Autore Redazione
mercoledì
11 Ottobre 2023
12:14
Condividi
Politica - Alessandria

Stop ai diesel euro5, i dubbi di Azione Alessandria: “Probabile che i veicoli a benzina euro3 siano più dannosi”

Stop ai diesel euro5, i dubbi di Azione Alessandria: “Probabile che i veicoli a benzina euro3 siano più dannosi”

ALESSANDRIA – “Non riteniamo così utile la restrizione sui diesel euro 5 programmata dalla Regione Piemonte: o, quantomeno, non efficace”. Così due esponenti di Azione Alessandria, il fisico e divulgatore scientifico, Enrico D’Urso, e il Vehicle handling engineer, Giuseppe Abagnale, sono intervenuti su un tema al centro del dibattito pubblico nelle scorse settimane: lo stop ai veicoli diesel euro 5 in Piemonte a partire dal 15 settembre, un provvedimento poi rinviato dal Governo al 2025.

“Ricordando che ad oggi è già attivo un bando fino alle vetture Euro2 incluse se alimentate a benzina ed Euro4 se a gasolio, queste ulteriori limitazioni al traffico veicolare in 76 Comuni del Piemonte sarebbero una possibile risposta a seguito della procedura di infrazione aperta dalla Commissione UE verso il nostro Paese. L’Italia nel 2020 è stata, infatti, condannata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per aver superato il valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti, o particolato, e non aver introdotto azioni sufficienti per ridurre lo smog” hanno sottolineato D’Urso e Abagnale “il motivo per cui il Piemonte sta cercando di anticipare di due anni l’attuazione di questo inasprimento risiede nel fatto che è la regione più sfavorita dai venti e quindi quella in cui i giorni di sforamento dei limiti sono maggiori”. 

“Tuttavia, mentre risulta evidente da alcuni studi (tra i quali uno dell’Arpa effettuato nel Comune di Alessandria) come il traffico veicolare sia per i centri abitati una fonte importante, anche se non l’unica, di polveri sottili, risulta meno chiara la motivazione della stretta che pone il blocco fino all’Euro5 incluso per le auto Diesel ma non interviene sulle auto a benzina per le quali il bando è fermo alle Euro2. È, infatti, da sottolineare che fino alla normativa Euro4 inclusa non era specificato un limite per il particolato emesso da vetture a benzina; ed è ormai noto che anche i veicoli a benzina, specialmente i più recenti ad iniezione diretta, producono particolato allo scarico. Gli ultimi studi riportano come i sistemi a benzina producano più particolato ultrafine rispetto quelli a gasolio, benché al momento manchino i dati per quanto riguarda il particolato con dimensioni inferiore a 2.5 micrometri (essendo questa la minima dimensione misurata per le attuali normative), quindi non è possibile dare una risposta certa a questo quesito”. 

“Quello che è ormai certo è che più piccola è la dimensione del particolato e tanto più in profondità può arrivare nei polmoni quando inalato e tanti più danni può arrecare al sistema respiratorio e immunitario. Addirittura, pare che più grandi siano le dimensioni delle particelle di particolato e maggiori siano le probabilità che queste si aggreghino in particelle più grandi e quindi meno dannose per gli esseri viventi. Si è poi notato che la composizione delle diverse dimensioni di particolato varia molto a seconda di come venga valutato. Valutandone la massa, infatti, il particolato di dimensioni maggiori a 2.5 micrometri compone più del 50% del totale ma, valutandone il numero di particelle, è il particolato ultrafine (più piccolo di 2.5 micrometri) ad occupare circa il 90% del totale, da ciò l’introduzione di un limite al numero di particelle totali, oltre che alla loro massa totale”. 

Ecco, quindi, le quattro motivazioni esposte dai due studiosi che certificherebbero la poca efficacia del provvedimento:

1) In primis non abbiamo idea di quanto e che particolato emettano i motori a benzina più vecchi degli Euro5 ma, contando che le restrizioni consentono il transito fino a veicoli a benzina Euro3, è assai probabile che tali veicoli siano ben più dannosi dei recenti Euro5 a gasolio.
2) Questa ipotesi sarebbe anche meglio vista dalla cittadinanza in quanto interverrebbe su 150 mila veicoli piemontesi, invece che su 205 mila, peraltro di maggiore anzianità e quindi più facilmente soggetti a sostituzione.
3) È vero che la zona padana soffre parecchio di inquinamento dell’aria ma è altresì vero che la stessa conformazione del territorio, scarsamente esposto a venti, porta ad un valore di inquinamento di fondo (ossia al netto di abitazioni e traffico veicolare) più elevato della media. Inoltre, la nostra zona è responsabile del 40% del PIL italiano e acclude molte città densamente abitate. Relativamente a questi dati, le riduzioni di inquinanti ottenute sinora sono addirittura superiori a quelle medie ottenute in Europa (del 40% circa relativamente alla densità abitativa e del 50% circa relativamente al PIL prodotto).
4) Non solo particolato. La nostra aria è inquinata anche da altre sostanze quali gli ossidi di azoto di cui il traffico veicolare è corresponsabile della maggior quota parte insieme agli impianti di riscaldamento ma, mentre dal 2005 i veicoli hanno ridotto le emissioni di questo inquinante del 54%, i sistemi di riscaldamento le hanno aumentate del 12%. Sarebbe quindi il caso di regolamentare seriamente le temperature quantomeno di uffici, hotel e centri commerciali.

“Oltre a ciò, non sembrano essere delle valide alternative quelle proposte dalla Regione. Il programma Move-In in Piemonte, ad esempio, consente di installare una scatola nera sui veicoli sottoposti al bando per misurane la percorrenza (limitata ad alcune migliaia di chilometri l’anno a seconda della normativa Euro) ma la misurerebbe per qualunque movimentazione, pertanto anche al di fuori delle zone con restrizioni, col rischio quindi di esaurire la percorrenza senza aver effettuato neanche un accesso. L’incentivazione dei mezzi pubblici sembra essere superflua ove non ci siano mezzi, tratte od orari adeguati alle esigenze del cittadino. Mancano, inoltre, in molti Comuni aree parcheggio (tipo Famagosta a Milano) dove poter lasciare l’auto per recarsi quindi in centro coi mezzi pubblici. Insomma, il problema è reale e di fondamentale importanza per il futuro (anche perché ogni accesso al sistema sanitario causato da malori/malattie provocate dall’inquinamento pesa enormemente sui conti pubblici e quindi sulle nostre tasche) ma pare che le idee per la sua risoluzione siano abbastanza “fumose”.

Condividi