3 Febbraio 2017
10:33
La politica alessandrina ricorda Bruno Fracchia
ALESSANDRIA – Dopo la morte dell’onorevole alessandrino, Bruno Fracchia, continuano ad arrivare ricordi affettuosi da parte dei politici alessandrini. L’onorevole Renato Balduzzi, membro del Consiglio superiore della magistratura, lo ricorda così: “di grande cultura e umanità, Bruno Fracchia mise sin da giovane al servizio del Movimento operaio e dei legittimi diritti dei lavoratori le sue doti di fine giurista e la sua concretezza politica e amministrativa. Certamente, una delle figure più nobili della vita pubblica alessandrina del Novecento, anche per il rispetto e l’attenzione, che sempre ebbe nella sua lunga vita, verso le persone e le culture politiche lontane dalla sua formazione culturale e ideale”.
Accorata anche la testimonianza del consigliere comunale Pd, Fabio Camillo: “credo sia impossibile ricordare Bruno Fracchia senza che il pensiero corra, immediatamente, alla politica. Questo non significa che Bruno fosse privo di una propria originale personalità; al contrario, se mi soffermassi sulla sua profonda cultura, generosità, forza di volontà e disponibilità, con le mie scarse capacità non riuscirei a descriverne appieno la statura. Ma Bruno e la politica erano una cosa sola per il suo modo totalizzante di vivere e praticare le idee in cui credeva, idee abbracciate nell’adolescenza sulla base di una personale inclinazione al sevizio del prossimo. Bruno era un comunista. Aderì al Partito Comunista Italiano il 1 maggio del 1945 e poco tempo dopo si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, in anni in cui studiare era tutt’altro che facile per un giovane appartenente ad una famiglia operaia (suo padre era operaio alla Borsalino). Eppure si laureò, divenne avvocato (ed uno dei migliori in città) e mise la propria professionalità al servizio degli ultimi, nelle cause di lavoro e nei procedimenti penali; più che un mestiere, difendere i diritti altrui era per Bruno un modo di contribuire ad appianare le ingiustizie, il compenso veniva in secondo piano e, stando a quanto riferiva la moglie Carla, talvolta non veniva affatto. Eppure abbandonò la professione splendidamente avviata per dedicarsi a tempo pieno alla politica, secondo lui la via migliore per contribuire a rendere l’Italia un Paese più giusto. Fu deputato dal 1972 al 1992, ma prima ancora consigliere comunale e fu proprio questo incarico nella sua città a restargli più caro : accanto al ricordo di tanti pomeriggi trascorsi a parlare di politica, di epoche e protagonisti del passato (ma anche del presente poichè da segretario della sezione Mantelli “relazionavo” periodicamente sugli avvenimenti della politica locale) conservo il ricordo del giorno in cui chiese, appena eletto in Consiglio Comunale, se fosse possibile per me sedere al banco da lui occupato tanti decenni prima. Con l’On. Bruno Fracchia scompare uno degli ultimi protagonisti di una stagione in bianco e nero, eppure così viva e feconda. Quanto hai ancora da insegnare, caro compagno Bruno…”