Autore Redazione
mercoledì
13 Aprile 2016
22:00
Condividi
Politica - Alessandria

“La Cittadella piace ai russi ma il territorio ancora non ci crede”

“La Cittadella piace ai russi ma il territorio ancora non ci crede”

ALESSANDRIA – Ci credono più all’estero che qui. L’espressione è un po’ forte, ma rende bene come sia ampia la frattura tra la consapevolezza del patrimonio custodito sul nostro territorio e il fascino italiano, ancora ammaliante, fuori dai confini locali e nazionali. Se però il territorio credesse davvero nelle proprie potenzialità questa stima a distanza potrebbe divenire concreta. Lo ha spiegato l’architetto alessandrino Andrea Desimone, ormai abituato a misurarsi con le facoltose possibilità della Russia, innamorata dello stile italiano che ora sta studiando con interesse e lungimiranza. Desimone infatti il 20 aprile terrà una masterclass sulla Cittadella di Alessandria, alla Higher School of Economics, il corrispettivo della Bocconi a Mosca. “La lezione – ha spiegato l’architetto – è frutto di un percorso che sto facendo da tempo con i miei clienti. Alcune masterclass sono legate all’architettura, altre alla moda o al design. Io non faccio nient’altro che promuovere un metodo, un modo di ragionare il progetto. L’attenzione sulla Cittadella di Alessandria è legata semplicemente al fatto che l’ex fortezza è stata per me, nel 2010, un campo di ragionamento. Ho elaborato un documento analitico e ho partecipato allo sviluppo del Piano strategico 2018 perché pensavo che la Cittadella più che un progetto avesse bisogno di una strategia. Questo proporrò a Mosca: la presentazione di un metodo che vede nella strategia un’idea di pianificazione.”

Il Piano strategico era stato voluto dall’allora sindaco Piercarlo Fabbio ma a due anni di distanza da quella scadenza per il momento di concreto ci sono solo le carte e questo non è un bel biglietto da visita per chi desidera investire sul territorio. Come ha spiegato Andrea Desimone infatti “un investitore investe nel momento in cui crede nell’iniziativa. Il problema è che oggi qualsiasi iniziativa portata dall’Italia all’estero, il più delle volte, non vede l’Italia crederci direttamente e concretamente. Nel caso specifico io posso discutere con fior di mecenati russi, far amare la Cittadella, come sicuramente sarà, ma la prima domanda che mi faranno è cosa stiamo facendo in questo momento. Se io dico loro che la struttura è inutilizzata o tenuta in piedi da volontari la prima cosa che mi opporranno è la scarsa fiducia che in primis hanno gli italiani per una risorsa del genere. Quindi quello che posso fare, e che sto cercando di fare, è supportare e spronare privati, anche in zona, o le parti amministrative a far sì che, quando si trasmette una certa idea di Italia all’estero, lo si faccia in sinergia. Dobbiamo dimostrare che ci crediamo noi per primi in modo tale da contagiare anche loro. All’estero, in Russia, adorano l’Italia, ci vedono come un luogo paradisiaco ed è un peccato che questo si scontri poi con la realtà della nostra provincia.”

Secondo Desimone occorrerebbe osare un po’ di più e accendere le luci 24 ore su 24 all’interno della Cittadella: “l’ex fortezza è nata sulle ceneri di di borgo Bergoglio, parte fondante della città. È diventata una cittadella militare e quindi ha vissuto un periodo di oscuramento perché essere militare voleva dire anche essere inaccessibili e invisibili. Questo, nel tempo, ha determinato un distaccamento di quel luogo dalla città e per assurdo ne ha caratterizzato gli aspetti più belli. Se uno oggi entra in Cittadella infatti non si sentono rumori, si vive la natura ma si è comunque dentro un ambiente cittadino. Ci sono strade, piazze, fabbricati e per tutti questi motivi io vedo quel complesso come una città di nuova generazione in cui recuperiamo quello che c’è, lo implementiamo con attività innovative, energie sostenibili, una mobilità dolce a due ruote o elettrica e nella quale possiamo generare un prototipo innovativo di città che lega l’identità storica con il futuro più inimmaginabile. Questo permetterebbe di far diventare la Cittadella un pezzo di città collegata al resto. Sento che se ne vuole fare un polo universitario, un museo, ma in realtà, vista la superficie, ci sono decine di cose da mettere dentro. Rendere quella struttura monofunzionale inoltre vorrebbe dire creare un luogo che apre alle 8 di mattina e chiude alle 17. La Cittadella invece deve essere viva 24 ore su 24.”

Eppure un po’ di slancio a queste idee potrebbero arrivare dal ponte Meier. La sua struttura consentirebbe di riallacciare i rapporti tra l’ex fortezza e Alessandria: “l’aver adottato un sistema doppio, pedonale e viario, è stata una scelta corretta perché permette di collegare in diversi modi le due parti della città, ma soprattutto di dare valore al fiume. Quest’ultimo aspetto è una delle cose che ho sempre cercato di promuovere, anche nel piano strategico. Recuperare l’identità fluviale della città è essenziale e logico visto che ogni città costruita su un fiume valorizza questa caratteristica, Alessandria ancora no“.

Fabrizio Laddago

Condividi