12 Ottobre 2022
13:34
Cgil e Uil contro la Regione sui fondi alle associazioni pro vita: “Totale mancanza di rispetto verso le donne”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – “La Regione Piemonte continua la sua crociata contro diritti civili e sociali: con il finanziamento pubblico (460mila euro) del fondo vita nascente non si tutelano i nascituri e le famiglie!“. Questo il grido d’allarme lanciato dai sindacati Cgil e Uil di Alessandria rispetto all’ultimo provvedimento di Palazzo Lascaris. Lunedì, infatti, la delibera di Giunta sugli stanziamenti per il fondo Vita Nascente è stata votata in Commissione regionale.
“Non ci sentiamo rappresentate da chi apre un atto istituzionale sostenendo che questo provvedimento sia finalizzato ad “evitare che l’aborto divenga uno strumento di controllo delle nascite”. Esiste già la legge 194/78 che ha dato negli anni ottimi risultati attraverso la prevenzione e la diminuzione delle interruzioni di gravidanza. Il servizio pubblico da sempre si prende carico dei percorsi di aiuto alle donne gestanti in ordine al riconoscimento o non riconoscimento del nascituro e all’esigenza di segretezza del parto, anche se sono situazioni molto diverse tra loro“.
“Tale provvedimento denota la totale mancanza di rispetto nei confronti delle donne e rende esplicito il pensiero di questa Giunta regionale che con questa delibera intende costruire un’impalcatura privata – per il 99% costituita da associazioni integraliste antiabortiste e pro vita – per occuparsi, sulla carta, delle donne incinte in difficoltà che attualmente vengono prese in carico dai servizi socio-assistenziali dei Comuni e dei Consorzi e dai Consultori pubblici nello svolgimento delle funzioni loro assegnate dalla legge, che invece vengono svalorizzati e non sostenuti con il rafforzamento di strutture e organici”.
“Inoltre il 10% dello stanziamento sarà devoluto per la pubblicizzazione del fondo stesso e le associazioni antiabortiste potranno utilizzare il logo della regione senza alcun controllo. Infine nel testo non è mai citata la voce di spesa “prevenzione” che è la premessa per far sì che anche nella nostra regione si realizzino condizioni favorevoli per la scelta consapevole di maternità, ad esempio promuovendo la gratuità della contraccezione”.
“Non ci sentiamo parte di questa narrazione e chiediamo:
– l’attivazione di tutte le misure di prevenzione, compresa la contraccezione gratuita
– il pieno riconoscimento del lavoro pubblico e del suo valore attraverso il potenziamento dei servizi sociali, del personale e dei consultori per tutte le fasce d’età
– risoluzione del problema del sovrannumero di medici obiettori di coscienza che di fatto, così facendo, impediscono l’applicazione e la fruizione da parte delle donne della legge 194/78
– investimenti in Sanità pubblica tramite assunzioni adeguate del personale in organico
– la piena tutela della salute sessuale e riproduttiva per tuttә
– il ricorso alle tecniche più moderne e l’immediata attivazione dei percorsi per l’aborto
farmacologico nei consultori
– il vero sostegno al reddito, alla genitorialità e al welfare e il contrasto alla precarietà del lavoro”