28 Gennaio 2016
06:55
Sulla questione tasse commercianti tanta confusione e poche speranze
ALESSANDRIA – Se le leggi sono troppe il risultato spesso è la confusione. L’Italia purtroppo è maestra in questo e le conseguenze sono evidenti nella vita comune, anche per i commercianti. Gli occhi spalancati dei negozianti alessandrini riuniti a Palazzo Monferrato ieri sera lo hanno provato. Stavano bramando informazioni precise e sicure, assetati di spiegazioni ragionevoli, in equilibrio tra un passato probabilmente “bonario“, quello gestito da Aspal, e il rigore impeccabile di Ica srl, società che per conto del Comune di Alessandria deve riscuotere le tasse pubblicitarie. Gli oltre 170 commercianti hanno affollato il confronto organizzato da Ascom uscendone però senza avere in mano troppe certezze, anzi con l’unica certezza che il cambio rispetto al passato è netto.
L’altra sicurezza è che i commercianti non hanno gradito il cambio di rotta con la prorompente e puntuale richiesta di pagamento delle tasse pubblicitarie e il modo in cui si è proceduto. Occhiali inforcati e con davanti pagine e pagine di articoli stampati hanno provato a interpretare le normative e a capire come muoversi nella perversa normativa del 1993 che stabilisce le regole sulla pubblicità. Nei giorni scorsi, con il metro in mano, i negozianti hanno misurato le insegne, i cartelli e gli adesivi dei vari esercizi. Altri sono riusciti, addirittura, a fare ancora di più del legislatore e hanno cancellato scritte in realtà esenti dal pagamento delle tasse come la parola “bar”. Ma questo dimostra semplicemente il caos che regna tra i negozianti. Eppure, ha spiegato un furibondo imprenditore alessandrino, “i commercianti dovrebbero semplicemente svegliarsi al mattino per lavorare e guadagnare il pane“. Ira sottolineata dal fatto che “se la problematica non fosse uscita sugli organi di informazione non si sarebbe mosso nulla. Alessandria sta morendo in continuazione ed è in una situazione particolare”.
Il dato economico della città però non può interessare Ica che deve muoversi con un plico di norme, articoli e codici sotto il braccio e con una macchina fotografica in una mano per pretendere ere il dovuto. Maurizio Delfino, responsabile della società, ha affrontato con sicurezza la platea e ha provato a rispondere alle decine di quesiti. In alcuni casi si è affidato alle lambiccate disposizioni della norma in altre ha citato esempi concreti ma a tutti ha spiegato di aver un bagaglio di esperienze pregresse che nella maggior parte dei casi non possono mettere in dubbio la bontà delle verifiche fatte finora. Lui stesso però non ha mai voluto entrare nel merito della ‘ratio’ della norma, su cui sicuramente ci sarebbe più di qualcosa da dire. Al di là della abbondante geometria che straripa dalla normativa sono stati illustrati casi che comprensibilmente hanno suscitato l’ironia degli imprenditori. Per esempio un’insegna più luminosa delle altre è soggetta a tariffe ‘speciali’, lo stesso se illuminata da un faretto. “Poi non lamentatevi se le vie sono buie e se facciamo di tutti i negozi dei luoghi anonimi – è stata la replica”.
Sarcasmo inevitabile anche nel caso di una agenzia viaggi che dovrà oscurare i nomi dei tour operator per non pagare nulla ma soprattutto che dovrà stare attenta a come disporrà i cataloghi. Mettere a terra o su una sedia, o in altre posizioni, gli opuscoli comporta nuovi esborsi. Difficile non essere assaliti dalla confusione quindi, soprattutto se sulle interpretazioni di alcuni articoli sono in disaccordo lo stesso dirigente Ica e il dirigente del settore commercio, Gianpiero Cerutti.
È evidente però che alla società Ica poco possa essere imputato. Per questo Ascom e i commercianti hanno chiesto aiuto ai parlamentari, che si sono già attivati per semplificare la normativa nazionale, ma questo richiederà tempo. Allo stesso tempo tuttavia hanno organizzato confronti con l’amministrazione, fissati per la prossima settimana. L’intento è di apportare modifiche al regolamento nella speranza di azioni più miti. “Quest’ultimo aspetto è quello su cui dobbiamo concentrarci al massimo al momento – ha spiegato Alice Pedrazzi, direttore Ascom“.
Di pari passo però viaggiano le considerazioni avvelenate di alcuni commercianti, come quelle di Simone Lumina, collettore dei problemi di molti esercenti e infuriato per un trattamento, nei confronti della categoria, ritenuto profondamente ingiusto. Lumina ha sottolineato come “Ica debba versare un minimo al Comune. Ica ha assorbito i dipendenti di Aspal e deve avere degli utili. Quella società fa il suo lavoro. La prima considerazione è che – continua Lumina – il dissesto alla fine lo stanno pagando i commercianti. Il rispetto per noi non ce l’ha nessuno e vorrei uguale trattamento rispetto ai dipendenti pubblici”. Secondo il commerciante alessandrino l’altro elemento critico e ritenuto ingiusto è che “le tariffe speciali a carico dei commercianti sono aumentate del 150% con un carico per gli imprenditori inaccettabile. Per questo non accetto che si dica che non si conosceva la questione”.
Le difficoltà della categoria sono state sottolineate anche da Fabio Scaltritti che ha chiesto all’amministrazione di riconoscere al settore il ruolo di “attore sociale. Noi facciamo un duro e faticoso lavoro di ripresa della città. La politica ci deve dare delle risposte, è la politica il nostro interlocutore”.La politica secondo i commercianti deve dare risposte sul perché di questo cambio di rotta radicale. “Ica è concessionaria dal primo luglio. Sarebbe stato opportuno – ha spiegato Cesare Billy – dire a tutti i commercianti che da inizio 2016 le cose sarebbero cambiate e soprattutto spiegare quel che doveva essere chiaro. A questo punto cosa è successo nel passato? Io sono costretto a chiedere i danni a chi prima non mi faceva pagare e mi ha tratto in errore“.
L’amministrazione alessandrina ha confessato, per bocca dell’assessore al Bilancio, Giorgio Abonante, che “la vicenda ha sorpreso un po’ tutti. Sicuramente il decreto del 1993 ha delle falle e non a caso abbiamo chiesto un intervento ai parlamentari che hanno promesso di partecipare ai tavoli di concertazione questa vicenda. Noi come amministrazione non abbiamo cambiato nulla, non abbiamo toccato le tariffe se non all’indomani del dissesto, come ci imponeva la legge. Abbiamo fatto una gara per l’assegnazione dell’appalto e ha vinto Ica. Cui andrà poco meno del 20% del totale degli introiti“.
Abonante ha anche precisato che il Comune “ha il dovere di controllare il riscossore e per questo metteremo in campo tutte le attività per controllare il loro agire. Se si dovessero verificare violazioni impugneremo il contratto ma noi al momento non abbiamo alcun elemento da rilevare“. Per questo il problema torna a essere puntato sulla politica. In questo senso Abonante ha spiegato l’intenzione di “lavorare insieme ai commercianti per modificare il regolamento. Sapendo che senza il legislatore o interventi correttivi non ci sono molti spazi. Noi ci siamo, siamo disponibili e abbiamo già fissato degli appuntamenti“.
Il problema è proprio questo però, che i margini di manovra sono limitatissimi, Ica fa il suo, i commercianti sono smarriti e confusi.
Fabrizio Laddago
Di seguito la galleria della serata di ieri cui hanno partecipato Bruno Delfino di Ica, Luigi Boano, presidente Ascom, Alice Pedrazzi, direttore Ascom, Giorgio Abonante, assessore al Bilancio del Comune di Alessandria, l’ing. Gianpiero Cerutti, dirigente settore commercio del Comune. Tra i politici figurava anche Roberto Sarti della Lega.