Autore Redazione
mercoledì
24 Settembre 2025
05:06
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Politica - Alessandria

“Perché siamo scese in piazza per Gaza”: su Radio Gold l’assessora Cazzulo e la consigliera provinciale Caneva

“Perché siamo scese in piazza per Gaza”: su Radio Gold l’assessora Cazzulo e la consigliera provinciale Caneva

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – “Ciò che sta accadendo a Gaza è atroce e disumano”. In una nota congiunta l’assessora alle Politiche Sociali di Alessandria, Roberta Cazzulo, e la consigliera provinciale della lista di centrosinistra, Sabrina Caneva, hanno ribadito le motivazioni che le hanno spinte venerdì scorso a scendere in piazza e ad appoggiare anche la grande mobilitazione di lunedì in tutta Italia a sostegno del popolo palestinese.

“L’occupazione sta praticando le forme più atroci di uccisione di civili. Si sono incendiate le case attaccati gli ospedali e le scuole, lasciando le persone senza alcuna protezione o mezzi di sussistenza. Sono state documentate uccisioni attraverso incendi, bombardamenti, mutilazioni, fame e sfollamenti di massa, uomini, donne e bambini morire per la mancanza di cibo e acqua. Uccidere bambini, donne e civili innocenti è un crimine di guerra contro l’umanità che non può essere giustificato da alcuna ragione politica o militare. Inaccettabile è vedere un essere umano morire di fame davanti agli occhi del mondo, senza che nessuno si muova per aiutarlo. Deportazioni e bombardamenti continui creano una tragedia quotidiana, distruggendo la vita di intere famiglie. Le conseguenze saranno catastrofiche: l’uccisione di migliaia di persone innocenti, la distruzione di case, ospedali e scuole, lo sfollamento di massa di milioni di persone e il collasso di servizi di base come elettricità, acqua e sanità. Questa invasione lascerà un impatto psicologico duraturo su bambini e giovani e gli effetti della guerra saranno visibili in tutta la società per i decenni a venire. Stanno devastando il presente e il futuro di un popolo. Va condannato apertamente il massacro di civili, l’annientamento del futuro del popolo palestinese attuato attraverso l’indiscriminato assassinio di bambine, bambini, di donne, di giovani e di famiglie e dei luoghi della loro possibilità di crescita e di formazione: ospedali, scuole, luoghi di culto, luoghi di gioco, filiere di produzione. Va condannato l’impedimento di fare arrivare al popolo palestinese cibo e acqua, in modo da poterlo “risolvere” dentro o fuori il suo territorio, quanto prima possibile. Da condannare, vi è la completa violazione della dignità della persona”. Da qui l’appello ai paesi occidentali a “boicottare le aziende legate all’occupazione e promuovere i diritti umani a livello internazionale”.

Sulle manifestazioni di lunedì, inoltre, Cazzulo e Caneva hanno sottolineato che “le persone nel nostro paese vogliono il welfare non il warfare. Vogliono servizi, sicurezza abitativa e salari dignitosi. La mobilitazione ha attraversato strade, piazze, stazioni e porti. Sono state occupate le stazioni di Pisa, Napoli, Torino e Milano; bloccate le tangenziali e le autostrade a Bologna, Firenze e Roma e i porti di Genova, Livorno, Bari, Venezia e Trieste. In migliaia sono scesi in piazza per dire stop al genocidio. Ovviamente vanno condannati con fermezza i fatti di violenza e va mostrata solidarietà agli agenti che sono rimasti feriti. Però fondamentale è che emerga l’attenzione da parte del governo su quello che è il desiderio di pace di migliaia di italiani. Va condannato apertamente il massacro di civili, l’annientamento del futuro del popolo palestinese attuato attraverso l’indiscriminato assassinio di bambine, bambini, di donne, di giovani e di famiglie e dei luoghi della loro possibilità di crescita e di formazione: ospedali, scuole, luoghi di culto, luoghi di gioco, filiere di produzione. Va condannato l’impedimento di fare arrivare al popolo palestinese cibo e acqua, in modo da poterlo “risolvere” dentro o fuori il suo territorio, quanto prima possibile”. 

Secondo le due esponenti di centrosinistra, inoltre, “continuare ad assistere inermi a quanto sta accadendo a Gaza non è solo un crimine da un punto di vista morale ma lo è anche da un punto di vista strategico e del diritto internazionale. E’ uno stravolgimento dello Stato di diritto basato sulla prepotenza e la forza, anche come modello economico. E riguarda tutti noi. Continuare a negare le violazioni dei diritti umani e degli infiniti richiami, risoluzioni e dichiarazioni che dal 1948, non da due anni, l’ONU ha emesso nei confronti di Israele è come negare i valori e i principi che credevamo alla base delle nostre democrazie e del nostro tempo. E una volta varcato il confine, una volta rotto il patto del diritto internazionale, tutto è concesso, anche l’inferno sulla terra: come sta accadendo a Gaza. Se chiediamo a chat gpt (intelligenza artificiale non schierata politicamente) di farci un elenco delle risoluzioni e dei richiami ONU rimasti inascoltati in quasi 80 anni, la lista è lunghissima. Facendo riferimento alla risoluzione 2417 del 2028, nel 2024 l’ONU condanna il blocco e le restrizioni imposte a Gaza, soprattutto per i beni essenziali come cibo, medicinali e attrezzature sanitarie. La popolazione è sistematicamente affamata. Si chiede l’ingresso degli aiuti umanitari poiché si sta assistendo ad una crisi umanitaria senza precedenti, Si condanna la situazione dei diritti umani con particolare attenzione alla libertà di movimento e ala possibilità di accedere a cure mediche, acqua e cibo. Il Rapporto ONU sui diritti umani ha condannato violazioni sistematiche dei diritti umani nei territori occupati, inclusi gli attacchi contro civili, le demolizioni di case e la destabilizzazione di Gaza. Nel 2025 l’ONU ha continuato a denunciare le condizioni di vita a Gaza dove la popolazione vive una grave crisi economica, sanitaria e sociale e ha chiesto l’immediata cessazione del fuoco. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha presentato il 30 giugno scorso il rapporto “dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio” spiegando al mondo che questo sistema di colonialismo, di occupazione, e ora di genocidio, è tenuto in piedi grazie ad una forte rete di supporto economico e finanziario che riguarda molti Paesi, compreso il nostro. E qui torniamo al punto di partenza, la fine del diritto internazionale: un’economia basata sulla guerra contro i popoli è stata sperimentata sui palestinesi per anni e sta arrivando, ora, alla sua fase finale, con il ministro Smotrich che parla di Gaza come di un grande investimento immobiliare. Immobiliare ma non solo. L’economia di guerra, l’economia delle armi e della distruzione è senza dubbio un’economia redditizia: per i pochi sulla pelle dei molti”.

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