Autore Redazione
giovedì
25 Gennaio 2024
16:40
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Politica - Casale Monferrato

Foibe, sindaco di Casale: “Inaccettabile che parte del Comitato Antifascista sia contraria al riconoscimento”

Foibe, sindaco di Casale: “Inaccettabile che parte del Comitato Antifascista sia contraria al riconoscimento”

CASALE MONFERRATO – Rispetto al Giorno del Ricordo (previsto il 10 febbraio per commemorare i martiri delle foibe, ndr) il sindaco di Casale, Federico Riboldi, ha definito “inaccettabile” il fatto che “alcuni componenti del Comitato Unitario Antifascista, navighino in direzione contraria rispetto al giusto riconoscimento che le associazioni degli esuli hanno ottenuto in questi decenni di lotte”. Per questo motivo il primo cittadino ha ribadito chesi procederà con la tradizionale organizzazione della manifestazione“. 

Questo pomeriggio, infatti, il Comitato Unitario Antifascista aveva proposto al sindaco di collaborare nell’organizzazione di questo appuntamento: Riboldi ha però voluto stigmatizzare la posizione di una parte del Comitato. “Che la parola di chi ha subito in prima persona la tragedia, donne e uomini che si sono riuniti in associazioni riconosciute e operanti da decenni sul territorio nazionale e non singoli battitori contestati unanimamente dalle stesse associazioni, possa essere confutata da chi per cieca ideologia tende a giustificare una parte politica, quasi a voler minimizzare chi si è macchiato le mani di episodi così afferrati, è inaccettabile e fino a quando la nostra amministrazione sarà in carica non accadrà, in forma ufficiale, nella città di Casale Monferrato”. 

“Il Giorno del Ricordo ci consente una riflessione sulla pulizia etnica a danno degli italiani del confine orientale e sul loro conseguente esodo che ha riguardato 350.000 persone alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Gli autori della pulizia etnica e della cacciata degli italiani dalle loro case furono i partigiani comunisti slavi, in diverse occasioni fiancheggiati da partigiani comunisti italiani, che non esitarono a massacrare altri partigiani non comunisti per poter compiere la slavizzazione delle terre italiane di confine, come accadde ad esempio alla Malga di Porzus dove caddero celebri partigiani come lo zio del cantautore De Gregori e il fratello del regista Pasolini. Sulle delicate vicende che contraddistinsero quel periodo, storici di ogni parte politica hanno fatto chiarezza, a partire da Gianni Oliva, un piemontese militante della sinistra e già assessore regionale per le giunte di centro sinistra, che ha svolto con le associazioni di esuli un grande lavoro di riconoscimento storico della tragedia, insabbiata in Italia per almeno 60 anni”.

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