Autore Redazione
domenica
14 Giugno 2015
22:00
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Politica - Alessandria

Sel dopo l’inchiesta sulle cave:”bisogna intensificare i controlli”

Sel dopo l’inchiesta sulle cave:”bisogna intensificare i controlli”

ALESSANDRIA – Cancellare la “criminogena” Legge Obiettivo e intensificare il controllo ambientale e quello di legalità. Sono queste le priorità per Sinistra Ecologia e Libertà di Alessandria  dopo l’inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti. “Come Sel – hanno spiegato in comunicato stampa –  non siamo, purtroppo, affatto stupiti perché sosteniamo da anni che la politica sottovaluta quanta parte di “Gomorra” abbia preso la residenza dalle nostre parti. Diverse inchieste, atti giudiziari e politici lo hanno dimostrato. Non siamo la Terra dei Fuochi? Probabile, ma invitiamo a non sottovalutare la situazione, le cose non vanno certo bene. La realtà è che l’economia illegale è solo la parte sommersa dell’economia legale, per due motivi fondamentali: perché in un Paese come l’Italia la linea della legalità è più bassa che altrove, e perché a questo si aggiunge che in un’economia strozzata dall’austerity i fenomeni di sopravvivenza nell’illegalità tendono a prendere piede. Sottovalutare questi due fatti equivale a prendere grosse cantonate”.

“Le vicende del sistema Incalza e delle cave dopo – ha aggiunto Sinistra Ecologia e Libertà di Alessandria –  dimostrano che l’assessore Lombardi aveva ragione, nel prendere in considerazione l’allarme di Arpa e delle altre autorità tecniche preposte, e nel pretendere il massimo rigore, dissociandosi da una affrettata delibera di giunta che non ha mai convinto né l’assessore né il nostro partito.

Il confronto, a tratti drammatico, coi cittadini e con le autorità tecniche ha portato la Sindaca e l’Amministrazione a rivedere l’approccio superficiale iniziale. Ora bisogna continuare su questa linea di maggiore consapevolezza ed evitare altri errori.

Non è però sui Comuni che ricade la maggiore responsabilità della situazione ma sulla “criminogena” Legge Obiettivo, come l’ha definita Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. La legge Obiettivo fu voluta dal governo Berlusconi e in particolare dal ministro Lunardi col suo enorme conflitto di interessi. Se, come sostiene l’attuale premier-segretario del PD, la fase del berlusconismo è superata, se si entra pur con grande difficoltà in una fase nuova, per quanto contraddittoria e tortuosa, se si vuole che ciò sia vero si operi allora di conseguenza alla cancellazione della Legge Obiettivo che consente al controllato, vincitore di un appalto di grande opera (tecnicamente “general contractor”) di scegliersi le regole e le modalità di controllo, cioè di essere al contempo il controllato e il controllore, e oltre a ciò di potere assegnare liberamente e senza gara fino al 40% dei subappalti.

Il ministro Delrio, insediatosi al ministero delle infrastrutture dopo lo scandalo Incalza, ha espresso una chiara consapevolezza e la volontà di cancellare la Legge Obiettivo. Ora però passi dalle parole ai fatti, assieme al governo, non fermandosi alle classiche “grida” manzoniane (che oggi prendono la forma dei “tweet”).

Venendo al tema del trasporto del materiale di scavo del Terzo Valico nelle cave alessandrine, l’altro interlocutore fondamentale è la Regione Piemonte. Gli organi competenti e l’assessore Lombardi elencano diverse prescrizioni – e la Sindaca annuncia addirittura di volerle incrementare –  e denunciano, formalizzando questa richiesta, che c’è una disparità di trattamento fra la Val di Susa e la Provincia di Alessandria: lì sono state imposte alcune di quelle più severe prescrizioni richieste da ARPA  nei riguardi del rischio amianto che da noi il Cociv continua a respingere (come detto la Legge Obiettivo gli da questa facoltà). Ma nella nostra Provincia, e specialmente nelle zone dove si dovrebbe scavare la galleria principale del Terzo Valico, la presenza di amianto è molto più certa e consistente che non nella Val di Susa. Ferma restando la nostra netta contrarietà al Terzo Valico, grande opera dai costi insostenibili e di cui si dimostra ogni giorno di più l’inutilità, c’è un motivo per cui ciò che hanno avuto gli abitanti della Val di Susa in termini di maggiore sicurezza non lo debbano avere quelli della nostra Provincia?

Naturalmente le cave non sono l’unica fonte di rischio per il futuro delle nostre falde acquifere: bisogna ridurre in generale la nostra capacità di inquinare in tutti i settori della nostra vita, cioè bisogna inquinare di meno sia nell’agricoltura, che nell’industria, che nei comportamenti di consumo privati, che nelle attività estrattive come quella delle gestione delle cave. Esiste una falda profonda di riserva, di cui si è diffusamente parlato in queste settimane, ma andare a pescare nella falda profonda in caso di emergenza oltre che costoso sarebbe anche una grossa sconfitta sotto tutti i punti di vista: sono le acque superficiali che vanno salvate smettendo di inquinare. Sui primi temi però, che sono complessi, dei ragionamenti concreti cominciano ad affermarsi sia nelle istituzioni che nella società, e ciò porta a norme e prescrizioni votate dal parlamento e dai consigli regionali.

Sulle cave invece c’è un far west che deve prontamente essere affrontato e messo in regola, riducendo drasticamente le concessioni e normandole molto più strettamente, perché come abbiamo visto in questi giorni la tentazione dell’economia illegale e del malaffare di utilizzarle come naturale sfogo della propria attività è altissima. Le vicende di Venaria, commissariata per mafia, che in questi giorni torna al voto, inoltre ci dicono che non è vero che le grandi opere non sono interessate dal rischio di infiltrazione mafiosa, che è resa possibile dalle modalità dalla stessa Legge Obiettivo, perciò occorre fare molta più attenzione e applicare da subito regole molto più severe e stringenti sotto tutti i punti di vista, dal controllo di legalità a quello ambientale”.

 

 

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