Autore Redazione
mercoledì
19 Novembre 2025
20:05
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Politica - Alessandria

Futuro del carcere San Michele e collaboratori di giustizia a Palazzo Rosso: scontro politico ad Alessandria

Futuro del carcere San Michele e collaboratori di giustizia a Palazzo Rosso: scontro politico ad Alessandria

ALESSANDRIA – In attesa di informazioni ufficiali da parte di Palazzo Chigi e dell’amministrazione carceraria, il futuro dell’istituto di pena alessandrino di San Michele è stato al centro dell’ultima commissione consiliare dedicata alla presentazione del Festival delle Arti Recluse. L’ipotesi di trasformazione del carcere in struttura di massima sicurezza, infatti, è stata avvalorata dalle testimonianze di Giovanni Mercurio e Piero Sacchi, dell’Ics.

“Il carcere sta vivendo un momento di profonda trasformazione” ha sottolineato Mercurio “non ci sono informazioni ufficiali, ma le grate sono state oscurate. Ad oggi è difficile immaginare una edizione del Festival nel 2026. All’interno c’è la più antica scuola carceraria italiana. Ricordo anche il progetto “Almeno uno” con i collaboratori di giustizia, diventato una agenzia educativa diffusa sul territorio, grazie alla sinergia con gli studenti delle scuole superiori. Un mese fa i detenuti sono stati deportati in due giorni nel carcere di Voghera. Utilizzo il verbo deportare citando l’espressione utilizzata da Primo Levi in Se questo è un uomo. Grazie al lavoro del volontariato che favoriva la sua interazione con la nostra società, il carcere di San Michele era diventato un quartiere di Alessandria che ora è stato chiuso. Si sta preparando per diventare un’altra cosa rispetto a quella che è oggi. Penso ai laboratori di pittura, di incisione, ai percorsi di formazione docenti, ai convegni, alle mostre: tutto questo non sarà più realizzabile. A marzo 2025 è stata inaugurata una sezione denominata Agorà: si erano spesi circa 850 mila euro. Ora è stata sventrata e trasformata: ora ci sono piccoli camminamenti”.

“Attualmente sono state rifatte buona parte delle celle e tutta l’area destinata ai colloqui” ha aggiunto Piero Sacchi “lo spazio che un tempo ospitava il teatro è diventato un deposito delle cose ingombranti. Da settembre sto segnalando questa situazione: la trasformazione in atto è evidente ma i cittadini non sono stati informati. Tra gennaio e febbraio dovrebbero terminare i lavori e, tenendo conto del numero delle celle individuali, è probabile che possano arrivare fino a 150 detenuti al 41 bis”.

Dalla minoranza il capogruppo di Fratelli d’Italia, Emanuele Locci, ha però contestato l’impostazione della commissione. L’esponente di centrodestra ha parlato di “tribuna contro il Governo nazionale”, con congetture non supportate da alcun atto ufficiale sul futuro delle carceri alessandrine, ipotesi di “danni” per la comunità legati all’eventuale presenza di detenuti in regime di 41-bis, attacchi al Sottosegretario Delmastro accusato di non informare il Comune. Tutto questo senza che fossero portati in Commissione documenti, provvedimenti o comunicazioni ufficiali su cui il Consiglio potesse davvero esercitare il proprio ruolo”.

Il capogruppo del partito di Giorgia Meloni ha poi stigmatizzato anche l’appendice della Commissione: Due persone incappucciate e presentate come collaboratori di giustizia, hanno ulteriormente accentuato questa deriva: sono stati pronunciati giudizi gravissimi sulle istituzioni e sul Governo, arrivando ad affermare che oggi convenga “fare i mafiosi piuttosto che i collaboratori di giustizia” e che lo Stato non si occuperebbe di legalità, lasciando tutto sulle spalle del terzo settore. È un messaggio sbagliato, pericoloso e ingiusto nei confronti di chi ogni giorno, nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine e nella magistratura, combatte seriamente la mafia. I collaboratori di giustizia sono uno strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata e non possono essere usati come clava politica contro il Governo di turno. È giusto ascoltare le loro storie, ma non è accettabile che, dentro una sede istituzionale, si faccia passare l’idea che lo Stato favorisca i mafiosi e abbandoni i pentiti. Così si delegittima il lavoro di migliaia di servitori dello Stato e si manda un messaggio devastante ai cittadini. Pur ritenendo importante ascoltare tutte le voci ritengo inaccettabile che una Commissione consiliare venga usata per veicolare, senza contraddittorio e senza appigli a documenti ufficiali, l’idea che lo Stato non contrasti la mafia. Così si tradisce lo scopo stesso delle Commissioni e si mina la fiducia nelle istituzioni”.

Locci ha quindi scritto al presidente del Consiglio Comunale, Diego Malagrino, stigmatizzando “l’utilizzo improprio delle sedute del 18 novembre”, facendo riferimento anche alla seduta dedicata al nuovo ospedale. Nella comunicazione, l’esponente di centrodestra ha chiesto di valutare la conformità delle sedute e di richiamare i Presidenti delle Commissioni a un uso rigoroso di questo strumento.

“Durante la presentazione del Festival delle Arti Recluse Ics ha ricordato quanto fatto finora per i detenuti” ha sottolineato il presidente della Commissione Cultura, Luca Ferraris, replicando a Locci “lo stesso Festival è una conseguenza delle attività svolte in carcere. I volontari hanno semplicemente manifestato il proprio dispiacere nel vedere vanificato il lavoro degli ultimi decenni, con una decisione imposta dall’alto. Sono state evidenziate le criticità che queste novità porteranno. I collaboratori di giustizia? Si tratta di persone che hanno finito di scontare la loro pena. Uno di loro, in particolare, ha fatto riferimento ai recenti aggiornamenti legislativi che, secondo il suo parere, hanno attenuato le tutele nei suoi confronti. L’uomo ha rimarcato il timore per la sua incolumità: anche in questo caso non ho percepito un attacco diretto al Governo ma, piuttosto, la volontà di far trasparire il proprio disagio e preoccupazione per la sua condizione”. 

Foto tratta dal profilo Facebook di Emanuele Locci

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