8 Maggio 2024
05:37
Ex Ilva, il piano di ripartenza di Acciaierie d’Italia: “A Novi 600 mila tonnellate all’anno di laminato freddo”
ITALIA – 600 mila tonnellate all’anno di laminato a freddo. Questa la prospettiva di produzione dopo l’estate dello stabilimento ex Ilva di Novi Ligure ipotizzata da Acciaierie d’Italia nel confronto avvenuto martedì con i sindacati nella sede romana di Confindustria. Come ha sottolineato l’azienda in una nota, è stato strutturato “un piano di ripartenza concreto che mira a ripristinare le condizioni di normalità per quegli impianti che sono stati individuati, ma anche a creare una “gestione ordinata” fondamentale perché l’azienda torni sicura per i lavoratori e poi attrattiva per i potenziali investitori. In questo senso il piano si articola in tre fasi: fase “cantiere”, fase a 1 altoforno con gestione ordinata e fase a 2 altoforni con gestione ordinata”.
Per raggiungere gli obiettivi preposti nel Piano di Ripartenza, Acciaierie d’Italia ha auspicato “una forte collaborazione e partecipazione di tutte le parti coinvolte. A tal fine l’azienda ha individuato una serie di strumenti che verranno declinati dettagliatamente, con l’obiettivo di raggiungere un accordo formale con i sindacati entrò metà giugno”.
“Mettere in sicurezza gli impianti e mantenere attiva la produzione, avendo il sostegno dei principali clienti e fornitori, era per noi il passo preliminare. Ora è necessario coinvolgere i lavoratori, dando loro visibilità dei prossimi passi, rendendoli partecipi del Piano di Ripartenza e trasmettendo loro e alle loro famiglie sicurezza e fiducia. Sarà proprio questo l’aspetto centrale che potrà essere apprezzato dai potenziali acquirenti”, ha dichiarato Giuseppe Cavalli, Direttore Generale di Acciaierie d’Italia. “Quello che abbiamo esposto oggi ai sindacati è l’esigenza di collaborare nell’interesse dell’azienda e dei lavoratori. È essenziale operare fianco a fianco, con trasparenza e senza tatticismi, per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte. Il dialogo e la collaborazione tra sindacato e management, nel rispetto dei reciproci ruoli, sono fondamentali per trovare soluzioni condivise che possano portare beneficio a tutti”, ha aggiunto Claudio Picucci, Direttore Risorse Umane di Acciaierie d’Italia.
“Finalmente si è fatta chiarezza” ha sottolineato Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil “non è un piano industriale, è un piano di ripartenza e questo già sgombra il campo. La discussione è: far ripartire gli impianti che oggi ci sono e dove destinare le risorse. Ci hanno mostrato delle slide sito per sito in cui prevedono gli interventi: il punto della questione è che da qui a fine anno si prevede la messa in funzione di un altro altoforno e su questo abbiamo posto delle perplessità, non sulla ripartenza dell’altoforno ma se l’altoforno sia in grado di produrre le tonnellate che servono per dare lavoro a tutti. Non si è parlato di cosa avverrà nel 2025 né della visita delle aziende né della destinazione di ulteriori soldi, e questo è un punto che il governo deve chiarire perché i soldi servono per tutte le manutenzioni. Abbiamo posto il tema della salute e della sicurezza, su cui non si è mai finito di investire e intervenire e che sarà la priorità con la messa in funzione degli impianti. L’altra questione che ci preoccupa è la discussione che dovremo fare da qui ai prossimi giorni per quanto riguarda la cassa integrazione, che sarà la cassa per amministrazioni straordinarie che dura fin quando non si esaurirà l’amministrazione straordinaria: abbiamo la necessità che non siano i lavoratori a dover pagare. C’è sicuramente un cambio di rotta sul piano delle relazioni sindacali: abbiamo chiesto che in ogni stabilimento si faccia l’incontro sul piano degli investimenti e degli interventi, e questo è stato un punto sul quale abbiamo condiviso la strategia per le prossime settimane. Entro la fine del mese dovremmo avere anche un confronto specifico sul come arriviamo all’incontro al ministero del Lavoro. Ovviamente la situazione di difficoltà e delle risorse è oggi la priorità, bisogna che il governo sia finalmente coerente con ciò che dice perché la condizione all’interno degli stabilimenti è pesante, servono le risorse”.
“L’incontro è stato molto utile, abbiamo apprezzato l’approccio molto pragmatico dei responsabili aziendali e abbiamo potuto finalmente discutere in materia concreta anche di alcune nostre proposte o ricevere chiarimenti su cose che da tempo denunciamo” ha detto il segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D’Alò ‘‘Abbiamo proposto come Fim la possibilità di valutare, visto il momento positivo della domanda di acciaio, anche l’utilizzo di bramme acquistate per la produzione di lamiere (pla) per soddisfare alcune richieste che sappiamo in arrivo, per il sito di Genova e per il tubificio, in attesa di una maggiore produzione degli afo dello stabilimento di Taranto. Nell’illustrazione del piano, non sono stati citati tra gli impianti che riceveranno interventi manutentivi immediati, i tubifici ed il pla (impianti produzione lamiere). ”Questo ci preoccupa perché, a nostro avviso sono impianti molto importanti nell’economia complessiva del Gruppo e su cui bisogna investire nel breve termine. Per quanto ci riguarda l’incontro di oggi è stato positivo nel metodo e nel merito di cui si è discusso, ora sarà necessario monitorare il cronoprogramma degli interventi illustrati, con incontri mirati, anche sito per sito, con le strutture nazionali e le rsu”. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali ‘‘abbiamo richiesto che, nella discussione che avvieremo nelle prossime settimane, fondamentale sia il rispetto dei criteri di rotazione e integrazione al reddito, oltre che un utilizzo legale della cigs e un piano di formazione che esuli dai bandi regionali che negli anni passati sono stati fallimentari, puntando invece su piani formativi mirati, dando priorità ai lavoratori in amministrazione straordinaria qualora dovessero nascere nuove opportunità da cogliere. Se il cambio di passo cui la gestione Commissariale si accinge sarà rispettosa della dignità del lavoro e dei lavoratori, siamo convinti di poter affrontare tematiche complesse come quelle del rilancio di un colosso lasciato in stallo per troppo tempo“.
“La presentazione del piano di ripartenza illustrato nell’incontro è una base di discussione per riavviare il confronto a livello aziendale. Riteniamo che il piano possa essere ulteriormente migliorato se l’amministrazione straordinaria riceverà le adeguate risorse economiche, oltre ai 620 milioni già previsti, per effettuare un volume di investimenti superiore a quello quantificato oggi provvisoriamente in 330 milioni dal piano illustrato” ha detto Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm “abbiamo chiesto di prevedere nel piano di ripartenza – continua – che tutti gli impianti possano essere nel tempo manutenuti e riavviati, anche l’Afo 5 in attesa di conoscere il vero piano industriale. Per la Uilm deve essere mantenuto e garantito l’attuale assetto impiantistico che è strettamente legato ai livelli occupazionali, senza predeterminare uno scenario diverso dall’accordo del 2018, l’unico firmato dalle organizzazioni sindacali e votato dai lavoratori. Abbiamo chiesto che prioritariamente debbano essere ripristinate tutte le condizioni minime di sicurezza, forniti i dispositivi individuali di protezione, assicurate condizioni dignitose dei luoghi di lavoro, messe in sicurezza le infrastrutture come uffici, mensa, spogliatoi e trasporti interni agli stabilimenti. Riteniamo positivi l’intenzione dell’azienda di voler integrare il reddito dei lavoratori in cassa integrazione e anche l’obiettivo di garantire la massima rotazione perché nessun lavoratore possa essere messo a zero ore, accogliendo le nostre richieste che abbiamo sempre rivendicato anche con la gestione Morselli. È necessario che dopo l’incontro il confronto prosegua a livello territoriale anche per verificare nel dettaglio il cronoprogramma degli interventi manutentivi ed il coinvolgimento dei lavoratori delle ditte di appalto e dei lavoratori in Ilva in As il tavolo nazionale verrà aggiornato per effettuare un monitoraggio del piano di ripresa”.