Autore Redazione
giovedì
24 Marzo 2016
23:00
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Politica - Alessandria

“Alessandria non ha memoria di sé. Ha perso il passato e adesso trovi un’idea”

“Alessandria non ha memoria di sé. Ha perso il passato e adesso trovi un’idea”

ALESSANDRIA – Qual è la vera faccia del centro storico di Alessandria? Si può ancora parlare di tradizione nel cuore del capoluogo? L’accordo Naturalia-Cercenà, svelato da La Stampa, e che allarma tutti gli amanti del famoso gelato della piazzetta (della Lega), racconta di una città destinata a cambiare sempre più profondamente. Nel giro di pochi decenni il centro si è trasformato, probabilmente come è normale che accada, o forse no. Di sicuro l’addio a diversi negozi storici e il progressivo svuotamento delle vie principali fa discutere. Per questo abbiamo ragionato con Ugo Boccassi, storico di Alessandria, editore, innamorato della sua città e profondo conoscitore del passato alessandrino. A lui abbiamo chiesto un parere sul mutamento del capoluogo, sul suo passato e anche un pensiero su come immagina l’Alessandria dell’immediato futuro. Partendo dal commercio storico che però “non figlia più, purtroppo – ha spiegato Boccassi. Ormai per molti le soluzioni sono o la chiusura o la cessione. Piazzetta della Lega ha decretato la sua fine con la chiusura di Baleta e con quello che un tempo era il caffé Moderno. Erano due punti di riferimento, il centro della vita della piazzetta e di Alessandria. Adesso magari passa anche tanta gente ma senza essere più un fulcro. Col tempo abbiamo assistito a molte altre chiusure. È sicuramente vero che qualcosa ancora rimane, tuttavia è corretto sottolineare un dato di fatto, e cioè che ormai i negozi di tutta la città sono fagocitati dalla globalizzazione. In altri casi alcuni negozi storici hanno mutato molte delle loro caratteristiche. Si sono adattati all’evolvere dei gusti e della vita e forse hanno perso un pezzo di storicità. In altre città queste realtà hanno mantenuto molto del loro passato.”

Come mai Alessandria faccia fatica a mantenere memoria di sé Boccassi non se lo spiega: “è una città strana. Piange il ponte Cittadella abbattuto ma rimane indifferente alla distruzione del vero e unico ponte storico veramente, quello della ferrovia, dove è passata la prima ferrovia piemontese, inaugurata da Re Vittorio Emanuele. Gli alessandrini hanno pianto la demolizione della ciminiera Borsalino che non è mai stata propriamente un simbolo, perché il vero elemento significativo era la sirena che scandiva il tempo di tutti i cittadini. Siamo un po’ strani. D’altronde basta vedere il calcio. Ci siamo entusiasmati per aver vinto in coppa Italia contro squadre in serie A e poi ci demoralizziamo per due sconfitte in campionato. Forse sono così altre città. Alessandria però, generalizzando, e sbagliando, non ha rispetto per il proprio passato.”

Per valorizzarlo, spiega Boccassi occorrerebbe “avere conoscenza del proprio passato. Io sono titubante per il progetto di piazza Santa Maria di Castello, per esempio. Mi chiedo se si sia tenuto conto del contesto storico e urbanistico in cui è inserita. Quella piazza era una piazza-cortile dove si entrava da uno stretto passaggio per poi trovarsi davanti a una magnifica chiesa. Ora sarà diversa. Di sicuro tutto deve evolvere, altrimenti saremmo rimasti all’età della pietra però occorre avere un disegno“.

Adesso – ha aggiunto Boccassi –  vedo una città che, forse pessimisticamente, diverrà un grosso supermarket e che andrà avanti fino a che la gente avrà soldi da spendere. Ma poi? Questo non vuol dire che le persone di buona volontà non possano cambiare tutto. Ci vuole però un progetto, una idea di città. C’è bisogno di uno sforzo per capire com’era questa città, quali siano stati e quali siano ancora i suoi tratti caratteristici“.

E voi che ne pensate?

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