21 Maggio 2015
16:43
Pensionati alessandrini sul piede di guerra: una lettera a Renzi e un presidio
AGGIORNAMENTO ORE 11.45: E’ firmata da 168.571 pensionati alessandrini la lettera che arriverà presto sulla scrivania del Premier Renzi. Oltre 50 pensionati di Cgil, Cisl e Uil già alle 11.30 di questo venerdì si erano raggruppati davanti alla Prefettura di Alessandria. Un presidio in piazza della Libertà prima di consegnare nella mani del Prefetto di Alessandria, Romilda Tafuri, la lettera indirizzata a Matteo Renzi. Un documento in cui i pensionati e le pensionate alessandrine sollecitano il Premier a sanare “l’ingiustizia certificata” del blocco della perequazioni delle pensioni tre volte oltre il minimo, dichiarata illegittima dalla Consulta. I pensionati, hanno ricordato Cgil, Cisl e Uil, non chiedono di dare “tutto a tutti”, ma di trovare una “soluzione condivisa”. La strada per evitare “nuove ingiustizie”, hanno ricordato le tre sigle, si può trovare solo attraverso il confronto e la discussione che ad oggi il Governo Renzi sta però negando alla categoria dei pensionati.
ALESSANDRIA – I sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al premier Renzi. Lo hanno fatto a nome dei 168.577 cittadini che hanno lavorato e che ora dovrebbero godere di un meritato riposo e non tribolare per il blocco della perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo (anni 2012-2013). In una lettera le parti sociali hanno esortato Renzi a restituire ciò che è stato “illegittimamente trattenuto”. Intanto, mentre la lettera verrà recapitata i pensionati oggi saranno in presidio sotto la Prefettura dalle 11 alle 12.30, per chiedere l’attuazione della sentenza della Corte senza trucchi.
Ecco la lettera:
Caro Presidente,
la sentenza emanata dalla Corte Costituzionale il 30 aprile scorso ha dichiarato l’incostituzionalità del blocco della perequazione delle pensioni si minimo (1.405 euro lordi) per gli anni 2012 e 2013.
I 168.577 pensionati e pensionate alessandrini, Le chiedono di sanare una ingiustizia “certificata” e una “pesante discriminazione a danno dei pensionati”, come dice la stessa Corte.
I pensionati alessandrini non vogliono avere un regalo, ma una giusta restituzione di quanto illegittimamente trattenuto negli anni 2012-2013 ai danni delle loro pensioni.
La stragrande maggioranza dei nostri pensionati, dopo un vita di lavoro, “gode” di pensioni che consentono appena una vita dignitosa: lo sa che nella nostra provincia i pensionati e le pensionate che prendono più di 3.000 euro lordi al mese sono l’1,12 % del totale, mentre non arriva a 1.000 euro lorde al mese il 71,30%? Questi cittadini hanno subito un ulteriore grave torto quando il Suo Governo ha escluso l’erogazione dei famosi 80 euro a loro e agli incapienti. E ci piace sottolineare che i pensionati italiani pagano più tasse degli altri contribuenti, perché la no tax area per le pensioni è pari a 7.500 euro contro gli 8.000 di tutti gli altri: ogni anno il fisco incassa 43 miliardi di euro dalle pensioni, come NON avviene in molti altri Paesi europei, dalla Francia alla Germania. E non sono forse i nostri pensionati a sopperire alle falle del sistema di welfare, improvvisandosi baby sitter, badanti, assistenti domiciliari, ammortizzatori sociali che si prendono cura di bambini, anziani non autosufficienti e situazioni di disagio che il sistema non sarebbe in grado di coprire?
Caro Presidente, non commetta l’errore di ignorare questo popolo: c’è stata una ingiustizia, venga sanata! Sappiamo bene che farlo costa, ma siamo persone responsabili che amano il proprio Paese: priorità a giovani e lavoro. Prima di quel blocco era operante un sistema di perequazione decrescente con il crescere dell’importo della pensione. Lo si ripristini senza perdere ulteriore tempo. Prima ancora di affrontare la questione del rimborso degli arretrati è necessario procedere alla ricostituzione dei reali importi delle
pensioni. Occorre aprire un confronto serio con le Organizzazioni Sindacali perché la Riforma Fornero fa acqua da tutte le parti: il blocco, gli esodati, la pensione a 70 anni, la mortifìcazione dei giovani.
Non va disatteso il confronto con le Parti sociali.
Ci si confronti, si discuta, si trovino soluzioni che funzionano senza commettere ingiustizie: ce la possiamo fare, come ci esorta a credere ogni volta che può.
Noi ci crediamo, noi ci abbiamo sempre creduto: ci aiuti a crederci ancora!