28 Ottobre 2015
06:39
Via le vecchie Province, arrivano gli ‘Ambiti’: Alessandria insieme ad Asti
PIEMONTE – Alessandria andrà con Asti. Questa una delle novità formalizzate dal Consiglio regionale di martedì sera che ha approvato la legge di riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province e alla Città Metropolitana in applicazione della Legge Delrio. Il Piemonte, dopo l’approvazione della legge da parte del consiglio regionale, sarà strutturato in una città metropolitana, Torino, e tre aree vaste e cioè Novara, Vercelli, Biella e Verbano-Cusio-Ossola insieme (Ambito 1), Cuneo (Ambito 3) e infine la terza area vasta composta da Alessandria e Asti (Ambito 2).
Le Province avranno la gestione dei trasporti e della viabilità, della rete scolastica, delle pari opportunità, della pianificazione territoriale, dell’assistenza agli enti locali, di ambiente e protezione civile. La Regione si occuperà invece della formazione professionale, delle politiche del lavoro e di quelle sociali, di agricoltura, di turismo, cultura, edilizia residenziale e pubblica, pianificazione attività estrattive, energia.
In capo alla Regione andranno 1600 dipendenti su un totale di 3946 per un costo di circa 55 milioni di euro. Il personale in esubero sarà collocato in appositi elenchi di mobilità con una corsia preferenziale per il ricollocamento nei ruoli degli Enti Locali e dello Stato. (In basso le infografiche riassuntive del consigliere regionale Paolo Alemanno)
“Il valore di questa legge – ha dichiarato in Aula il presidente della Giunta Sergio Chiamparino, ringraziando Aldo Reschigna per il lavoro paziente e determinato – è che offre certezze ai cittadini rispetto ai servizi e al personale e, contemporaneamente, consente al Piemonte di arrivare preparato al nuovo quadro istituzionale in via di definizione in Parlamento“.
“Questa legge – ha sottolineato il vicepresidente della Giunta Aldo Reschigna – è frutto di un lavoro corale, nato dall’apporto di una pluralità di direzioni regionali, dal confronto con i presidenti di Provincia all’interno dell’Osservatorio e con le Organizzazioni sindacali, e che ha visto il Consiglio regionale confrontarsi sul merito del provvedimento. Se vogliamo che questa legge non sia una mera applicazione della Delrio, abbiamo molto da lavorare nella fase di attuazione del provvedimento, con la consapevolezza che se le aree vaste funzioneranno, quando la riforma costituzionale sarà approvata, il Piemonte, a differenza di altri, avrà delle basi di atterraggio. Abbiamo lavorato guardando al futuro, evitando da un lato il centralismo regionale e dall’altro la dispersione amministrativa sui Comuni”.
“Viviamo un momento particolare della nostra Repubblica – ha dichiarato Gilberto Pichetto, capogruppo di Forza Italia, annunciando il voto contrario del suo gruppo e aprendo le dichiarazioni di voto sull’intero testo – in cui il disordine sulle riforme creato dall’effetto mediatico degli annunci rischia di produrre una situazione di incertezza giuridica sullo stato di diritto. Dopo le Province, ora l’obiettivo è puntato sulle Regioni. Nell’applicazione di una legge mal fatta come la Delrio, il Piemonte ha perso un’occasione per rendere il sistema omogeneo, creando invece un sistema a geografia variabile che produrrà confusione per i cittadini“.
Critica l’opposizione, a cominciare dal Movimento 5 stelle: “ci saremmo aspettati più coraggio – ha sottolineato Mauro Campo a nome del Movimento – e un approccio più tempestivo, visto che altre Regioni hanno legiferato prima e con maggiore chiarezza. In Piemonte, invece, si è scelto di non decidere. Prova ne è che non esiste neanche un chiaro elenco delle funzioni esercitate dalla Regione, dalle Province e dai livelli comunali e sovracomunali. La mancata chiarezza rischia di lasciare margini per l’arbitrio dei singoli funzionari e lascia cittadini e imprese nell’incertezza“.
Voto contrario al provvedimento anche da parte della Lega Nord. “E’ un momento di caos istituzionale – ha dichiarato Gianna Gancia – dove i livelli decisionali sono tanti. Crediamo che questa forma di Stato non sia più aderente alle esigenze del cittadino“.
“Oggi approviamo un provvedimento complicato – ha invece rivendicato Davide Gariglio, presidente del gruppo del Partito Democratico – che contempera diverse esigenze e che è frutto di un lungo lavoro. Oggi noi non ci limitiamo ad applicare la legge Delrio ma disegniamo uno scenario di più lungo periodo, impegnando le Province a svolgere le funzioni in forma associata, che vedrà pronti, a modifica costituzionale approvata, quattro enti di area vasta. Rivendichiamo inoltre la scelta di differenziare le competenze attribuite alla Città metropolitana sulla formazione professionale, differenziazione prevista già in Costituzione, ad esempio per le Regioni”.
Nel corso della seduta del 27 ottobre, sono stati approvati diversi emendamenti presentati dal vicepresidente della Giunta regionale, Aldo Reschigna. Tra questi, uno prevede che la Regione concorra annualmente alle spese per il personale adibito alle funzioni in materia di ambiente per una percentuale massima del 40 per cento della spesa sostenuta, al 31 dicembre 2015, da Province e Città metropolitana. La Commissione Bilancio, riunita in una pausa dei lavori dell’Aula, ha dato parere favorevole all’emendamento, la cui norma finanziaria è stata rinviata alla legge di bilancio. Approvato anche un emendamento che consente di salvaguardare il ruolo della polizia provinciale e di assicurare il mantenimento delle qualifiche agli agenti e ufficiali di polizia locale provinciale. Anche Sel e Forza Italia hanno presentato alcuni emendamenti di precisazione, che sono stati accolti dalla Giunta.
Sono intervenuti nella discussione anche i consiglieri: Andrea Appiano e Domenico Rossi (Partito Democratico); Gian Luca Vignale, Claudia Porchietto e Massimo Berutti (Forza Italia); Francesca Frediani e Paolo Mighetti (Movimento 5 Stelle); Marco Grimaldi (Sel); Alessandro Benvenuto (Lega Nord)
Collegati alla legge sono stati approvati a maggioranza alcuni ordini del giorno
Il primo, presentato dal gruppo M5S, primo firmatario Paolo Mighetti, impegna la Giunta regionale “a garantire l’espletamento dei controlli utilizzando sia il personale attualmente in capo alla Regione addetto a funzioni di polizia mineraria, sia quello attualmente impiegato nelle province allo stesso scopo, mediante l’assorbimento di quest’ultimo; a garantire il decentramento del personale addetto alle funzioni di polizia mineraria sugli ambiti ottimali, al fine di salvaguardare la capillarità dei controlli sul territorio; a prevedere ed avviare un censimento regionale sulle attività estrattive, in itinere, concluse, sospese e autorizzate, presenti sul territorio regionale, raccogliendo ed aggiornando i dati all’interno del sistema Piemonte; a normare il regime dei controlli, in modo da garantire un minimo di un controllo annuale in cava e negli impianti di prima trasformazione fissi e mobili”.
Il secondo, presentato dal gruppo Pd, primo firmatario Davide Gariglio, impegna la Giunta regionale “affinché sia garantita, di norma, la permanenza nelle sedi attuali degli uffici delle ex Comunità montane preposti all’esercizio delle funzioni in materia di agricoltura, specialmente laddove i Comuni, sui cui territori insistono gli uffici stessi, si siano impegnati ad assicurare nel tempo la disponibilità delle sedi e di tutti i beni strumentali necessari all’esercizio delle funzioni”.
L’ultimo, sottoscritto da numerosi consiglieri del centrosinistra e del gruppo M5S, primo firmatario Andrea Appiano (Pd), impegna la Giunta regionale “ad attivarsi nei confronti del Governo affinché sia affrontata la questione dei precari attualmente in carico alla Città metropolitana e alle Province, per il periodo successivo alla scadenza dei relativi contratti; a prevedere il trasferimento all’Agenzia Piemonte lavoro di tutto il personale addetto ai Centri per l’impiego di cui all’art. 20 della l.r. 34/2008, ivi compreso quello con contratto di lavoro a tempo determinato in corso, che alla data del 31 dicembre 2015 risulti occupato nei medesimi Centri, per i quali la Città metropolitana o le Province si sono avvalsi della norma di cui all’art. 15, comma 6 bis, del Dl 78/2015, come convertito dalla L. 125/2015; a garantire in prospettiva la piena funzionalità e continuità dei servizi attualmente erogati dai Centri per l’impiego, con personale e risorse finanziarie e organizzative adeguate”.
LA POSIZIONE DEI SINDACATI
“Ad oggi possiamo dire – sottolineano i sindacati Cgil, Cisl e Uil – che sono stati definiti anche gli ultimi aspetti che riguardano le funzioni ambientali, trasferite alla regione con una copertura dei costi pari al 40% a carico della Regione. Inoltre si è chiarito il destino degli operatori di polizia provinciale le cui funzioni sono state riconosciute, tramite avvalimento dalla regione eccezion fatta per quelle relative alla viabilità rimasta alle ex-province”.
Rimane alta l’attenzione per quanto attiene la riorganizzazione dei centri per l’impiego e delle politiche attive per il lavoro. Cgil, Cisl e Uil del Piemonte ora chiedono alla Regione, a partire dall’incontro di venerdì prossimo, di definire il destino di tutti i lavoratori affinché nessuno sia dichiarato in esubero e tutti siano collocati in base alle proprie competenze.
Proseguono comunque le iniziative di mobilitazione a livello nazionale per la modifica del decreto sulla mobilità che, con la previsione del taglio del salario accessorio, penalizza i lavoratori in questa delicata fase di riordino. Concluso l’iter legislativo CGIL CISL UIL hanno chiesto al Presidente ed al Vice Presidente della Giunta di adoperarsi affinché a livello nazionale siano ridotti i pesanti tagli previsti per gli enti locali dalla Legge di stabilità 2016.