Autore Redazione
domenica
1 Maggio 2016
22:28
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Politica - Casale Monferrato

Casale ha capito da tempo i rischi legati all’amianto, ma in Italia ancora molto da fare

Casale ha capito da tempo i rischi legati all’amianto, ma in Italia ancora molto da fare

CASALE MONFERRATO – Casale lo ha capito da tempo, il resto dei Comuni d’Italia deve invece lavorare ancora molto perché il problema amianto è ancora presente in Italia. Lo studio illustrato, dal professor Carlo Magnani la settimana scorsa, in occasione della Giornata internazionale per le vittime dell’amianto, ha infatti confermato i gravissimi rischi connessi alla fibra killer. Uno studio epidemiologico dell’Università del Piemonte orientale ha permesso di evidenziare che l’aumento dell’esposizione accumulato in vita aumenta anche il rischio di patologie legate all’amianto. 

Il risultato finale è partito da uno studio complesso e da una letteratura scientifica radicata: “lo studio – ha spiegato il professor Corrado Magnaniha confermato delle cose che erano state evidenziate da altri studi. Che il rischio di ammalarsi di mesotelioma aumenti con l’esposizione all’amianto già lo si sapeva. C’è una linea di pensiero che cerca di negare questo fatto, attribuendo tutto il rischio solo alle prime esposizioni ma è una linea di tendenza italiana, soltanto italiana, in gran parte derivata da esigenze di natura giudiziaria. Lo studio che abbiamo condotto ha permesso di confrontare l’esposizione, l’intera storia lavorativa, l’intera storia abitativa e le esposizioni portate a casa dai congiunti, come nel caso di lavoratori all’Eternit. Tutto questo è stato valutato per i casi di mesotelioma diagnosticati, in un periodo complessivo di circa 5 anni e per un gruppo di componenti della popolazione generale scelto a caso e simile per età e per sesso. Lo studio è durato per diversi anni ed è stato pubblicato su una rivista importante, Occupation and Environmental Medicine, avvalorato da un editoriale in cui venivano commentati i risultati ottenuti”:

L’elemento cruciale dello studio ha permesso di capire che “l’aumento dell’esposizione che si accumula nella vita aumenta il rischio di patologia. Poi abbiamo esaminato il peso di alcune specifiche sorgenti di esposizione e quindi abbiamo visto come anche soltanto la residenza, per esempio, in aree fortemente contaminate perché era stato utilizzato del polverino, del macinato di cemento-amianto nel cortile o per la presenza nelle vicinanze di tettoie, individualmente contribuisce in un modo rilevante a un rischio di patologie. Siamo nell’ordine di aumenti di una volta e mezza fino a tre volte a seconda delle diverse modalità di esposizione.”

A Casale tutto questo si è capito e da tempo, ha continuato ancora il Professor Magnani. “La città è all’avanguardia da questo punto di vista. Lo era già con le prime iniziative degli anni ’80 e continua a esserlo con l’accordo di programma tra i sindaci per aiutare a indurre la bonifica non solo da parte del pubblico ma anche da parte del privato. Però esiste una enorme quantità di materiale in amianto, per lo più coperture, in tutti i comuni di Italia. In queste aree non mi risulta che ci sia la stessa determinazione casalese. È chiaro che a Casale la determinazione è nata per l’enormità del problema però questa informazione deve essere trasmessa e diffusa a livello regionale e nazionale”.

La scienza fa quello che deve e quindi “la politica deve cogliere gli spunti che ha dato la scienza. Ma – ha puntualizzato il professor Magnani – questo è stato fatto però, attenzione la legge che ha imposto l’uscita dell’Italia dall’uso e dal commercio dell’amianto è stata una legge che ha sfruttato le conoscenze scientifiche del momento, anche andando oltre. Però poi, a volte, l’applicazione, l’iniziativa locale, soprattutto di tipo amministrativo, sono molto più lente perché si osservano difficoltà economiche, difficoltà nell’individuare la norma giusta. Un piccolo comune può essere in affanno nel capire cosa può fare dal punto di vista legislativo per imporre la bonifica di una tettoia, per citare un esempio. Da questo punto di vista l’accordo di programma che identifica un comune importante e attrezzato come Casale disponibile a condividerli con i comuni del territorio circostante, come emerso dal convegno della settimana passata, può essere una soluzione tecnica fondamentale”.

 

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