Autore Redazione
venerdì
17 Dicembre 2021
12:22
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Politica - Alessandria

Oneto (Pd): “Nuova stagione teatrale? Proclama elettorale. Sul Comunale manca una politica culturale”

Oneto (Pd): “Nuova stagione teatrale? Proclama elettorale. Sul Comunale manca una politica culturale”

ALESSANDRIA – “Qualche notizia positiva dopo anni di vuoto. E ora?”. L’ex assessore alla Cultura di Alessandria e consigliere comunale del Partito Democratico Vittoria Oneto ha commentato così le ultime novità legate alla nuova stagione teatrale ad Alessandria e al futuro del Comunale, emerse durante l’ultima conferenza stampa all’Alessandrino lo scorso lunedì.

“La manciata di spettacoli, seppur prestigiosi, che l’Amministrazione ha presentato e che si aggiungono senza legame alcuno, senza coordinamento tra e con quelli che già sono in calendario in altri spazi teatrali della città, non sono un regalo alla cittadinanza, sono un proclama elettorale, col quale si sottolinea che per quattro anni e mezzo si è stati totalmente assenti” ha attaccato l’esponente della minoranza.

“Un’offerta teatrale ad Alessandria c’è, esiste già, alla quale il “regalo” del Comune aggiunge poco” ha rimarcato Oneto “e non ci riferiamo al merito degli spettacoli, ma alla mancanza di un progetto a breve e medio termine che possa tenere assieme tutte le proposte. La sconfitta di questi 5 anni non è solo quella di aver richiuso le due sale Zandrino e Ferrero e, quindi, il Teatro Comunale, la vera sconfitta è quella di non aver capito che si stava ricreando un’esigenza, che c’era una comunità che tentava di ritrovarsi, stava crescendo e che fungeva da stimolo per altri luoghi. Il teatro esiste se qualcuno a teatro ci va, se c’è un pubblico, se c’è un’esigenza sentita”.

“Creare pubblico richiede anni di lavoro, dedizione e coinvolgimento. Recuperare il diritto di superficie, immaginare un futuro per il Teatro Comunale sono di per sé una buona notizia, ma le azioni di oggi sarebbero state credibili e più utili, se non fossero emerse solo a qualche mese dalle elezioni. Quale sarebbe l’idea per il futuro? Quella di spendere 10 milioni di euro per recuperare il Teatro Comunale, fare titoloni sui giornali, attendere la fine dei lavori tra 4 o 5 anni e rimanere immobili nel frattempo? Se manca una prospettiva a breve e medio termine, se manca un coordinamento tra le varie realtà che lavorano sul territorio, se non si valorizzano, non si fanno crescere assieme e se non si ha la volontà di costruire un progetto comune avremo un giorno un contenitore ristrutturato ma, nel frattempo, ognuno sarà andato per la propria strada, avremo un elenco di spettacoli che però non saranno sufficienti per assolvere al compito che spetta a noi amministratori: permettere alle persone, alle famiglie, ai ragazzi, alle scuole di crescere e formarsi come collettività, di far sentire la necessità e l’orgoglio di riaprire uno spazio, il Comunale, come luogo di e per tutti”.

Secondo Oneto, inoltre, rispetto al recupero del Comunale “manca la politica culturale che si vuole perseguire. Il progetto prevede il recupero dell’edificio ma senza dire, se non a spanne, cosa farne. Si dice che verrà affidato a un privato, come è emerso alla presentazione della stagione del Teatro Alessandrino, ma non si specifica perché e come. Dal punto di vista dei costi, nel piano, si legge, si prevede una spesa di 5 milioni per gli impianti e 650 mila euro per gli allestimenti, immaginiamo per il recupero integrale della sala grande e delle sale Ferrero e Zandrino, queste ultime ammalorate per la scelta di tenerle sempre chiuse in questi anni (ecco che tornano i costi!). Rimane il fatto che in Consiglio Comunale non è mai stato presentato nulla e quel poco di cui disponiamo lo abbiamo dovuto reperire per via traverse o leggerlo sui giornali. Rispetto alle buone nuove, noi siamo a disposizione per portare il nostro contributo. Il XXII rapporto Rota del Centro Einaudi che si concentra su Torino e sul Piemonte, presentato pochi giorni fa, recita: “In campo culturale c’è grande offerta, forse non abbastanza domanda, ma soprattutto c’è bisogno di ordine nell’offerta, evitando forme di concorrenza che si tramutano solo in scontri. Si deve lavorare sui calendari, puntando a sistemi di cultura che si integrino e guardino di più al mondo. Dobbiamo fare in modo che il mondo venga da noi, con le diverse forme dell’arte, per farsi conoscere e conoscerci. Per operare servono molta chiarezza nei compiti, non confondendo democrazia e collegialità con responsabilità nelle scelte”.

“Qui, almeno, non si corre il rischio di sbagliare perché di questi ragionamenti non c’è traccia. Le parole non sono sufficienti e nemmeno il “Regalo di Natale” lo è, che, evocando il bellissimo film di Pupi Avati, potrebbe non preludere a nulla di buono ha concluso l’ex assessore della Giunta Rossa.

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