni e stato non certo autogestito dai singoli“. I singoli tuttavia non possono neanche gestire dei costumi che appaiono cambiati da molto tempo. L’osservazione in questo senso è di ‘Marco Grassano‘, persuaso che oltre alla crisi e ad alcune situazioni mutate in centro città, come la perdita del mercato coperto in via San Lorenzo, i problemi debbano ricercarsi nell’avvento dei centri commerciali: “non dico tanto l’Outlet, che è lontano (ma ci vanno anche tanti alessandrini), quanto piuttosto Panorama. Quando le vie del centro sono vuote, Panorama è pieno: i clienti vengono drenati lì”. In sostanza ora i clienti sono altrove. Sulla stessa lunghezza d’onda ‘Akko69‘: “a mio avviso è proprio il modo di fare commercio che è cambiato. L’esempio arriva da via San Lorenzo, svuotata di molti negozi di alimentari a causa dei mille supermercati che sorgono ormai dovunque, con promozioni settimanali, aperti fino alle 21, sabato e domenica compresi“. Un’opinione espressa anche dalle parole di alcuni commercianti nel nostro ‘reportage’ anche se proprio dagli Usa sembra arrivare un indirizzo differente. In quel Paese infatti la grande distribuzione non avrebbe più lo splendore di una volta (anche se ogni conclusione è probabilmente affrettata), ma forse non è la grande distribuzione a essere in crisi quanto l’erosione della classe media, quella che affollava appunto questi centri. E forse in questo l’Italia non è distante dagli Stati Uniti (si legga QUI per analizzare la situazione negli Usa). Una situazione che probabilmente ‘Diego‘ conosce tant’è che, rivolgendosi ai commercianti, ha spiegato: “i centri commerciali non sono gli unici responsabili. Il mercato del lavoro e del commercio è profondamente cambiato. Gli stessi centri commerciali non sono poi così pieni di acquirenti, e per adeguarsi al trend negativo hanno avvicinato i loro prezzi a quelli del web. Esistono cause molto più intense rispetto alla “semplice” presenza della grande distribuzione (centri commerciali) nelle città Italiane, Alessandria in testa“. Forse anche per questo ‘M.‘ invoca una maggiore coesione tra cittadini-lavoratori: “com’è possibile che i consumatori, per primi, non si rendano conto di essere complici di questo sfacelo, preferendo per i loro acquisti il centro commerciale? Alla fine non è neanche una questione di prezzo, ma di moda…“. Ma tornando all’opinione di Diego, per cui i centri commerciali non sarebbero l’unica causa della crisi del piccolo commercio, tra le difficoltà del settore, per ‘Sabina‘ ci sarebbero innanzitutto “i costi di gestione e le tasse“. poi sarebbe necessario avviare “più iniziative per premiare chi sta facendo sacrifici per non perdere il proprio futuro e quello dei propri figli! Ma penso che non ci sia volontà da parte di chi ha in mano il potere… è tutto estremamente e volutamente complicato…“. E allora perché non facilitare il tutto, come ha chiesto ‘As‘: “perché il Comune non mette a disposizione un ufficio che raccolga le idee di tutti i cittadini per poter attirare la gente in centro? Ci sono sempre 1000 limitazioni, 1000 cavilli burocratici, 1000 impedimenti che la gente ha smesso anche di pensare/organizzare/fare. Mi sembra doveroso da parte dell’amministrazione prendere iniziative in merito o perlomeno accettare suggerimenti o, meglio ancora, agevolare attività ludiche piuttosto che impedirle. Propongo un mese di concerti gratuiti in giro per la città, o un gagliaudo ogni tot settimane, o un evento di qualche genere che invogli le persone a uscire di casa e fare 2 passi. Oppure indire un concorso per tutti i cittadini per abbellire con qualsivoglia arte le strade del centro. Le idee si possono trovare, bisognerebbe solo avere modo di farle più agevolmente“. La voglia di Sabina però va a sbattere con le considerazioni di diversi cittadini come Grazia che lamenta come sia “difficile passeggiare in “centro”, vito che si rischia sempre di rompersi una gamba visto il dissesto stradale“. o quella di ‘Claudio‘ per cui “andare a fare un giro in centro mette tristezza“. E nella sua semplicità quest’ultima considerazione svela lo stato d’animo di molti alessandrini sfiduciati e smarriti. Tanto da rimanere impietriti difronte agli eventi, ormai indifferenti agli strombazzati annunci di una ripresa da parte dei governi che si sono succeduti nel tempo e persuasi che probabilmente la situazione attuale sia paradossalmente meglio di quella di domani. Un commerciante la settimana scorsa aveva racchiuso queste parole in una frase emblematica. “che ci rimane da fare ormai se non aspettare. Aspettare e vedere quel che succede“. Di seguito le foto di una installazione ( di alcuni anni fa) del fotografo Walter Zollino sulla crisi ad Alessandria:
Fabrizio Laddago