18 Gennaio 2017
05:00
La “rabbia” dopo l’intercettazione sull’amianto nei cantieri del Terzo Valico: “tanto la malattia arriva tra trent’anni”
PROVINCIA – C’è “rabbia” ma non “stupore” in casa No Tav dopo la pubblicazione su La Stampa dell‘intercettazione in cui l’ex vice presidente di Cociv, Ettore Pagani, liquida le preoccupazioni di un collega per la presenza di amianto nei cantieri perchè “tanto la malattia arriva tra trent’anni”. Una conversazione registrata durante le indagini della Guardia di Finanza di Genova e dei Carabinieri di Roma che, a fine ottobre, avevano portato a 21 misure cautelari per gli appalti truccati nelle grandi opere.
Chi da anni denuncia la presenza di amianto e i rischi per i cittadini, ha spiegato Claudio Sanita del Movimento No Tav Terzo Valico, nelle parole di Pagani ha letto “la conferma” che nella partita per la costruzione dell’opera “c’è gente che gioca con la salute delle persone“.
In una nota, il Commissario per il Terzo Valico Iolando Romano ha precisato che nell’Alessandrino “la vigilanza sugli impatti ambientali e sanitari degli scavi in presenza di amianto è sotto la responsabilità del Centro Sanitario Amianto della Regione Piemonte, che insieme all’Asl opera uno stretto controllo”. Chi, 18 mesi fa, parlava con Pagani delle rocce che contengono amianto, però, se ne era uscito con la frase: “il primo che si ammala è un casino”. I protocolli adottati per l’Alessandrino, quindi, non bastano a tranquillizzare il Movimento No Tav. La conversazione intercettata “può solo far rabbrividire chi ha la schiena dritta”, soprattutto in un territorio che il dramma dell’amianto lo conosce davvero, ha aggiunto Sanita stigmtiazzando quindi “la responsabilità della classe politica al Governo che ha comunque deciso di dare il via ai lavori nonostante le numerose segnalazioni sull’amianto dei comitati”.
La risposta dall’ex numero due di Cociv al collega che elencava con preoccupazione le contromisure da adottare, per il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle di Novi Fabrizio Gallo oltre a essere “vergognosa” è anche “sintomatica del sistema su cui si reggono le grandi opere, inutili, come il Terzo Valico“. “Come Movimento 5 Stelle, e prima ancora di noi tutti i comitati, da anni diciamo che chi realizza l’opera non ha alcun interesse a tutelare la salute dei cittadini o l’ambiente. Questa intercettazione lo dimostra”.
Da quella conversazione esce un pensiero “becero e schifoso” che vede i lavoratori come “carne da macello” ha commentato la Presidente della Provincia Rita Rossa, che sull’utilità dell’opera diversamente la pensa rispetto ai Comitati No Tav e al Movimento 5 Stelle. “Il Terzo Valico si può fare senza mettere a rischio le persone. I criminali, però, vanno fermati” ha aggiunto, sempre più convinta che sul Cociv si debba “tirare una riga”. Travolto dalle maxi inchieste sugli appalti nelle grandi opere, Ettore Pagani era stato subito sostituito, così come l’ex presidente. Per Rita Rossa, però, “non basta cambiare i vertici, il Prefetto di Roma deve nominare un Commissario che subito ritiri anche il ricorso del Cociv al Tar contro il nuovo piano amianto”.
Il Commissariamento dell’opera, però, non è abbastanza per i Comitati No Tav o per il Movimento 5 Stelle. “Anche a livello parlamentare, tramite il Senatore Marco Scibona – ha ricordato il pentastellato novese Fabrizio Gallo – abbiamo sollecitato la revoca della concessione e chiesto di fermare il Terzo Valico”. Dopo le inchieste “che hanno travolto non ‘dipendenti infedeli’ qualunque, ma i manager di più alto livello” per Fabrizio Gallo “non basta mettente un san Cantone che risolve tutto e andare avanti”, riferendosi a Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).
C’è invece volontà di andare avanti con l’opera “ma nel modo giusto” nei segretari provinciali di Fillea Cgil Rocco Politi, Filca Cisl Pierluigi Lupo e Feneal Uil Tiziana Del Bello. Questo, comunque, non cancella la “profonda rabbia” dei sindacalisti: “non si può commentare una frase del genere” hanno spiegato in maniera più o meno colorita. Il Terzo Valico per i sindacati rimane però un’opportunità di sviluppo per il territorio e quei cantieri un motore per rilanciare l’occupazione. Fermare i lavori aggiungerebbe “solo danno al danno”.
Le cose, però, devono quantomeno cambiare radicalmente, perché sempre chi se ne ‘fregava’ delle fibre d’amianto, in un’altra intercettazione se la rideva anche dell’assessore alle Infrastrutture della Liguria che chiedeva garanzie sulle ricadute occupazionali nelle zone interessate dagli scavi “Possiamo dirgli – si legge sempre su La Stampa – che adesso con quel tunnel facciamo una bella garetta, in cui inviteremo sicuramente delle imprese liguri. Non so quale, tanto poi non prenderà alcun lavoro, eh eh...”.