18 Giugno 2021
14:04
Zavanone e il museo diffuso: “Collaborare tutti per farlo crescere ancora”
VALENZA – Nei giorni scorsi abbiamo parlato del museo diffuso a Valenza, un percorso che sta crescendo con la soddisfazione di Costanza Zavanone. L’ex vicesindaco ha appreso proprio da RadioGold l’evoluzione di un progetto, ha rimarcato da lei “ideato e realizzato nelle sue componenti iniziali, dopo quattro anni di un percorso affannoso a causa di varie difficoltà economiche, burocratiche e ambientali“.
“Questo proposito dell’attuale Amministrazione – aggiunge Zavanone – ovviamente per me è un motivo di sollievo e di speranza, motivati non da ragioni personali ma dallo stesso spirito dal quale è nato il progetto, dalla speranza, appunto, di aver pensato e agito in modo utile alla mia città. Succede spesso che l’alternarsi della parte politica nel governo, sia a livello locale che nazionale, coincida con l’abbandono di progetti che hanno caratterizzato il governo precedente. È difficile però fermare un percorso pensato in progressione sul lungo periodo, al fine di generare ricadute positive sull’intera comunità, se chi governa vuole alzare lo sguardo sul futuro. Questo è il caso del M.O.D., io penso“.
Costanza Zavanone ha sottolineato il valore di un percorso di questo tipo perché si tratta del “primo e unico museo diffuso dell’oreficeria in Italia, pubblico, multimediale e bilingue. Lo spazio espositivo, di cui la vetrina di via IX Febbraio è un’anteprima, è previsto presso il complesso dell’antico convento di S. Domenico, già dal 2017, anno in cui ho inserito nel Documento Unico di Programmazione, questa destinazione. Sottolineo qui il fatto che il M.O.D. è concepito come uno spazio dinamico, di interazione continua pubblico/privato per favorire il dialogo fra le diverse realtà produttive, di formazione e di studio in Valenza. ( mi spiace, in proposito, che il progetto del Centro Studi finanziato da Bulgari non abbia avuto seguito…)“.
Il museo diffuso tuttavia avrà bisogno dell’aiuto di tutti perché “se non si collabora tutti ad alimentare questo processo affinché si dilati e cresca in tutte le direzioni, si condanna la realtà orafa valenzana a rimanere nei limiti angusti di una efficiente ma semplice macchina produttiva incapace di costruire sistemi autonomi di connessione nelle indispensabili relazioni internazionali. Questa è oggi la mia speranza: che il piccolo seme che sono riuscita a coltivare possa crescere per partecipare ad un processo generale di evoluzione positiva“.