Autore Redazione
venerdì
24 Novembre 2023
05:06
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Politica - Alessandria

Violenza sulle donne, i rimedi secondo i consiglieri Demarte e Bianchini: “Servizio militare e sculaccioni”

Violenza sulle donne, i rimedi secondo i consiglieri Demarte e Bianchini: “Servizio militare e sculaccioni”

ALESSANDRIA – Durante l’ultima Commissione Politiche Sociali di Alessandria, convocata a due giorni dalla Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne, non sono passate inosservate le posizioni di due consiglieri comunali: l’esponente di Forza Italia Vincenzo Demarte e il presidente del gruppo SìAmo Alessandria, Giuseppe Bianchini. Entrambi hanno infatti espresso le rispettive perplessità nell’individuazione del patriarcato tra le cause della violenza di genere. 

“Patriarcato? Si sono usate tante parole. Abbiamo appurato che, rispetto alla tragedia avvenuta in Veneto, entrambi i ragazzi, sia Giulia ma anche Filippo, venivano da famiglie normali, che curavano i loro figli” ha sottolineato Vincenzo Demartequello che scatta nella mente è incontrollabile: non so, non posso entrare nel merito perché non ho le competenze ma questa società in cui viviamo è frutto di quello che è stato creato. Oggi, ad esempio, non si studia più a scuola l’educazione civica, lo si faceva ai miei tempi e non era certo una perdita di tempo. Reintrodurre questa materia potrebbe essere un valore aggiunto. Un altro aspetto che oggi è venuta a mancare è il servizio militare: serviva a impostare il carattere individuale, l’uomo sopportava anche di essere comandato e sopportava delle mediazioni. Serviva? Non lo so, ma di sicuro non faceva male. In famiglia, magari, se una persona sbagliava magari poteva esserci solo una pacca sulla spalla, al servizio militare no. Insomma, all’interno delle famiglie stanno mancando alcuni valori. Manca la discussione, il dibattito, la possibilità del chiarimento, la capacità di interrogarsi rispetto ai propri princìpi, la consapevolezza che ci sono anche delle alternative rispetto ai propri pensieri. Non è questione di patriarcato: bisogna impartire dei valori. Una volta a scuola ci mettevano in castigo dietro la lavagna, oggi il genitore si lamenta con l’insegnante che ha dato la punizione al proprio figlio. Insomma, mancano i valori. Bisogna ripartire dai genitori, dalla scuola, magari dal servizio militare e, infine, sottolineo ad esempio l’importanza dello sport, del far parte di una società sportiva dove si insegna l’educazione. Sarò in controtendenza ma questo è il mio pensiero”. 

Immediata la replica del capogruppo del Movimento 5 Stelle, Francesco Gentiluomo: “Ho fatto il militare e non è servito a niente. Invece sarebbe meglio per i ragazzi fare un anno di volontariato in un centro antiviolenza”. 

“Non posso accettare che quello che è successo alla povera Giulia sia frutto del patriarcato, che le colpe vengano attribuite a tutto il genere maschile” ha sottolineato Giuseppe Bianchini di SìAmo Alessandria “stiamo parlando di una persona specifica, non di tutti gli uomini. Dobbiamo creare le premesse affinché donne e uomini vadano d’accordo, nel reciproco rispetto. Parlare di patriarcato non va bene, non bisogna creare l’odio di genere e se si parla di patriarcato c’è, a mio avviso, questo rischio. Per inculcare il rispetto della donna nel ragazzo, inoltre, ritengo abbia più efficacia l’insegnamento di un uomo, del maestro. Magari specificando anche che, se si maltratta una donna, è come se si maltrattasse la propria sorella o la propria madre. Insomma, a mio avviso un’opera di convincimento efficace verso i ragazzi può essere fatta solo da un insegnante maschio. Ricordo, poi, la proposta che feci nel 2008: la donna che sta per sposarsi ha la possibilità di controllare in Tribunale, o dalle forze dell’ordine la fedina penale del suo futuro marito. 15 anni fa fui irriso, dicevano che volevo fare il giustiziere. Ma se una persona ha dei precedenti sa che potrebbe essere scoperto dalla futura moglie. Tenterò di nuovo di convincere i miei colleghi a far approvare la mia proposta. In ogni caso occorre tornare a una severità misurata ma necessaria. Oggi, invece, dare uno sculaccione a un figlio è un motivo di condanna del genitore, ma lo sculaccione è in fondo una spolverata di pantaloni e non di più. Occorre fare una distinzione tra lo sculaccione e la vera violenza. A mio avviso, infine, è fuori luogo parlare di patriarcato. Se fossimo più coerenti dovremmo parlare di matriarcato: ad Alessandria abbiamo avuto una sindaca, due Prefetti donne, gli ultimi due segretari generali sono donne, alla Scuola di Polizia c’è un nuovo comandante donna, il direttore delle carceri è donna e, a livello nazionale, c’è Giorgia Meloni, la Presidente del Consiglio. Non dobbiamo essere divisivi tra i due generi, dobbiamo cercare di trovare l’armonia, condannando tutti gli atti di violenza anche quella verbale. Smettiamola, però, di attribuire al genere maschile tutte le colpe universali, sarebbe un errore gravissimo che non aiuta a far trovare armonia tra uomo e donna, tra ragazzo e ragazza”.

Al capogruppo Bianchini ha risposto la vicepresidente del centro antiviolenza me.Dea Carlotta Sartorio: “Non parlare di patriarcato vorrebbe dire escludere tre quarti del problema. Quando si ricordano i tanti incarichi assegnati a donne o si ricordano le posizioni apicali occupate da donne non si sta parlando di matriarcato. Si tratta di un giusto riconoscimento di competenze e di carriera. Le società matriarcali sono tutt’altra cosa. Il caso di Giulia Cecchettin non è isolato: i dati dicono che una donna su tre subisce violenza. Questo vuol dire che un uomo su tre è violento, nessuno accusa gli uomini. Parlando di patriarcato non si alimenta l’odio di genere ma si vuole rifiutare la prepotenza e la prevaricazione. Vedere la fedina penale? Non penso che, in Italia, un uomo su tre abbia dei precedenti penali. La violenza riguarda tutte le classi sociali, non solo quelle più basse ma anche quelle elevate, dove si fa più fatica a denunciare. Chi crederebbe alla moglie che vuole denunciare le violenze di una persona incensurata, che ha una posizione sociale elevata e che ha tanti soldi?”

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