Autore Redazione
venerdì
11 Agosto 2023
12:05
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Politica - Alessandria

Lunghe liste d’attesa, carenza di medici e Rsa che “non reggono più”. Il Garante degli anziani: “A rischio la salute dei cittadini”

Lunghe liste d’attesa, carenza di medici e Rsa che “non reggono più”. Il Garante degli anziani: “A rischio la salute dei cittadini”

ALESSANDRIA – “Lunghissime liste di attesa, Pronto Soccorso allo stremo, medici di medicina generale assenti in molte aree del paese, personale infermieristico insufficiente, incremento delle cure verso la sanità privata (con relativo esborso dalle tasche dei cittadini) questo per far fronte al deserto sanitario del pubblico, interi settori dalla Salute Mentale e dell’assistenza agli anziani abbandonati a sé stessi“. Questa è la fotografia del Servizio Sanitario Nazionale riportata dal Garante dei Diritti degli Anziani della Città di Alessandria, Vicenzo Costantino.

Servono due anni per una mammografia di screening, tre mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese, due mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore, sempre due mesi per una visita di controllo cardiologica da effettuare entro 10 giorni, sei mesi per una Tac, una RMN o per una ecografia. Sono alcuni esempi di tempi di attesa segnalati dai cittadini che lamentano anche disfunzioni nei servizi di accesso e prenotazione, ad esempio determinati dal mancato rispetto dei codici di priorità, difficoltà a contattare il Cup, impossibilità a prenotare per liste d’attesa bloccate. Questo è il risultato di 20 anni dove la spesa sanitaria può essere paragonata ad un “elettroencefalogramma piatto” dove ogni famiglia è costretta a spendere di tasca propria 2.200 euro l’anno per curarsi.

Il deficit di offerta e i mancati investimenti per la sanità territoriale hanno ulteriormente incrementato i problemi, per non parlare delle Rsa che non reggono più, dove ogni giorno devono affrontare i problemi di come organizzare e gestire la cura delle fragilità e i risvolti occupazionali. Siamo un Paese con un’alta percentuale di anziani e la risposta residenziale tradizionale delle Rsa non è più sufficiente e le badanti non possono essere l’unica alternativa per le famiglie, le persone anziane meritano più attenzione da parte delle istituzioni e più servizi.

E per il prossimo futuro cosa ci si deve aspettare? Certo non sarà semplice affrontarlo, dove a renderlo più incerto vi è una crisi economico e sociale che sta mettendo in ginocchio il Paese.
I numeri parlano chiaro l’incidenza della spesa sanitaria sul Pil scenderà al 6,5 per cento nel 2023 e al 6,1 nel 2025, in calo di oltre un punto e mezzo rispetto al 2022, e parecchio distante dalla media europea del 7,9.

Lo Stato italiano spende 130 miliardi in sanità, 1.947 euro a cittadino, cioè il 6,4 per cento del Pil. Siamo ben distanti da Francia e Germania, dove sulla sanità si investe il 10 per cento del Pil. Anche l’Ocse ha dichiarato che l’Italia, per garantire la tenuta sociale del Paese, dovrebbe spendere almeno 25 miliardi in più all’anno.
In più gli italiani aggiungono di tasca propria altri 41 miliardi per curarsi: un record mondiale! Vanno poi aggiunti altri 9,6 miliardi sborsati per assistere figli disabili e genitori anziani, più 9,1 miliardi di trasferimenti diretti alle famiglie dall’Inps che, sotto la veste di assegni di accompagnamento, alimentano il mercato privato e spesso informale delle badanti improvvisate.

In sintesi, ogni famiglia spende di tasca propria 2.200 euro l’anno per curarsi. A proposito di ricorso al privato, il centro di ricerca Cergas Bocconi, che monitora il Ssn, stima che tre famiglie su dieci a causa di impreviste spese per la salute stanno rischiando di scivolare sotto la soglia di povertà e oltre il nove per cento ha impegnato per le cure più del 40 per cento del denaro a propria disposizione. Si tratta di un altro record negativo italiano al confronto con gli altri Paesi dell’Europa occidentale.

Mancano all’appello 20mila medici, di cui 4.500 nei pronto soccorso, 10mila nei reparti ospedalieri, sei mila medici di base; mancano 70 mila infermieri e 80 mila Oss, 50 mila fisioterapisti oltre a altre figure di supporto (assistenti sociali, logopedisti, tecnici di radiologia, amministrativi, tecnici economali,ecc) e a questi numeri si aggiunge la paura di non poter utilizzare i fondi del Pnrr per la realizzazione di opere pubbliche sanitarie indispensabili per modernizzare la sanità italiana.

L’art.32 della costituzione recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. A quanto pare non è così. I cittadini pretendono che si dica loro la verità il SSN così com’è oggi gestito e finanziato non può garantire quanto è espressamente scritto nella nostra costituzione.
A curarsi e avere assistenza saranno solo quei cittadini che si potranno permettere cure private e questo in una Paese democratico non è accettabile. Dopo l’emergenza covid possiamo dire che stiamo affrontando un’altra emergenza quella sanitaria con conseguenze drammatiche. Tutto dipenderà dalle scelte politiche che si adotteranno e queste saranno fondamentali per la tenuta del sistema, dove l’unico obiettivo è quello di rimettere al centro il diritto costituzionale di ogni individuo e della collettività“.

 

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