29 Maggio 2023
05:51
Cissaca Alessandria: “87 minori in comunità, molti stranieri. Numeri preoccupanti. Disagio giovanile in aumento”
ALESSANDRIA – In occasione della presentazione delle linee operative per il Piano di zona dei Servizi Sociali di Alessandria, il Cissaca ha fatto il punto sulle attività del 2022. Ad oggi il consorzio dei servizi sociali può contare su 61 operatori dipendenti, soprattutto assistenti sociali, e ha in carico oltre 3200 gli anziani, quasi 1500 le persone con disabilità (tra cui 95 minori) e 87 minori in comunità. Tra questi, in particolare, molti sono stranieri senza una famiglia, provenienti dall’Albania, dalla Turchia e dalla Tunisia. Da sottolineare che, rispetto all’assistenza ai minori, il consorzio può contare solo su risorse proprie visto che, per questa categoria, non vengono riconosciute erogazioni regionali o statali.
“Si tratta” ha rimarcato la direttrice Stefania Guasasco “soprattutto di ragazzi tra i 15 e i 17 anni, spesso con problemi sanitari. Un impegno molto delicato e di grande responsabilità. Sono numeri preoccupanti. In generale il Cissaca eroga servizi alla comunità pari a circa 8 milioni di euro” ha aggiunto Guasasco.
“Dal mio insediamento al Cissaca” ha spiegato la presidente Margherita Bassini “abbiamo avviato una analisi sul bisogno concreto del territorio. Abbiamo ritenuto utile intraprendere questo lavoro per trovare i problemi. Di recente si è tenuta una riunione in Provincia promossa dagli enti gestori coi rappresentanti del terzo settore. I bisogni sono soprattutto legati al tema della marginalità, della non autosufficienza e dell’invecchiamento. Purtroppo è emersa la carenza del personale: mi riferisco a operatori socio sanitari, educatori professionali e assistenti sociali. Questo crea dei vuoti o delle situazioni di difficoltà agli operatori del terzo settore. Abbiamo inviato ai sindaci del territorio un questionario per conoscere i bisogni sociali dei cittadini. Sui minori, in particolare, purtroppo le separazioni conflittuali sono numerosi ed è alto il numero di giovani in comunità. Il disagio giovanile sta aumentando: non stiamo parlando solo dell’effetto post covid. C’erano problematiche anche prima della pandemia. A volte questi disagi possono sfociare anche in comportamenti anche anti conservativi. Noi possiamo rispondere a questi bisogni ma toccherebbe alla sanità intervenire sugli aspetti psicopatologici, dando risposte adeguate, non sempre è così. Rispetto alle persone con disabilità occorre ridefinire gli interventi tradizionali finora praticati. Rispetto alle persone che vivono in uno stato di marginalità sociale, inoltre, grazie agli amministratori e alla dirigenza dell’ente già tante cose sono state fatte. Alessandria dovrebbe rendersene maggiormente conto. Ad Alessandria la Caritas lavora con noi, grazie a diverse strutture, come ad esempio i dormitori. A San Michele c’è poi una delle due micro comunità per accogliere persone senza tetto. A breve saranno costruiti dei mini alloggi. Sugli anziani, infine, ci sono bisogni da affrontare con modalità diverse. Stiamo ragionando con le associazioni che se ne occupano per definire un modello misto: da residenzialità come soluzione a forme più modulate di assistenza domiciliare integrata come, ad esempio, le situazioni di co-housing”.
“Il tema del bilanciamento prevenzione/emergenza è sotto attenzione” ha aggiunto la direttrice Guasasco “spesso i nostri operatori sono al lavoro rispetto alle emergenze. Il sì del Ministero all’assunzione di altri sette assistenti sociali ci potrà consentire di lavorare sulla prevenzione. Auspichiamo di poterci rinforzare: facciamo molto lavoro con le scuole stiamo cercando di diventare per loro un interlocutore credibile”.
Guasasco è poi intervenuta sul reddito di cittadinanza: “Ha supportato circa 400 nuclei famigliari, altrettanti stanno aspettando di essere intercettati. Nella maggior parte i progetti utili alla collettività non sono stati un grande successo. I Comuni fanno fatica a trovare cantieri o, purtroppo, stiamo parlando di storie di vita troppo compromesse. Non hanno molto aiutato i centri per l’impiego. Non sappiamo ora cosa succederà, rispetto alla nuova modalità di erogazione del reddito”.
“Il Piano di Zona è a mio parere lo strumento fondamentale per definire e costruire il sistema integrato di interventi e servizi“ ha rimarcato la presidente della Commissione Politiche Sociali e Sanitarie Roberta Cazzulo “è, inoltre, lo strumento territoriale privilegiato per la condivisione e la concertazione delle politiche sociali che permette di fissare le modalità organizzative dei servizi, di rilevare i bisogni e le risorse e rende possibile la creazione di modalità di collaborazione tra i diversi attori che operano sul territorio. Un piano di zona deve perseguire un welfare generativo, puntando all’integrazione delle risorse esistenti, economiche e umane, professionali, di competenze, di collaborazioni, di progettazioni condivise. Un welfare che mette a sistema competenze diverse in una cornice di corresponsabilità e di sostenibilità nel tempo, e che vede un ruolo attivo di quanti più attori territoriali, come generatori di cambiamento”.