9 Febbraio 2021
05:21
Associazione La città che vogliamo: “Ecco le nostre richieste per il Giorno del Ricordo a Valenza”
VALENZA – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’associazione valenzana “La città che vogliamo”, a proposito del Giorno del Ricordo, previsto il 10 febbraio.
A distanza di due settimane dal 27 Gennaio, nel quale si celebra Il Giorno della Memoria, per commemorare tutte le vittime dell’Olocausto, vi è una data che altrettanto importante. Si tratta del 10 Febbraio, del Giorno del Ricordo, nel quale è altrettanto doveroso rivolgere il proprio pensiero ed il proprio rispetto, verso coloro che furono funestamente travolti dalla furia violenta, di chi commise atti atroci pensando di poterne trovare giustificazione nella resistenza all’Italia.
Fu così che nacque l’orrore delle foibe, terribile “metodo di morte” che consisteva nel gettare all’ interno di profonde caverne verticali, le vittime prescelte, possibilmente ancora vive, in modo che morissero in modo lento e doloroso, a seguito delle gravi ferite riportate nella caduta e agli stenti che a volte si prolungavano per giorni. Questa era la “punizione esemplare” che i Partigiani Jugoslavi guidati da Tito, pensarono di attuare nei confronti di quegli abitanti delle regioni d’Istria, Fiume e Dalmazia, la cui unica
colpa, secondo loro, era semplicemente quella di essere Italiani. Cittadini qualunque, civili, innocenti, appartenenti ad una Nazione nemica, in periodo di guerra. Da tutto quest’odio, questa violenza e questo dolore, prese vita il dramma nel dramma, ovvero
quello dell’esodo di tutti coloro ancora in vita, che per sfuggire a quell’orrore, abbandonarono la propria terra, con la morte nel cuore, pur di salvarsi e sperare in un futuro migliore.
Viaggiarono in cerca di riparo, lungo le altre regioni del Nord Italia, da Est verso Ovest, dove oltretutto furono vittime in molti casi, di altre violenze, vessazioni e negazioni di ogni tipo di aiuto. La cosa che più di tutte fece loro male, fu che ciò non era più opera “degli altri”, dei combattenti Jugoslavi, no, adesso i loro carnefici erano altri Italiani. Persone che avrebbero dovuto essere amici, fratelli, che avrebbero dovuto condividere il loro dolore, e tendere la mano con un offerta d’aiuto. Invece accecati da un odio scellerato, figlio di un’ ideologia, finirono col comportarsi nei loro confronti, come chi fino a poco tempo prima, si comportò nei confronti della popolazione ebraica con la promulgazione delle leggi razziali del 1938.
“Il punto” – afferma Marco Citro, Presidente de La Città che vogliamo “è che nessuna atrocità può essere giustificata, solo perché commessa in nome di una lotta, in contrapposizione ad altro orrore. Non può esistere un Male giusto, ed un Male sbagliato, è Male e basta. Non possono esistere vittime di serie A, e vittime di serie B. Vittime da commemorare e rispettare, ed altre semplicemente da dimenticare, se non addirittura negare, e peggior cosa di tutte, di cui giustificare l’atroce destino riservato loro, da chi si è macchiato degli stessi crimini dei propri nemici. In conclusione, credo che molto lavoro ci sia ancora da fare, e che sia soprattutto doveroso fare, per istruire e sensibilizzare buona parte della popolazione su questo tema. Siano allora le nostre Istituzioni, tanto a livello locale (a cui ovviamente mi vien più facile rivolgermi), quanto a livello nazionale ad adoperarsi affinché ciò avvenga, e che ad ogni vittima di questa vergogna, venga rivolto il giusto ricordo. E soprattutto il fin troppe volte negato, giusto rispetto”.
Nel corso del primo Consiglio Comunale utile, interviene Alessandro Deangelis, Consigliere Comunale “presenteremo una mozione consiliare per ribadire quanto il Ricordo come la Memoria siano ricorrenze di tutti, e per questo, pur guardando con favore alla proposta di maggioranza di denominare alla martire Norma Cossetto uno spazio pubblico della Città, chiediamo che l’assemblea cittadina si esprima con “una ferma condanna di ogni negazionismo sulle Foibe e sull’esodo giuliano dalmata”, di dare mandato all’Amministrazione Comunale in luogo del 10 febbraio di ogni anno (per il periodo di mandato) di “illuminare uno o più spazi urbani significativi con i colori della bandiera tricolore; di programmare per tempo cerimonie e iniziative che consentano di mantenere vivo il ricordo della vicenda drammatica degli esuli giuliano dalmati sia di tutti gli infoibati, onorandoli con dignità e amor patrio; di sensibilizzare le scuole e i giovani nei futuri anni scolastici attraverso momenti di approfondimento, di confronto, di studio e di analisi in collaborazione con enti e organizzazioni di ricerca; di dare attuazione agli indirizzi precedenti sul tema in questione, così come in luogo del 27 gennaio, giorno dedicato alla Memoria della Shoah, in condivisione con tutte le forze politiche e associative per il tramite del Comitato Unitario Antifascista, perché in futuro si contribuisca nella Comunità locale, in ossequio all’oggettività della verità storica su Ricordo e Memoria, ad una comune azione civica”.