Autore Redazione
giovedì
10 Febbraio 2022
08:22
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Politica - Alessandria

Il silenzio che non ci rende merito: le riflessioni sull’obbligo vaccinale di Maurizio Scordino

Sull’obbligo vaccinale anti Covid imposto del Governo
Il silenzio che non ci rende merito: le riflessioni sull’obbligo vaccinale di Maurizio Scordino

ITALIA – In principio era la comica, con Totò che vendeva la fontana di Trevi ai turisti. Poi – nel novembre dello scorso anno, ad Assisi – una donna colta in flagrante mentre rubava un paio di scarpe, ha spostato il genere in dramma: all’arrivo degli increduli Carabinieri accorsi sul posto, infatti, si è giustificata dicendo: «Ho rubato, ma è colpa del vaccino: sono confusa».

Tre giorni fa, invece, si è provato a declinare in tragedia, scongiurata però dal giudice tutelare di Modena che, saggiamente, ha accolto il ricorso dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna contro la pretesa da parte dei genitori di un minore, destinato a un delicato intervento cardiaco, affinché il sangue da utilizzare per le trasfusioni, non fosse proveniente da donatori vaccinati contro il Covid – 19.

Un episodio allucinante che non si identifica certo con chiunque sia contrario al farmaco anti Covid (guai a definirlo “vaccino”!), ma coperto da silenzio sui sempre informati siti di parte.

Va detto, per contro, che parimenti imbarazzante comincia ad apparire anche il silenzio di noi vaccinati, mano, a mano che si avvicina il 15 febbraio: quando chi è senza il green pass non potrà più lavorare, rimanendo così senza stipendio.

Un silenzio, il nostro, che ne segue un altro iniziato lo scorso 1° febbraio: giorno dal quale senza l’attestato “verde”, presso le Poste in molti non hanno più potuto ritirare la pensione.

Una serie di divieti e restrizioni dovute, come è noto, a un provvedimento governativo inteso a sollecitare la vaccinazione di chi finora si è astenuto dal farla, ma che nei fatti si sta rivelando una Legge abnorme, dalle conseguenze sociali profondamente inumane, oltre che potenzialmente inique, indubbiamente classiste e pericolosamente incontrollabili.

Inumane perché umilianti e lesive della dignità della Persona. Quante volte, infatti, abbiamo sentito ripetere dalle più alte cariche dello Stato, a proposito della piaga disoccupazione, che la dignità umana passa attraverso il Lavoro? Una Repubblica fondata sul Lavoro, ai cittadini che violano le Leggi applica sanzioni, non toglie dignità. Il Lavoro non è un premio revocabile, ma un diritto inalienabile per tutti.

Inique quando colpiscono, per esempio, una famiglia monoreddito in cui privo del pass sia il solo membro che lavora, cosicché – per paradosso – il coniuge che cura la casa e i figli studenti, quand’anche in regola con la vaccinazione, subiscono le conseguenze di una disobbedienza altrui. Una Repubblica fondata sul Diritto, riconosce la responsabilità personale di chi non si attiene alle Leggi, senza ritorsioni su chi “non ha commesso il fatto”.

Classiste, perché le sole pensioni prelevabili in Posta sono le “minime” – €524,34 mensili (o comunque inferiori a mille) – che si presumono percepite dalle fasce più povere e anziane della popolazione. Una Repubblica che la Costituzione obbliga a «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini (…)», applica sanzioni eque a chi infrange la Legge, non impedisce l’accesso a un diritto acquisito.

Pericolose, infine, perché rischiano di provocare “assalti alle panetterie” da parte di persone disperate, protagoniste di scenari ritenuti ormai definitivamente sepolti sotto le macerie di una Storia fatta di violenza, fame e abbrutimento, che speravamo, erroneamente, incapace di ripetersi.

Sono parole che vanno rivolte con forza a un Governo oggi sicuramente legittimo, quand’anche a tratti apparentemente schizofrenico nei comportamenti delle sue componenti politiche, ma che sempre oggi, su questo punto, sta sbagliando pesantemente.

Sono parole che vanno dette senza timore, perché vere e ancora più credibili in quanto pronunciate da chi, essendosi vaccinato, non ha nulla di personale da rivendicare.

Sono parole che vanno pronunciate con fierezza, perché rese più forti dall’aver compiuto una scelta positiva, dettata non soltanto dal bollettino giornaliero dei decessi, ma dalla certezza che lottare in qualsiasi modo, fosse più utile di rimanere chiusi in casa ad aspettare, esigendo da “altri” il rispetto di tempi medici che non c’erano e l’applicazione di protocolli sperimentali inapplicabili, in un contesto emergenziale come quello degli ultimi due anni.

Si tratta di un silenzio che non ci rende merito e che dobbiamo rompere immediatamente, in quanto persone per bene: capaci di sottostare al «Dovere civico» richiamato da un presidente della Repubblica esemplare, sulla base di una scelta libera e responsabile effettuata assai prima del Decreto Legge coercitivo, emanato lo scorso 7 gennaio.

Dobbiamo farlo in nome di quel Diritto in cui crediamo, incuranti di aiutare (anche) chi ci definisce: «massa ipnotizzata, fatta di pecore ignoranti e disinformate, di allineati al sistema, servi del potere, delle multinazionali e delle case farmaceutiche, cui interessa solo il green pass …». Reclamando Giustizia, per amor di Giustizia, zittiremo un’Italia che non ci piace per niente, ma che mai e in alcun caso, può giustificare una serie di intollerabili abusi.

Maurizio Scordino

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