Autore Redazione
martedì
21 Giugno 2016
12:54
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Politica - Alessandria

Altra Europa, Possibile e Rifondazione Comunista a Rita Rossa: “la sicurezza non è fatta con i presidi armati”

Altra Europa, Possibile e Rifondazione Comunista a Rita Rossa: “la sicurezza non è fatta con i presidi armati”

ALESSANDRIA – Gli esponenti di Altra Europa, Possibile/Comitato Macchiarossa e Rifondazione Comunista hanno commentato così la presa di posizione del sindaco di Alessandria, Rita Rossa, in merito alla problema sicurezza in città. 

Siamo così giunti al capitolo sicurezza. Eccola, all’improvviso: la città di Alessandria irrompe nella narrazione politica post-dissesto ed è una città in preda ai disordini e al vandalismo. Un vandalismo senza volto, vagheggiato come una minaccia. Rita Rossa chiama l’Esercito. A tanto arriverebbe, la nostra sindaca. Ma quale banale tentativo è mai questo di sollecitare l’idea della paura? L’errore più grave che potremmo compiere, da cittadini, è credere a questa storia.

La sicurezza non è fatta con i presidi armati. La sicurezza promana da un’idea di città, un’idea però da tempo smarrita. Il piglio ragionieristico di Palazzo Rosso, affidato mani e piedi alla multiutility Amag, un mostro di partecipate che prima o poi presenterà il salatissimo conto, impedisce anche solo di elaborare qualsivoglia progetto che non abbia a che fare con asfaltature, ponti, arredi urbani mal riusciti. Si affidano servizi a soggetti come ICA, che commina multe di nascosto ai piccoli commercianti di un centro città sempre più mortifero, multe che sono frutto di interpretazioni errate del regolamento comunale o addirittura della legge, come i recenti casi ci suggeriscono. Siamo al paradosso in cui è il contribuente a doversi difendere dagli errori degli enti di riscossione e non i medesimi a prevenirli.

In questo scenario di completo distacco dalla città e da ciò che intorno le accade, le parole della sindaca mostrano tutta la loro ambiguità: il suo errore (non aver fatto tagli al personale) è al tempo stesso il suo vanto («in tempo di crisi non ce la siamo sentita»), quando invece quel passaggio fu consumato con le veementi proteste sindacali e una crisi di giunta. Poi, indossando la veste di presidente della Provincia, in un gioco di porte girevoli, si inerpica in una giustificazione che subodora di harakiri: liquidare il tema della discarica di Sezzadio in tre parole – non c’era alternativa – sancisce il definitivo abbandono del buonsenso.

Perché c’è sempre un’alternativa. Bisogna solo essere liberi di praticarla.

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