Autore Redazione
mercoledì
28 Febbraio 2024
14:42
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Politica - Alessandria

Studenti universitari contro la Riforma Bianchi: “Ora la possibilità di accedere all’insegnamento è un lusso”

Studenti universitari contro la Riforma Bianchi: “Ora la possibilità di accedere all’insegnamento è un lusso”

TORINO – Questo mercoledì a Torino PrimaveraUPO, l’associazione studentesca dell’Università del Piemonte Orientale, con Primavera Degli Studenti, ha dato vita a una mobilitazione a Torino per parlare della “Riforma Bianchi”, nell’ambito di una serie di manifestazioni organizzata in tutte le Università d’Italia.

Negli ultimi anni, l’accesso all’insegnamento è diventato una questione di classe. Prima con l’introduzione del conseguimento dei “24 CFU” e successivamente, con i decreti attuativi che il Governo Meloni ha integrato alla “Riforma Bianchi”. Non saranno, infatti, più sufficienti i 24 CFU previsti dal decreto del 2017 ma ne serviranno 60, parte di cui saranno TFA da acquisire tramite tirocinio non retribuito. A questi si aggiunge, previo pagamento di un’ulteriore quota d’iscrizione, una prova finale composta da una prova scritta e una lezione simulata. Al termine di questo percorso, già tortuoso così, si otterrà un’abilitazione che, tuttavia, non porterà direttamente all’accesso all’insegnamento ma alla sola possibilità di svolgere un concorso, dopo il quale, se superato, svolgere un ulteriore anno di prova”. 

“Tutto questo comporta, al termine del percorso di Laurea, un allungamento dei tempi per l’accesso all’insegnamento, ma anche un ulteriore costo notevole per le studentesse e gli studenti universitari, non avendo integrato all’interno dei decreti attuativi una differenza in base ai requisiti ISEE. Una delle prime criticità che abbiamo riscontrato all’interno della Riforma è la fissazione dei costi massimi a carico degli interessati, meglio definiti, dopo una lunga stasi solo nel DPCM del 4 agosto 2023. Tale decreto, all’art. 12, 1 fissa i costi massimi che devono essere esplicitamente a carico dei partecipanti, a 2 mila euro (per chi è iscritto regolarmente alle Università e istituzioni AFAM che si occupano dell’erogazione di tali percorsi) e 2500 euro (per coloro che invece non sono regolarmente iscritti). Viene poi stabilito un costo massimo per partecipare alla prova finale equivalente a 150 euro. Tali massimali – prevede la norma – sono soggetti ad un aggiornamento ogni tre anni”. 

“Un’altra criticità è legata al tirocinio, diretto e indiretto, previsto dal testo di legge. Questo, non essendo retribuito, costituisce un grave incombente sulla vita degli aspiranti insegnanti, talvolta già avviati al mondo del lavoro, anche scolastico, magari con contratti a tempo determinato ottenuti tramite graduatorie provinciali di supplenza (GPS) o messe a disposizione (MAD). In linea con i nostri valori e metodi di lavoro abbiamo lavorato a un documento politico che oltre a segnalare queste enormi criticità contiene numerose proposte di adeguamento. A tal proposito stiamo già iniziando a trasmetterlo alle forze politiche di opposizione, ai sindacati e alle associazioni di categoria degli insegnanti”. 

“In definitiva, non abbiamo paura di affermare a gran voce che la Riforma Bianchi ha contribuito, ancora di più e, in maniera definitiva, a trasformare la possibilità di accedere all’insegnamento in un lusso. Saremo nelle nostre città e nelle nostre università per informare studentesse e studenti oltre che giovani laureate e laureati precari delle criticità della riforma, le cui conseguenze mineranno il futuro di tante e tanti e della qualità della scuola nel nostro Paese. Noi non ci stiamo”. 

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