Autore Redazione
domenica
10 Gennaio 2016
23:06
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Politica - Alessandria

Alessandria ancora non merita una deviazione ma #facciamoqualcosa

Alessandria ancora non merita una deviazione ma #facciamoqualcosa

ALESSANDRIA – Il nostro invito a dare un motivo per visitare Alessandria a un ipotetico amico che abita fuori provincia ha scatenato molti commenti sul nostro sito, sul profilo facebook e attraverso le mail in redazione. Tutto era partito da un articolo (cliccate QUI) sulla cucina dello chef Andrea Ribaldone, incensato dalla giornalista del Sole 24 ore, Fernanda Roggero, rapita dalle doti culinarie del bravo artista dei fornelli del ristorante i Due Buoi. Lui e il Museo del Cappello, secondo la giornalista nata ad Alessandria (ma dopo pochi anni rapita dal fascino di Roma), è uno dei pochi motivi per cui vale la pena fare una deviazione in città.

Da questo siamo partiti per capire con schiettezza se la considerazione è troppo severa e se è possibile indurre qualcuno a fermarsi per alcune ore ad Alessandria. In caso contrario come poter raggiungere questo obiettivo in prospettiva.

Il giudizio finale ha consegnato una visione non troppo lusinghiera della città, ma ha suggerito molti spunti. Cominciamo dalle note dolenti. Su tutte ha spiccato la situazione della stazione, definita “deprimente“. Un pessimo biglietto da visita “che dà una pessima idea di quello che offrirà agli alessandrini in quanti usciranno dallo scalo“. Il problema dei giardini della stazione è stato ricordato anche da Ivan che invoca “un ufficio turistico fronte stazione, materiale informativo, coordinamento per visite” anche perché, ha continuato, “di cose ne abbiamo bisogna solo valorizzare“.

Per valorizzarle però, hanno raccontato in molti, è necessario migliorare di molto il decoro urbano. Una ferita aperta additata anche dall’ironico Carlino: “la pista di pattinaggio circondata da transenne dei lavori stradali. Uno spettacolo! Poi la slitta di Babbo Natale sempre circondata da transenne; colpo d’occhio meraviglioso! Poi c’è l’albero di Natale che ha sul fianco una transenna, più tutte quelle in giro per le buche e lavori vari. Siamo la città più transennata d’Italia!“. Caustico il suo commento finale: “se meritiamo una deviazione? Penso di si! Giusto per farsi un’idea del cattivo gusto”.

Un concetto ripreso anche da Piero che ha aggiunto: “le prime cose da fare sarebbero la pulizia e la manutenzione ordinaria, non sono concepibili il degrado, la sciatteria ed il lerciume del centro per chi viene da fuori, nonostante tutte le mattine fuori dai negozi ci siano stuoli di commesse e commessi a pulire la maleducazione altrui!“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Simona, contrariata dal parco davanti alla stazione “che non puoi avvicinare“.

In molti hanno condiviso il pensiero della Roggero: Alessandria non può essere considerata una meta turistica. Diversi lettori e ascoltatori hanno spiegato come siano poche le cose da essere degne di una visita approfondita in città, ma questo non vuol dire che un lavoro complessivo e organizzato non possa cambiare le cose. Jo per esempio ha sintetizzato così: “per come è stata ridotta non può essere indicata come meta turistica ma dandoci tutti da fare potremmo riportarla come era, dove si viveva bene. Certo con la movida…” E in effetti su questo aspetto Alessandro Ante del Fai ha presentato un interessante ragionamento: “la chiave non è semplicemente far vedere, ma far vivere“. E ha aggiunto: “in realtà la Roggero ha ragione. Manca il motivo per spostare il turismo in Alessandria e provincia, manca progettualità nei confronti del turismo, non certamente i luoghi. Abbiamo una provincia con una densità di borghi medioevali e castelli senza pari, perché in questi luoghi c’è passata la storia ma… i proprietari di questi luoghi sono soli e quando organizzano qualcosa, non sempre riescono ad arrivare a tutti coloro che potenzialmente sarebbero interessati. Noi del FAI stiamo lavorando da mesi ad un progetto che ha dato vita ad un nuovo gruppo Fai: “Fai castelli“. Il progetto consiste nel creare eventi di portata crescente, unendo amministrazioni, proprietari di questi luoghi a gruppi di artisti disposti a mettersi a disposizione per dare il via con budget quasi inesistenti ad eventi importanti con grande potere attrattivo. In cantiere abbiamo già qualcosa ma il tutto è in divenire“.

Per molti alessandrini occorre inventarsi qualcosa e non limitarsi a dire “non c’è niente” come ha spiegato Giuseppe. In questo senso l’illustratore Andrea Musso ha ricordato esperienze in tutte Italia in cui grandi eventi sono nati da piccoli esperimenti poi cresciuti nel tempo, un po’ come il Festival Inchiostro: “posso dire – ha spiegato Musso – che agli artisti ospiti di Inchiostro Festival ho mostrato una città diversa, senza nasconderne i problemi, ma l’hanno apprezzata in vari modi e tornano per viverla da turisti a giugno, partendo dal chiostro“. E ha quindi lanciato l’hastag: #facciamoqualcosa.

Già, facciamo qualcosa, perché qualcosa da cui partire c’è. Un esempio? Sabrina suggerisce di utilizzare i fiumi e di viverli: “Alessandria è forse l’unica città d’Italia ad avere due fiumi grandi, con argini abbastanza rigogliosi, senza un solo parco cittadino, senza un percorso per correre, passeggiare. Si potrebbe progettare un percorso lungo Tanaro e Bormida con dei ponticelli di legno che passino da una sponda all’altra, con stradine anche solo battute nel boschetto lungo argine dove si passeggi, si corra.

L’associazione Amici delle Bici ha spiegato di essersi già attivata per dare un’altra immagine di Alessandria: “come associazione Giamicidellebici Fiab” spesso ospitiamo gruppi di cicloturisti provenienti da altre città; i luoghi che mostriamo con orgoglio e che suscitano sempre interesse sono quelli legati a Borsalino, che si intrecciano anche con alcune architetture di Gardella, poi il mosaico di Severini, la Cittadella, le case di terra della Fraschetta. Peccato però che il Museo archeologico di Villa del Foro sia stato chiuso, e che il Museo di Marengo non sia raggiungibile in bicicletta“.

Franco ripropone l’orgoglio sportivo che ha unito molti alessandrini alla fine dell’anno scorso: “Alessandria ha passato e sta attraversando una fase difficile ma abbiamo uno stadio: il mitico Moccagatta che merita una visita, una squadra che merita di essere vista, il colore della maglia, grigia, unica!” E poi reintroduce lo spunto da cui è partita la nostra discussione, quello dell’enogastronomia: “concordo con l’aspetto enogastronomico abbiamo alcuni prodotti che meritano di essere assaggiati, alcuni locali dove si può piacevolmente passare la serata con amici, poi il duomo, la Cittadella e la sua piazza, il piccolo museo, piazza Garibaldi sicuramente una bellissima piazza, purtroppo con il problema di troppe auto ed il parcheggio ma sicuramente unica. Da anni poi si organizza un concorso di chitarra classica che vede interpreti da tutto il mondo”.

Abbiamo lasciato per ultime le tante considerazioni sulla Cittadella che proviamo a riassumere nelle affermazioni di Matteo che ha esclamato: “la Cittadella!! È unica al mondo, come si faccia a non sfruttarla non lo so. L’anno scorso sono stato a Firenze che ne ha una più piccola e brutta. Non si poteva entrare; perchè? Sfilate Pitti Uomo. Ora non dico che si possa arrivare a tanto in breve tempo, ma santa pazienza….

Una considerazione finale, tra le tante che abbiamo ricevuto, arriva da Anna, convinta della necessità di mettere in rete le opportunità del territorio, evitando di guardare unicamente al proprio orticello: “[…] e poi nelle vicinanze di Alessandria ci sono molti luoghi che meritano attenzione ad esempio a Tortona c’è una stupenda Pinacoteca denominata “il Divisionismo” una collezione d’arte permanente che merita davvero di essere visitata ve lo garantisco!!” Come suggerito da molti sarebbe ora che ciascuna realtà sentisse l’altra e provasse a fare squadra.

Di sicuro tutti gli interventi invitano a muoversi, a fare, a migliorare. Per questo prendiamo in prestito l’hastag di Andrea Musso e lo rilanciamo #facciamoqualcosa. Chissà…

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