24 Settembre 2015
08:55
Piano regionale amianto: le considerazioni di CGIL, CISL e UIL
PROVINCIA – Riceviamo e pubblichiamo il documento unitario di CGIL, CISL e UIL e inviato alla quarta e quinta Commissione regionale in occasione della consultazione sulla proposta di delibera Piano regionale amianto.
Come CGIL CISL UIL riteniamo che l’amianto sia un grave problema da affrontare con determinazione e sollecitudine perché ancora largamente diffuso su tutto il territorio nazionale e regionale e perché continua a mietere vittime non solo tra gli ex lavoratori ma anche tra i cittadini. Per queste ragioni valutiamo che sia necessario ed urgente che la Regione Piemonte si doti di uno strumento quale il Piano Regionale Amianto quinquennale che è stato sottoposto alla nostra attenzione.
Nel merito formuliamo le seguenti osservazioni.
1) MAPPATURA
Sorgono alcune perplessità circa la conclusione della mappatura dei siti contenenti amianto in tutto il territorio piemontese previsto, nel presente piano, entro il 2019. In altri documenti dell’ARPA si dichiarava che entro quest’anno (il 2015) si sarebbe compiuto il completamento della stessa mappatura. Sappiamo che essa riguarda gli edifici pubblici e privati, gli impianti industriali attivi e dismessi, l’amianto connesso con l’attività antropica e l’amianto in natura. Per la prima tipologia, in massima parte riguardante l’amianto impiegato nelle copertura con il cemento, si stima che la consistenza della superficie riguarda dai 50 ai 70 milioni di m2. I dati sono stati rilevati dall’ARPA con le foto interpretazioni di ortofoto, pari a circa 120.000 siti e si riferiscono al 70-80% del territorio edificato e abitato. Si propone che in sede di redazione del presente piano sia rafforzato l’obbligo di denunciare la presenza di amianto, prevedendo nei casi di auto-denuncia adeguati incentivi (contributi e benefici) per favorire la bonifica e la rimozione del materiale killer.
Occorre per quanto riguarda la mappatura prevedere l’obbligo della certificazione della vetusta degli edifici. Per quelli costruiti da oltre 40 anni è necessario definire tempestivamente la bonifica o la certificazione che essi non rilascino fibre di amianto, escludendo il pericolo di dispersione nell’atmosfera. Analoga procedura va definita per i comuni dove la presenza di vittime dell’amianto è superiore alla media regionale. Infine, nell’ambito della riorganizzazione dell’ARPA, riteniamo necessario un potenziamento del settore che in specifico si occupa della mappatura dei 2 manufatti di amianto al fine di favorire una più rapida conclusione degli interventi di bonifica.
BONIFICA DEI SITI
E’ banale ribadire che se si ritarda la mappatura anche le bonifiche dei siti subiscono un analogo allungamento dei tempi, con grave rischio per la salute degli esposti, che oggi sono in maggioranza cittadini che non hanno mai lavorato a contatto con manufatti contenenti amianto.
A proposito di decessi per causa di inalazioni di fibre di amianto occorre convenire che è necessario condividere il dato che gli stessi decessi purtroppo sono in aumento. Si stima in 2500 i casi nazionali, di cui oltre 1.500 solo quelli riguardanti il Mesotelioma Maligno, secondo il ReNaM. Ma il picco, in relazione alla lunga incubazione delle malattie asbesto correlate, è previsto per il 2022. A quella data si calcola, in base ad un modello matematico-statistico, che i casi arriveranno a 4000. Questa condivisione è fondamentale per potere essere conseguenti sul fatto che ci troviamo di fronte ad una emergenza sanitaria.
Infatti anche qui riteniamo che, a causa della differente consapevolezza della situazione sanitaria e ambientale, si prevede di realizzare l’obiettivo della bonifica totale dei siti piemontesi entro il 2025, anziché entro il 2020. Ma anche su tale data ci permettiamo di sollevare dei dubbi visto che si intende governare il processo di bonifica con strumenti e misure ordinari.
Sappiamo che gli interventi di bonifica dovranno necessariamente essere diversificati a seconda della natura della mappatura che viene effettuata prevedendo la rimozione o il confinamento o l’incapsulamento.
Se sono esatte le stime di 50/70 milioni di m2 si prevede una spesa di alcune centinaia di milioni di euro per la bonifica delle coperture. Ma per quanto riguarda l’interno degli edifici, entità che non si è in grado di quantificare, è fondamentale la collaborazione dei proprietari degli edifici.
2) INCENTIVI PER BONIFICHE E FINANZIAMENTI
Il problema delle risorse da impiegare per la mappatura e per le bonifiche è cruciale per fare presto e bene. Citiamo (ma non ci soffermiamo) quanto previsto in termine di finanziamenti Citiamo (ma non ci soffermiamo) quanto previsto in termine di finanziamenti la L. 426/98 e la L. 468/01 che intervengono per i siti di interesse nazionale L. 468/01 che intervengono per i siti di interesse nazionale L. 468/01 che intervengono per i siti di interesse nazionale (SIN), Balangero e Casale Monferrato per il Piemonte, i quali sono state stanziate risorse importanti e pertanto procedono i lavori di bonifica.
Un problema senza dubbio riguarda il D.M. 101/03 che a distanza di 12 anni non ha ancora assegnato le risorse necessarie previste per le regioni. Non sono grandi risorse ma tutto serve.
Vi sono anche le risorse, provenienti dai Fondi strutturali 2014-2020, che pensiamo possano essere rese disponibili per le bonifiche, come peraltro previsto espressamente dal decreto della Presidenza della Repubblica n. 91/2014.
Appare opportuno in tal caso che le risorse dei Comuni destinate alla messa in sicurezza e destinate alle bonifiche dei materiali contenenti amianto vengano escluse dal patto di stabilità. Su tali problematiche consideriamo un elemento positivo per il Piemonte che l’assessore Valmaggia ricopra il ruolo di Presidente degli assessori regionali in materia ambientale, nell’ambito della Conferenza Stato Regioni.
Richiamiamo infine la L.R. 30/08 che, tra l’altro, prevede: Richiamiamo infine la L.R. 30/08 che, tra l’altro, prevede: Richiamiamo infine la L.R. 30/08 che, tra l’altro, prevede:
contributi ai comuni per la gestione dei rifiuti, raccolta e smantellamento (art 5);
Informazione e coinvolgimento della popolazione sui problemi della presenza di amianto e, suggeriamo nel presente piano, l’istituzione di Sportelli Informativi nei comuni di riferimento, con presenza di personale debitamente formato ed in grado di fornire indicazioni precise circa l’iter da seguire, sia per ciò che riguarda l’accertamento della presenza di manufatti contenenti amianto da parte di strutture pubbliche competenti, sia per quanto riguarda la stabilizzazione o rimozione sicura del manufatto.
Le Organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL e le associazioni delle vittime dell’amianto si rendono disponibili a fornire la loro attiva collaborazione.
A tale proposito proponiamo di produrre un manuale informativo operativo a cura della Regione Piemonte ed in collaborazione con gli Enti locali e l’INAIL regionale.
Si rende necessario:
– promuovere convenzioni tra comuni e imprese;
– favorire interventi multipli tra cittadini per ridurre i costi delle bonifiche; o sollecitare un forte impegno comune presso il Governo ed i Parlamentari per l’emanazione di un provvedimento di bonus fiscale, per la rimozione dell’amianto, che preveda il recupero fiscale del 65% in tre anni, alla stregua del bonus arte;
– promuovere accordi con le banche per la concessione di mutui agevolati a favore dei cittadini per le bonifiche; o Sostenere la costituzione di un fondo destinato ai meno abbienti che può essere alimentato dal gettito dell’IVA proveniente dalle bonifiche;
– per gli edifici pubblici è urgente intervenire con priorità assoluta, stabilendo un obiettivo-programma che prevede entro i prossimi 10 anni la rimozione totale dei manufatti, in particolare per quelli scolastici di ogni ordine e grado, per gli ospedali, ecc, con risorse statali e regionali. In tal caso va garantita l’esenzione dei vincoli previsti dal patto di stabilità, invocando l’emergenza sanitaria, come effettuato per Casale Monferrato.
Per questo capitolo ci sembrano comunque insufficienti i 5 milioni previsti nel presente piano quinquennale;
– per quanto riguarda la presenza di amianto nei luoghi di lavoro, riteniamo che oltre all’informazione sia necessario il sostegno alla formazione di RLS e RLST su tale materia;
– ci permettiamo di suggerire, sulla base dei dati, di cui disponiamo, circa i casi di Mesotelioma Maligno tra i lavoratori edili che si imbattono in materiale contenente amianto non previsto ( pensiamo alle ristrutturazioni interne), la necessita di fornire adeguata formazione su come comportarsi e come evitare i rischi connessi alla presenza di amianto;
– individuare nuove discariche pubbliche e possibilmente in prossimità dei siti (Km 0) oltre alle 4 attuali, largamente insufficienti a ricevere l’amianto da smaltire (Casale Monferrato, Collegno-Barricalla e Rei, Torrazza Piemonte). Le nuove discariche riteniamo che debbano essere a gestione pubblica o a controllo pubblico, data la delicatezza del materiale trattato.
Si osserva che l’individuazione di nuove discariche permetterebbe di invertire l’attuale situazione in cui gran parte dell’amianto viene smaltito all’estero con un aggravio notevole dei costi;
– richiediamo alla Regione di definire una procedura informatica standardizzata, mediante moduli appositi, allo scopo di rendere più semplice e veloce la notifica alle ASL da parte delle imprese e dei privati. A tal proposito si possono utilizzare procedure in funzione in altre regioni;
– proponiamo che in ogni amministrazione pubblica per quanto riguarda il patrimonio edilizio, con presenza di amianto, sia prevista la figura del responsabile sicurezza in materia di amianto;
– riteniamo importante una costante verifica delle imprese facenti parte dell’albo dei bonificatori sia dal punto di vista numerico sia dal punto di vista della funzionalità.
Crediamo che la messa in atto di tutte le iniziative indicate possano imprimere un’accelerazione delle bonifiche con positive ricadute di posti di lavoro nel settore edile, oggi in crisi profonda.
4) SORVEGLIANZA SANITARIA
La Regione Piemonte con l’UFIM dispone di una unità che è un modello all’avanguardia. L’UFIM è da supportare, incoraggiare e potenziare attraverso una più efficace integrazione tra Aso e Asl-Al. Qui’ i pazienti sono presi in carico dal momento della diagnosi, lungo tutto il percorso della malattia, per 365 giorni l’anno e in ogni sede assistenziale (Ospedale, RSA, domicilio, Hospice). I pazienti seguiti dall’UFIM possono accedere ai migliori trattamenti chemioterapici di prima linea e a protocolli sperimentali che contribuiscono, tra l’altro, a fornire anche un forte impulso alla ricerca. Contemporaneamente specialisti delle cure palliative e psicologi si prendono cura della sofferenza fisica e psicosociale, inevitabilmente legate alla diagnosi di Mesotelioma. Riteniamo pertanto che vada sostenuto dal punto di vista finanziario stabilendo un impiego efficace delle risorse a disposizione ( che come è noto derivano dai fondi accantonati delle transazioni delle vittime).”
Si sottolinea la necessità di dare attuazione alla L.R. 30/08, art.8, che prevede che i soggetti sottoposti a sorveglianza sanitaria hanno diritto a fruire delle gratuità degli accertamenti, ad accedere alla documentazione sanitaria relativa e a ricevere suggerimenti sui rischi e sui comportamenti preventivi da adottare.
Si richiede alla Regione Piemonte la messa in atto degli strumenti e degli interventi affinché la sorveglianza sanitaria sia effettiva e non solo
annunciata. Riteniamo centrale a tale proposito il ruolo dei medici (sia del lavoro che di base) nell’ambito sanitario sia per la sorveglianza sanitaria che per la prevenzione delle malattie professionali. Suggeriamo un forte coinvolgimento dei medici di medicina generale (MMG) attraverso un atto di indirizzo della Regione Piemonte circa il ruolo e le responsabilità che i medici hanno in materia di malattie professionali e in specifico per quelle asbesto-correlate.
Per rendere, poi, facilmente accessibili le diverse banche dati agli operatori del settore, si suggerisce di istituire, in sede regionale, a
costo zero, un luogo di confronto fra i diversi operatori interessati, con l’obiettivo di superare le attuali difficoltà di comunicazione.
Evidenziamo la carenza di attenzione circa l’aggiornamento dell’archivio dei dati che riguarda gli ex esposti e, a tale proposito, sollecitiamo l’attuazione dell’apposito protocollo definito a livello nazionale. Occorre a tal proposito recuperare il tempo perduto con l’attivazione del gruppo di lavoro che definì la proposta di piano (inizi anno 2000), comprendente le istituzioni, le Organizzazioni sindacali e le associazioni delle vittime dell’amianto. Basti pensare che risultano in archivio circa 18.000 nominativi di ex esposti quanto dai dati in nostro possesso essi ammontano ad oltre 30.000.