Autore Redazione
lunedì
23 Novembre 2015
23:00
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Politica - Alessandria

Slc Cgil: “cosa deve fare la città per riavere un teatro?”

Slc Cgil: “cosa deve fare la città per riavere un teatro?”

Cosa deve fare Alessandria per riavere un teatro degno di questo nome? E’ questa la domanda che il segretario provinciale Slc Cgil, Marco Sali ha rivolto al sindaco Rita Rossa e all’assessore alla cultura, Vittoria Oneto, in una lettera aperta in cui ha ripercorso la travagliata storia del Teatro Regionale Alessandrino, “per gli amici il Tra” quando ormai mancano poche settimane al sesto Natale dalla chiusura della struttura. 

“Inutile rievocare tutte le vicissitudini che questo sfortunato edificio e chi lo ha frequentato per lavoro  hanno dovuto attraversare: in parte risolte (vedi la bonifica amianto), in parte no – ha sottolineato Sali – La Slc Cgil di Alessandria ha seguito la vicenda con un’attenzione colma di angoscia e preoccupazione per tutto questo interminabile quinquennio. Troppe le incognite, soprattutto se calate nel contesto di un comune in dissesto. La cultura in questo Paese è un orpello, un lusso di cui ci si può privare in tempo di crisi? Il dissesto di un comune, la profonda deindustrializzazione del territorio provinciale, possono far sì che un luogo fisicamente piccolo come un teatro, ma così simbolicamente grande, possa essere accantonato e dimenticato? Perché ad oggi non abbiamo notizia di alcun “risorgimento alessandrino” che ci possa far pensare, una volta compiuto, si parli di teatro.

Oramai siamo arrivati al tanto sospirato fine anno, periodo in cui, compiuta la bonifica, si riaprirà il teatro, o almeno alcune sale (stando alle  dichiarazioni fatte dall’assessore competente a cui noi crediamo!).

Un dubbio però ci assale, e sinceramente a questo quesito vorremmo avere una risposta. Risposta che non è mai arrivata durante un 2015 fatto di incontri, discussioni e proposte. Almeno da parte sindacale.

In conclusione: qual è mai il piano strategico studiato per riaprire il teatro e dare gambe al contenitore culturale che esso rappresenta?

Molti non sanno, perché di Sindacato per strada si parla poco e male, che durante tutto l’anno, le tre Organizzazioni Sindacali si sono prodigate con fatica per mantenere sul tavolo la discussione in merito al futuro del Teatro di Alessandria e dei suoi ex dipendenti. Questo ha permesso che si inserisse all’interno di un atto di indirizzo della giunta comunale, la possibilità di recuperare in via prioritaria la professionalità degli ex dipendenti del TRA, oggi collocati altrove sempre grazie all’intervento del sindacato.

Molti non sanno che sempre il Sindacato ha proposto ai tavoli ufficiali richiesti al Comune di Alessandria – alla presenza degli assessori competenti – di partecipare alla progettualità sul futuro del teatro, ed ha condiviso l’idea di istituire un gruppo di lavoro che ridisegnasse un teatro a misura di Alessandria, ma vivace nella programmazione e pregno di contenuti culturali come ci si aspetterebbe da un luogo del genere. Insomma come direbbe Fenoglio: “une petite chose toute serieuse”. Il gruppo di lavoro, però, non ha mai visto la luce!

E’ chiaro che per noi la riapertura dell’intera struttura non è la fine di un percorso, ma è soltanto l’inizio.  Possiamo dire di condividere questo sogno con qualcuno? Oppure la riapertura parziale di quella struttura  è un risultato fine a se stesso? Insomma, è’ l’unico obiettivo?

Il gruppo di lavoro che avevamo immaginato prevedeva  il contributo di architetti alessandrini, registi, ex dipendenti e degli assessori competenti. Questo proprio per dare gambe ad idee nuove, a nuovi spettacoli in ambienti ristrutturati e accessibili, insomma ad eventi di richiamo per i  cittadini di Alessandria che si meritano un Teatro di rilievo.

Sia chiaro, nulla di insostenibilmente ambizioso o oneroso. Ma “una piccola cosa molto seria”, tutto qui. Eppure, nonostante questo e nonostante l’impegno e la buona volontà messi sul campo, tutte le buone idee partorite sono state lasciate cadere nel dimenticatoio, per far spazio ad altre non ben identificate soluzioni.

Dunque infine ci chiediamo: quali sono queste soluzioni? Con quali risorse verranno finanziate? Chi se ne occuperà organizzativamente e artisticamente? Perché non c’è stato modo, per noi, di contribuire fattivamente come chiedevamo? Dall’atto di indirizzo, che parla degli ex dipendenti, vedremo mai nascere  qualcosa di buono?

E in ultimo: cosa deve fare la città per riavere un teatro e soprattutto un teatro degno di questo nome?”

 

 

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