1 Novembre 2015
23:00
Piercarlo Fabbio eletto coordinatore cittadino di Forza Italia
ALESSANDRIA – I membri di Forza Italia hanno scelto di affidare a Piercarlo Fabbio il compito di coordinare il partito a livello alessandrino. Fabbio è stato eletto per acclamazione venerdì, durante il congresso cittadino di Forza Italia. I lavori sono stati presieduti da Ugo Cavallera, responsabile provinciale di Forza Italia e hanno visto la presenza del coordinatore regionale Gilberto Pichetto Fratin, del consigliere regionale Massimo Berutti, del capogruppo di Forza Italia in Provincia, Nicola Sirchia, del consigliere comunale e provinciale di Alessandria, Davide Buzzi Langhi. Hanno portato il loro saluto Giovanni Barosini, in rappresentanza dell’UDC e Georghe Raica, per il partito UDRI (Unione Democratica Rumeni in Italia). Hanno presenziato al congresso anche l’on. Renzo Patria e l’on. Franco Stradella.
Oltre alla nomina di Piercarlo Fabbio come coordinatore cittadino, gli iscritti hanno inoltre scelto i membri del nuovo comitato, composto da 25 persone a cui se ne aggiungono altri 5, per la volontà di giungere a una candidatura unitaria per il coordinatore e ad una lista unitaria per il Comitato. Questi i membri del comitato: Abbinante Nicola, Armando Natale, Boido Paolo, Borasio Paolo, Buzzi Langhi Davide, Conte Alfonso, Crivelli Alessandro, Farina Giuseppe, Ferrigni Giuseppe, Foresto Dino, Formagnana Michele, Gasparini Gianni, La Rosa Andrea, Mazzarello Rosa, Moccagatta Stefano, Pace Andrea, Pasquero Roberto, Piccolini Luciana, Prigione Claudio, Remotti Mauro, Roncati Enrico, Schiavone Francesco, Selea Maria Cristina, Spanò Maria Grazia, Tortorici Antonio, Cardiello Riccardo, Mendola Davide, Passi Massimiliano, Questa Stefano, Sacconiro Franca.
Durante lo svolgimento degli interventi, Piercarlo Fabbio, ha illustrato la mozione unitaria il cui contenuto ha caratterizzato la proposta politica della lista unitaria.
Ecco il testo integrale:
“Il quadro politico nazionale
Si sta oggi svolgendo un grande conflitto, che magari non appassiona l’opinione pubblica, ma il cui risultato condizionerà il sistema politico italiano per gli anni a venire. Si stanno cioè ponendo le basi per la terza repubblica, registrando almeno due diversi orientamenti: quello sbilanciato verso un sistema politico bipolare, in cui l’alternanza democratica favorisca di volta in volta un contendente, garantendo così il governo del Paese, pur in un quadro in cui le nazioni nate nell’Ottocento, rilasceranno sempre più spazi di autonomia politica all’Europa. In questo contesto, la naturale contrapposizione, il democratico confronto potrebbe avvenire fra Destra e Sinistra, fra Liberaldemocratici e Democrat, ma occorre non sbagliare evitando di considerare come un quinto dell’elettorato si collochi su posizioni antisistema e populiste che finiscono per negare la realizzabilità del sistema come sopra identificato.
La seconda ipotesi è quella di pensare ad un partito della nazione, che finisca per occupare la gran parte del quadro politico, lasciando marginali spazi alle formazioni di estrema destra e di estrema sinistra. In questo caso risulterebbe ancor più acuito il ruolo della unica formazione asistemica, che finirebbe per occupare quasi per intero lo spazio dell’opposizione politica e sociale al partito di naturale maggioranza.
Peraltro questa seconda ipotesi verrebbe nuovamente a sancire la diversità del sistema politico italiano con quello europeo. L’Italicum finisce per favorire più questa seconda ipotesi che, nell’occuparsi in modo quasi totale del potere, finirebbe di non pensare all’opposizione, lasciando ad essa campo libero per crescere.
Ecco perché l’attuale situazione è da considerarsi delicata al punto che ogni più piccolo spostamento finisce per condizionare l’uno o l’atro cammino.
Forza Italia da sempre ha scelto il percorso bipolare e dell’alternanza, ma occorre che questa decisione sia arricchita da contenuti moderni, che sappiano portare il Paese fuori dalla crisi, non solo a paroile come oggi tende a succedere, ma nei fatti dell’economia, del lavoro, del welfare sociale.
Il bisogno della verità
In sede locale, da troppo tempo si è imposta all’opinione pubblica una versione dei fatti, che hanno contraddistinto la nostra amministrazione, assolutamente mistificatoria.
Valga un esempio su tutti scelto tra le parole d’ordine riguardanti un passato raccontato dagli avversari, ma non sufficientemente sviluppato dalle nostre voci. Una delle accuse ragionieristiche a noi indirizzate e che ha fatto un certo scalpore, è stata la frase “non ci hanno lasciato neppure un soldo in cassa”. Questo ha consentito di sviluppare il concetto che con una voracità incredibile, noi fossimo riusciti a spendere, anzi a sprecare tutto quello – cioè un immane patrimonio – che il Comune aveva. Tant’è vero che si è arrivati al fallimento. La logica conseguenza parte però da un dato errato: 18 milioni di euro per il ponte Meier a disposizione, 12 milioni per il Piano Integrato di Sviluppo Urbano giunti dalla Regione in quanto vincitori di concorso europeo, 1,5 milioni per Santa Maria di Castello (dallo Stato), 19 milioni per il parking sotterraneo di piazza Garibaldi, oltre 5 milioni disponibili per eventuali anticipazioni di cassa. Si rasentano i 60 milioni di euro. Quale amministrazione nel passato ha lasciato così tanti soldi ai successori, al punto che oggi sono solo quelli i lavori in fase di realizzazione?
Era solo un esempio di come si debba ancora molto lavorare su questo terreno per correggere, almeno nel nostro elettorato, una percezione perlomeno “dubbiosa” di ciò che gli è stato dato in pasto.
La critica: inaccettabile l’omissione di essere “il Comune”
All’Amministrazione attuale possiamo erogare un “quaderno di doglianze” praticamente infinito. Su ogni altra cosa, la volontà di giungere ad un dissesto che, giorno dopo giorno, appare sempre più artificioso, strumentale, costruito, soprattutto, contro la città che, in tempo di crisi, aveva bisogno di sostegno e non di ulteriore appesantimento per la contribuzione alla spesa pubblica.
Il miglior esempio è dato dal bilancio di previsione 2015, di fatto il primo dopo la fase degli istituti contabili “stabilmente equilibrati”. La parte corrente sfiora nuovamente i 100 milioni di euro, sul piede di ciò che era la spesa storica del Comune, ma a quale prezzo si è raggiunta questa conferma? Licenziando circa 150 persone, facendo fallire l’AMIU, mettendo sulla stessa strada ATM, caricando l’AMAG di aziende che finiranno per pesare su un bilancio aziendale che già soffre di circa 20 milioni di euro di insoluti (bollette non pagate) e di fatto riducendone il valore di mercato, inventando aziende speciali illegittime per sostituirne altre che dopo quasi quattro anni non sono ancora chiuse, non riaprendo il teatro, non sviluppando una politica di promozione degli eventi attrattivi della città e neppure una che aiutasse strutturalmente la città a riprendersi (vedi parking di piazza Garibaldi, ma non solo: la non ristrutturazione della Valfrè acquisita al patrimonio comunale ha del clamoroso) e a ridarsi un immagine (lo station front è solo uno dei problemi). Così come lo stato di aumentato degrado della Cittadella a cui si è risposto con tavoli di discussione, ma non di lavoro, è sotto gli occhi di tutti.
E’ comunque possibile andare ben oltre – per esempio non esiste neppure in nuce una politica per la casa che possa porre rimedio a occupazioni troppo frequenti, numericamente inaccettabili e oltre ogni media piemontese e all’imporsi di una condizione di illegalità e di non equità fra i richiedenti – individuando altri contesti, come quelli della manutenzione stradale e del decoro urbano che sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.
Il Comune: l’innovazione di un protagonista nell’economia della città
“Il Comune come motore immobile” è una frase da noi utilizzata in una conferenza stampa condotta qualche mese fa con l’on. Gilberto Picchetto Fratin. Perché a fronte della riduzione delle risorse disponibili, per evitare ulteriori aggravi ai concittadini, occorre mettere in campo una grande capacità di sviluppare linee guida sulle quali, attraverso il principio della sussidiarietà, gli imprenditori privati sappiano e vogliano riprendere a investire sulla città, consapevoli che questa possa essere il luogo che trasforma le loro risorse in ricchezza e ne consente una più equilibrata distribuzione.
Anche il Comune dovrà alleggerirsi, senza svendere: la perdita di raccordi con i cittadini attraverso la non erogazione di servizi, addirittura il rilascio di importanti quote di mercato (vedi il caso distribuzione gas metano e teleriscaldamento) verso operatori esterni, senza corrispettivo alcuno, è un esempio di pessima gestione della cosa pubblica, che porta all’indebolimento del patrimonio, ancora vera cassaforte dell’Amministrazione.
Ma il privato va testato, verificato nelle sue capacità, controllato anche con quote aziendali, affinché il Comune non sia solo un asettico conferitore di autorizzazioni o concessioni, ma coprotagonista dello sviluppo dei servizi urbani.
Anche nei confronti degli Enti di maggior respiro territoriale, come la Regione Piemonte, andrà intrapreso un nuovo percorso di collaborazione, al fine di garantire al Comune un gettito costante pur basato su progettazioni flessibili. Purtroppo anche la Regione ha utilizzato lo stesso meccanismo negli ultimi tempi, ritirandosi progressivamente da servizi agli Enti Locali determinanti per la loro esistenza. Senza dover discettare troppo ampiamente della Sanità pubblica e privata, che si considera un patrimonio della città e che l’attuale Giunta di centrosinistra ha ridotto nella capacità di investimento e nella spesa sociale.
A ciò si aggiunga che, pur su un piano diverso, il decoro urbano, lo stato delle strade, le condizioni dei cimiteri, la riapertura totale degli spazi culturali, costituiscono punti di intervento improcrastinabili.
Un ulteriore aspetto: quello della partecipazione, a cui andrà orientato un pensiero particolare, anche alla luce delle ultime insoddisfacenti modifiche apportate ai regolamenti dall’attuale Amministrazione.
Forza Italia deve gradualmente passare da organizzazione episodica a struttura partecipativa del territorio. Si tratta di organizzare il rapporto tra partito e territorio. All’uopo occorre quanto prima agire sul terreno della riflessione sulla struttura più efficace da mettere al servizio della Comunità. Una Conferenza Organizzativa sarà necessaria per porre l’attenzione a questi aspetti, dopo aver vagliato le possibilità che oggi sono adeguate alle nostre forze.
Poi sarà la volta dei contenuti e dei programmi, ma nel frattempo non bisognerà mancare di porre le basi per un’alleanza forte, coesa, convinta che consenta di affrontare le elezioni amministrative del Comune di Alessandria rappresentando i cittadini e i loro bisogni”